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Donato Giancola

Inserito Giovedì 28 settembre 2006

Autori Premio Hugo 2006 categoria Best Professional Artist

Uno degli artisti più interessanti del mondo del fantastico, Donato Giancola ha raggiunto il giusto apprezzamento per la sua opera ottenendo il premio Hugo per il 2006 nella categoria Best Professional Artist.
Dal suo sito proponiamo la presentazione che l'artista fa della propria arte:

Sono nato nel 1967 e sono cresciuto a Colchester nel Vermont, un sobborgo di Burlington, che è la città più grande del Vermont con una popolazione di circa 50.000 abitanti. Ho vissuto poi per tre anni a Syracuse mentre frequentavo la scuola e poi a New York City dopo il diploma, dove ora ho una casa a Brooklyn.
Sebbene esistano pietre miliari nella mia carriera, non posso dire con esattezza quando ‘ho iniziato’ a dipingere e a disegnare in modo serio. La mia infanzia è disseminate di ricordi di pomeriggi in cui facevo modellini e giocattoli, disegnavo materiali militari e astronavi e trovavo progetti altamente creativi in ogni cosa. Leggere fumetti, pitturare miniature per Dungeons & Dragons, creare mappe e immagini per giochi di ruolo, produrre oggetti artistici per la scuola, produrre i miei film in 8mm... la lista è infinita! L’arte è stata una passione, ma anche un hobby in quanto ero portato sia per la matematica che per l’arte.
Il mio apprendistato formale è arrivato in ritardo. Ho iniziato la mia carriera universitaria alla UVM con un diploma in ingegneria elettrica, ma ho dovuto attendere il secondo anno alla University of Vermont per abbandonare il percorso frustrato dalla mancanza di creatività nelle lezioni, nelle materie e nei compiti. Mi ricordo ancora il giorno che abbandonai tre lezioni di ingegneria a metà semestre, scioccando i miei amici, la mia famiglia e me stesso. Non ci provate a farlo senza un’adeguata supervisione da parte di qualche adulto! Mi iscrissi al corso artistico il semestre successivo ed iniziai le prime lezioni formali di pittura. Quello stesso anno mi procurai i primi colori ad olio, creai dei quadri orribili e capii che avevo bisogni di insegnamenti, un sacco di insegnamenti.
Ben presto divenne ovvio che per affrontare seriamente la pittura avevo bisogno di seguire un’educazione ad una scuola artistica più importante con dei compagni competitivi. Mi iscrissi alla Syracuse University nell’autunno del 1989 e mi laureai. Le porte aperte alla Syracuse si dimostrarono impenetrabili; dalla teoria dei colori alla composizione, all’anatomia, alle tecniche di pittura, alla pittura sperimentale, teorie postmoderne, moderne e astratte. Chiunque parli di talento innato non ha visto le ore spese per cercare di capire come passare in modo esatto uno smalto all’olio sulla pittura. Pratica, pratica, pratica. Creare, creare, creare. Una delle lezioni più importanti che ho imparato a scuola è che nessuna arte è perfetta e che tende a spostarsi nel tuo progetto/visione con sfide aggiuntive. Detto questo, la mia ‘carriera universitaria’ durò sei anni, ma si è ripagata: posso fare ciò che amo. Comunque, va aggiunto che la mia formazione non si è arrestata nel 1992 quando mi sono laureato.
Nella primavera del 1992, ad una esibizione di portfolio offerta dalla Syracuse University a New York City per laureati, ricevetti qualche indicazione potenziale per rappresentanti nel campo dell’illustrazione. Alla prima agenzia, Mendola Brothers, pensavano che avessi potenziale ma trovavano che il mio lavoro mancava di rifinitura e mi suggerirono di tornare quando fossi arrivato ad una pulizia maggiore nei miei disegni (letto tra le righe: “Torna quando sarai un professionista.” Una situazione alla Comma 22.) Al secondo colloquio Sal Barracca & Associates, ricevetti la stessa risposta in merito alla qualità delle mie opere, MA Sal aggiunse un invito di rappresentanza se fossi riuscito a creare delle prove di livello professionale di copertine per libri. La specializzazione di Sal era nel mercato librario di New York. Vidi la possibilità di diventare illustratore di copertine, concentrandomi nel campo della fantascienza e del fantasy. Una volta tornato nel Vermont, iniziai immediatamente a creare quelle prove con un ritmo di una al mese. Terminata un’opera tornavo a New York per una seduta di minacce con Sal che sottolineava le deficienze nelle mie prove e me ne ritonavo a casa a realizzare la successiva.
A Settembre mi trasferii finalmente a New York City per stare più vicino alla scena artistica più grande del mondo. Fu un grosso salto. Sarebbero passati ancora molti mesi prima che ottenessi qualche commissione e NYC non è un posto economico per viverci. Resistetti alla tentazione di trovare un lavoro ‘regolare’ e mi mantenni con occupazioni part-time alla Society of Illustrators. Tutto il mio tempo libero era impegnato a creare prove mensili di illustrazioni per Sal, a visitare musei, ad esaminare le opera di altri illustratori ed artisti, a frequentare lezioni di pittura dal vivo e inaugurazioni di mostre. Dividevo un piccolo appartamento con due altri artisti aspiranti e pitturavo ogni giorno per 8-12 ore. Per dicembre ero a metà della mia sesta prova, miglioravano progressivamente, ma i soldi stavano finendo e non sapevo fino a quando sarei riuscito ad andare avanti. Ricorsi a farmi prestare i soldi dai genitori della mia ragazza. Ma il duro lavoro, tutti gli espedienti e il trasferimento alla fine mi ripagarono. Un lunedì mattina Sal mi chiamò con la commissione per le copertine per tre classici di fantascienza The Time Machine di H.G. Wells, A Connecticut Yankee in King Arthur's Court di Mark Twain e Journey to the Center of the Earth di Giulio Verne. Non avrei potuto chiedere una commissione migliore per l’iniziazione nell’illustrazione professionistica. Da allora non ho avuto un momento libero senza lavoro come illustratore free-lance e mi sto spostando verso altri settori di mercato mano a mano che porto avanti la mia arte. Ho un debito di gratitudine per Sal Barracca e l’art director Joe Curcio per aver rischiato il collo per un artista giovane e senza esperienza che cercava uno sbocco. Tutto ciò che posso dire alle altre agenzie è “Non vi pentite ora di non aver voluto rischiare allora su di me?”, è una lezione splendida sul potenziale che si trova nel curare e appoggiare i talenti creativi emergenti.
La mia opera è derivata dalle esperienze quotidiane che si fondono poi con le esigenze dell’illustrazione commerciale. Con l’astrazione come base mi sposto poi da approcci classici al realismo, da Caravaggio a Rembrandt a J.W. Waterhouse, per costruire le mie illusioni di altri mondi/luoghi. Sono un realista-classico-astratto che lavora con la materia di soggetti fantascientifici e fantasy.
Camminando per strada, osservando il mondo in cui vico, leggendo libri sulla natura umana e assorbendo grandi storie umane (narrativa e non) tento di riportare un po’ del mondo reale che mi circonda nelle mie opere.
Il mio amore per i quadri ad olio si è sviluppato dal periodo della mia educazione come pittore alla Syracuse University. Per me, l’aspetto più importante della pittura non è l’immagine commerciale stampata che raggiunge milioni di persone, ma ciò che una persona si porta via dopo aver fatto esperienza con l’opera originale. Mi sono trasferito a New York per stare vicino ai suoi stupendi musei come il Metropolitan Museum of Art, il Frick Museum, il Brooklyn Museum of Art, Pierpont Morgan Library e il Museum of Modern Art. Passo ancora molti pomeriggi a far visita ai miei artisti preferiti: Hans Memling, Jan Van Eyck, Velazquez, Caravaggio, Vermeer, Mondrian, Rembrandt, Rubens e Tiziano. Mi sforzo di comprendere la loro complessità e a riportarla nella mia opera. Per me non c’è niente di più impressionante del trovarmi di fronte ad un immenso Velazquez largo cinque metri e alto quattro con figure a grandezza naturale! (Un pellegrinaggio al museo del Prado in Spagna è stato fatto proprio per vedere quel quadro.) Oppure passo lunghi periodi di tempo ad osservare i dettagli più minuti di un piccolo Van Eyck, dieci centimetri per quattordici, sbattendo il naso contro il vetro nel tentativo di vedere particolari quasi invisibili per l’occhio (sta al Philadelphia Museum of Art). E’ la combinazione di estetiche classiche col mio amore per l’astrazione moderna che tento di fondere in forma d’arte nelle mie opera. Queste influenze sono visibili in alcune mie illustrazioni. Per esempio il ritratto Cartographer è ispirato dai ritratto di Lorenzo Lotto; la densa compressione delle figure in Faramir at Osgiliath vengono dalla fusione delle realizzazioni alla Caravaggio con la schematura superficiale di un Pollack; e le colonne verticali in Ashling ricordano Barnet Neuman mentre costruisce su illusioni atrmosferiche di prospettive Van Eyckiane.
Spesso mi ispira la musica; minimalisti e modernisti come Steve Riech e Phillip Glass, anche se preferisco ascoltare John Schaffer su WNYC, alternative rock e un buon giro di nostalgico Rush.
Per quanto riguarda la mia professione, ciò che mi piace di più è l’ampio spettro di interpretazioni che ogni pezzo riesce a portare. NON ci sono limiti. Nessuno sa come sia un drago, o come funzioni la magia, come possa apparire un altro mondo. Tutto sta sul tavolo per essere ridisegnato e ricreato, dalle interazioni umane, ai vestiti, all’architettura. E per quanto riguarda il fatto d’essere un illustratore commerciale, MILIONI di persone guardano la tua opera nei negozi, sugli scaffali o nei giochi. E’ magnifico! Prendo le ferie ogni volta che mi va e per quanto tempo desideri (il che, sfortunatamente, accade di rado). Ciò che mi piace di meno in ciò che faccio è che sono immerso completamente nella mia carriera, non ci sono giorni ‘liberi’, penso continuamente all’arte.
Abito in una casa di quattro piani a Brooklyn, l’ultimo piano lo uso come studio. Lavoro a casa e molti giorni non esco mai.
Per le mie opere mi servono differenti colori ad olio, pennelli, trementina, olio di lino, masonite o tavola, strofinacci, cavalletti, fotografie, macchine fotografiche, tappeti, cornici, luci da studio per fotografare modelli (vestiti, costumi, etc.), libri di consultazione per costumi, panorami e disegno architettonico (libri, libri e ancora libri!), un computer, stampante, vari tipi di carta, matite, sagome, righe… la lista potrebbe continuare all’infinito.
Preferisco lavorare da foto nel creare un’illustrazione, ma produco sempre i gesti da figure dal vivo. Ci sono così tanti ‘accidenti’ e tante scoperte che accadono nella vita reale che la nostra mente non è abituata ad attendersene neppure l’uno percento. Uso questi studi come schizzi per illustrazioni e disegni finali. Per quanto riguarda i modelli, non ne ho mai usati nella creazione delle mie architetture o dei draghi o degli alieni, non tanto perché non voglia, ma piuttosto per la mia incapacità nel creare miniature passabili.
Per il mio lavoro non devo viaggiare, ma mi piace quando sono invitato alle convention o ai tornei di Magic, per fare conferenze per ditte o college, o per visitare musei in Europa o in qualsiasi altra parte del mondo. Ho ricevuto inviti per volare in Indonesia o Giappone e ho partecipato ad eventi che hanno avuto luogo in Cile, Italia, Inghilterra, Portogallo, Spagna, Svizzera, Paesi Bassi, Germania e Francia (e naturalmente in giro per tutti gli Stati Uniti.)
Se potessi avere la possibilità di andare indietro nel tempo per osservare un artista all’opera, credo che sceglierei Diego Velazquez. Mi piacerebbe osservare i suoi metodi di lavoro nella tecnica ad olio e parlare con lui per quanto riguarda la struttura psicologica nella narrazione del raccontare.
Sono particolarmente orgoglioso di un quadro da The Hobbit: Expulsion che è appeso in sala da pranzo. Rappresenta tutto ciò a cui aspiro e che mi appassiona della mia carriera come illustratore e pittore realista, interpretando l’opera di J.R.R. Tolkien; dispiegando l’umanità di personaggi in conflitto epico e creando quadri di ampie dimensioni e carichi emotivamente. Le ispirazioni accumulate in viaggi per musei di tutto il mondo trovano finalmente espressione in un lavoro come questo. Questo quadro, insieme a 'The Lord of the Rings', si è rivelato come un trampolino per un corpo di opera più ampio che rappresenta il mio secondo livello della creazione di una pittura narrativa.
Nella mia opera ci sono stati alcuni successi, ma nessuno fino ad ora ha eguagliato quello che mi ha permesso di illustrare le copertine di due dei miei libri favoriti e fonte di ispirazione: The Lord of the Rings and The Hobbit .
Il mondo della fantascienza e del fantasy si trova sempre in uno stato di movimento con nuove idee e nuovi artisti che trovano la propria strada mentre altri scompaiono. Attualmente la proliferazione dell’illustrazione digitale e la sua velocità nei tempi di produzione ha messo un po’ di pressione addosso agli illustratori tradizionali. Sento a mia volta il bisogno di essere più veloce, ma allo stesso tempo il mio lavoro è diventato molto più apprezzato in quanto l’arte originale viene prodotta sempre meno. L'hardware digitale non può sostituire una bella idea e una composizione forte, queste sono cose che vengono da una mente creativa sia che essa lavori tradizionalmente o no. Gli artisti di talento, quelli che sanno come pitturare, hanno ora un mercato in crescita per vendere le opere a prezzi ancora più alti di prima. Posso solo ringraziare i miei colleghi illustratori digitali per farmi essere ancor più ricercato!
Leggere le opere di Tolkien per la prima volta non è stato solo una introduzione a mondi di una fantasy incredibile, ma sono stati i primi romanzi letti per piacere nel mio tempo libero. Come potete immaginare hanno lasciato un’impressione così profonda nella mia psiche che rappresentano per sempre uno standard a cui comparare altri romanzi. Ricordo che mio fratello Michael mi ha allungato The Hobbit un sabato pomeriggio e che io l’ho finito il giorno dopo. Ero rapito, i tre romanzi di The Lord of the Rings vennero comprati subito dopo, tascabili con copertine di Darrell Sweet. A tutt’oggi ho ancora quelle copie nel mio studio. L’aspetto più divertente del leggere quei romanzi è la storia incredibilmente ricca delle culture che Tolkien fornisce al suo lettore. Iniziò così una danza infinita mentre leggevo The Fellowship e andavo ai riferimenti nelle appendici di Return of the King . Chi era Beren? Che età aveva Moria? Quand’era la First Age? Ci volle un’infinità a leggere ogni capitolo mentre ricercavo nomi, luoghi ed eventi in quelle note: ognuna che offriva un viaggio verso un altro tempo ed un’altra storia complessa tanto quanto quella in cui mi stavo allargando. Dovetti leggere quei libri una sola volta per essere per sempre un conoscitore delle loro storie. Con questa mia smania di approfondimenti potete immaginare quanto fossi eccitato nello scoprire The Lost Tales, Unfinished Tales e il Silmarillion nella biblioteca locale. Passai là molti pomeriggi immerso nel mondo della Terra di Mezzo.
Creare quadri dai mondi della Terra di Mezzo vuol dire ritrovarsi poi sotto lo scrutinio più profondo quando si arriva ai dettagli e all'accuratezza. Gli ammiratori di Tolkien non conoscono pietà quando si arriva a deviazioni e inaccuratezze, e io non faccio eccezione! Conosco quei libri da capo a piedi, ma mi ritrovo ancora a commettere qualche errore. Attualmente faccio passare i miei schizzi tra i miei amici come doppio confronto per cercare eventuali errori. Fortunamente Tolkien ha fornito gli artisti con una grossa possibilità di libertà nell’illustrare i suoi romanzi: descrizioni proprio scarse sia dei personaggi che dei luoghi. Le sue descrizioni di solito sono emotive e per questa ragione entrano in risonanza col lettore molto di più delle presentazioni di altri autori. E’ ciò che mi piace di queste opere, una forte base emotiva su cui costruire un ampio spettro di interpretazioni ‘fisiche’.
Nella mia arte ho sempre affrontato grandi sfide, per questo, nel cercare ispirazione per l’illustrazione di romanzi e storie, ho sempre provato a rendere quei momenti che sono male descritti o sfuggenti in natura, cercando comunque di catturare l’essenza del personaggio o della narrazione. Semplici scene ‘domestiche’ sono difficili da comporre per poter apparire accattivanti, eppure un quadro che riesce in questo scopo può avere molta più potenza di un’eroica scena di battaglia. Considerando il lettore e l’osservatore, si può dire che quasi sicuramente non abbiano mai fatto l’esperienza dell’intensità di un conflitto né nessun livello degli estremi a cui molti eroi sono sottoposti. E’ su di un terreno emotivo comune che tento di costruire i miei racconti, ed è con queste semplici scene che J.R.R. Tolkien ci fa sentire l’umanità dei suoi personaggi; le profondità della terribile oscurità di Moria; Merry e Pippin che fumano la pipa dopo la distruzione di Isengard; Frodo e Sam che cuociono dei conigli all’Ombra di Mordor.
In quanto alla quantità di illustrazioni necessarie per illustrare i tre libri, faccio riferimento di nuovo alla mia infanzia. Ero felice di avere solo le tre immagini di copertina per indirizzare la mia immaginazione di The Lord of the Rings. Penso che sarei stato ancor più felice se non ne avessi avuta nessuna. La potenza di Tolkien sta nel fatto che non occorre un artista per interpretare la sua opera affinché prenda vita. Eppure, allorché l’artista riesce a superare la riproduzione pedissequa, si riesce ad aggiungere qualcosa a ciò che le parole possono descrivere. Le due arti risuonano e creano una risposta emotiva più grande della somma delle parti. Ciò non sempre si può raggiungere, ma quando accade è una cosa magica. Non saprei dire quale numero sarebbe quello giusto per le illustrazioni, ma so che devo sentire che sono poste in modo appropriato all’interno del contesto dei libri.
La mia prima commissione per il gioco di carte collezionabili Middle-Earth dalla Iron Crown Enterprises (ICE) mi insegnò una lezione preziosa. Già dalle superiori ero un avido giocatore ed iniziai a collezionare i moduli per la Middle-Earth della ICE, sia per usarli nelle partite sia per i magnifici disegni nelle copertine e all’interno. Essendo un appassionato di Tolkien e un aspirante artista, spedii alla ICE il mio portfolio mentre ero alla Syracuse University. Non li ho più sentiti fino a che, quattro anni dopo ricevetti una chiamata dal loro art director. Stavano cercando nuovi artisti per un nuovo gioco di carte (Middle-earth Collectible Card Game: The Wizards) e si chiedevano se potessi mai spedire loro un nuovo portfolio. Io ero migliorato dai tempi del college ed ora avevo una ventina di copertine professionali da mostrare loro. Furono estasiati dalla mia produzione e mi presentarono un’offerta: quante carte volevo fare, Una, Cinque, Trenta? Mi sistemai su quindici e passai un periodo stupendo lavorando su un soggetto che amavo profondamente. Non c’è bisogno di dire che iniziarono a ripresentarsi con altre commissioni. La lezione? Sii generoso verso chiunque e tratta tutti i clienti con cortesia perchè non sai mai da dove potrebbe arrivarti il lavoro.
Il piacere maggiore che ho tratto dalle Magic è stato il sapere che milioni di persone guarderanno ed apprezzeranno la tua arte. Mi piace l’atto di condividere ciò che apprezzi con così tanti altri giocatori poiché sono un giocatore anche io.
Ho sentito per la prima volta della Wizards of the Coast nel 1995 ad una convention sui fumetti. Un artista della stessa WOTC, Bryon Wackwitz, mi mostro alcune carte che aveva fatto e fu sommerso da giocatori che gli chiedevano l’autografo. Mi impressionò il potenziale creativo dell’illustrare per il gioco e, soprattutto, desideravo ottenere un po' di quella passione dei fan!! Poiché stavo ancora lavorando a porre le basi per la mia carriera di illustratore, passarono sei mesi prima che mi decidessi ad inviare un mio portfolio alla WOTC. Sue Ann Harkey, l’art director, fu graziosa e piena di complimenti e commissionò immediatamente quattro pezzi per il mazzo di espansione Mirage dopo aver visto il mio portfolio di illustrazioni per le copertine. Fui entusiasta di avere tale opportunità.
Decisi di impormi uno standard più alto nelle qualità artistiche per quelle carte. Mi fornii di libri su varie culture africane e mi misi a ricercare gli stili e i progetti di vestiti e gioielli dell’Africa orientale per inserire un forte esempio di cultura alle immagini che la WOTC desiderava. Sono orgoglioso di quei primi prodotti e colpito dal successo che si sono guadagnati: Grinning Totem, Amber Prison, Village Elder e Moss Diamond .
Penso che il pezzo che preferisco delle Magic sia Sisay’s Ring , per molti fattori a cominciare dall’inclusione delle mani (che ritengo riescano a descrivere una persona quanto il suo viso), e poi c’è il mio amore per le mappe, il sentimento classico che vi si ritrova e c'è anche il fatto che quelle mani siano di un mio amico, un meccanico che vive ad un quartiere di distanza da me a Brooklyn. Cerco sempre di personalizzare le mie immagini.
Il miglior consiglio che posso dare ad un amante della pittura è pratica. Pratica. Pratica. Visitare le mostre, le gallerie, gli studi di altri artisti e i musei. Prendere lezioni d’arte e cercare di disegnare le cose che si amano. Imparare a combattere. Sfidarsi costantemente e imparare a disegnare le persone.


il sito di Donato Giancola



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