VITA IN LETTERE (Novembre)
Data: Mercoledì 16 dicembre 2009
Argomento: Autori


di Franco Ricciardiello

Libri comprati:
Delphine De Vigan, “Gli effetti secondari dei sogni” (Mondadori)
Henning Mankell, “Prima del gelo” (Mondadori)
Georges Perec, “La vita, istruzioni per l’uso” (Rizzoli)
Georges Simenon, “Pioggia nera” (Adelphi)
Georges Simenon, “Pietr il lettone” (Adelphi)
Maj Sjöwall e Per Wahlöö, “Un assassino di troppo” (Sellerio)
Maj Sjöwall e Per Wahlöö, “Un poliziotto che ride” (Sellerio)
Sandro Veronesi, “Venite venite B-52” (Bompiani)
Yoshimoto Banana, “Kitchen” (Feltrinelli)

Libri letti:
Roberto Vecchioni, “Scacco a Dio”

Non può che essere una piacevole sorpresa il più recente libro di Roberto Vecchioni, “Scacco a Dio”. Confesso di non avere mai letto la produzione narrativa del cantautore milanese, eccetto qualche racconto brevissimo apparso negli anni Settanta per la casa editrice Lato Side. A dire la verità, la separazione tra editoria musicale e cartacea non è così stagna da essere impenetrabile, anzi in molti si sono impegnati a passare il confine: Vinicio Capossela, Jovanotti, Ligabue, De André solo per fare qualche esempio; la differenza fondamentale è che Roberto Vecchioni, ex professore di italiano e attualmente titolare di una cattedra presso l’università di Pavia, è il più letterario fra gli autori italiani di testi per canzoni. Questo volume, uscito come i precedenti per Einaudi, è una raccolta di 10 racconti uniti da un esile filo narrativo, in verità poco originale: Dio chiede a un suo angelo di aiutarlo a capire gli uomini, e quello gli racconta una serie di episodi cui ha assistito su e giù per lo spazio e il tempo. Vecchioni ha una forte capacità di evocare un ambiente storico e sociale, e una piacevole indole a scovare personaggi interessanti nelle pieghe del tempo. Protagonisti di queste storie sono Oscar Wilde, John F.Kennedy, William Shakespeare, il campione di scacchi José Capablanca, l’autore della canzone napoletana Eduardo Nicolardi, il matematico Evariste Galois, Federico II di Svevia, l’attore Alec Guinness, il poeta Catullo e il cavallo Varenne. La qualità dei racconti è discontinua, ma decisamente sopra la media dell’editoria italiana. Due storie si elevano sopra le altre, innanzitutto per la lunghezza: Velut prati ultimi flos, protagonista Catullo, e As you like it, dedicata a Shakespeare: è su questa che voglio dilungarmi, soprattutto per le molte analogie con un racconto di Connie Willis. Mi riferisco a Winter’s Tale, apparso in origine sul numero di dicembre 1987 dell’Isaac Asimov’s SF Magazine e pubblicato in Italia su Connie Willis, “Al di là del tempo” (Fanucci, 1998). In entrambe le storie si ipotizza che la produzione letteraria e teatrale di Shakespeare non sia opera di… Shakespeare, bensì del drammaturgo suo contemporaneo Christopher Marlowe. Non si tratta di una sospetta coincidenza di due autori che scrivono a distanza di vent’anni, né di una teoria nuova; in realtà siamo abituati a fantasiose ipotesi sul più famoso autore della storia della letteratura inglese. Una tra le più new age sostiene che Shakespeare sia la traduzione del cognome siciliano Crollalanza, e che il Nostro sarebbe nato a Messina e costretto a riparare in Inghilterra a causa della fede calvinista dei genitori, espulsi delle persecuzioni cattoliche.
Christopher Marlowe morì in una rissa probabilmente provocata dai sicari di Walsingham, capo dei servizi segreti della Corona: Vecchioni ipotizza che in realtà in questa occasione l’uomo di lettere abbia lasciato assassinare il suo amico William Shakespeare. L’assunto di partenza di Connie Willis è più o meno lo stesso: un complotto dell’intelligence per liberarsi del poeta e favorire una “scomparsa” nell’anonimato di Kit Marlowe, noto agente doppiogiochista. Il momento della “sostituzione” è il medesimo nei due racconti, la morte “ufficiale” di Marlowe durante la rissa. A parte questo dettaglio, le due storie sono ovviamente molto differenti. Vecchioni sceglie il punto di vista di Thomas Kyd, altro drammaturgo e conoscente di entrambi; in Winter’s Tale il punto di vista è invece quello della moglie di Shakespeare, che scopre l’inganno quando il marito torna a Stratford per conoscere le figlie dopo parecchi anni passati a Londra. Rispetto al racconto italiano, l’ottica è più “privata”, quasi sentimentale. Entrambe le soluzioni narrative sono molto interessanti, a dimostrazione che è possibile fare dell’ottima narrativa senza connotazioni di genere.





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