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VITA IN LETTERE - Settembre 2010

Inserito Lunedì 11 ottobre 2010

Autori di Roberto Sturm

Libri acquistati: Mucho mojo (Joe Lansdale), Invisibile, Timbcutù, Follie di Brooklin (Paul Auster)

Libri letti: Trilogia di New York (Paul Auster), Atto d’amore (Joe R. Lansdale), L’uomo duplicato (José Saramago), Energia di digestione (Silvia Colangeli)


Davvero una sorpresa notevole Paul Auster. La Trilogia di New York, sebbene apparentemente formata da tre romanzi, in realtà non è che un unico corpo narrativo. Lo stile di Paul Auster è particolare. Non da molto spazio ai dialoghi ma predilige far pensare i suoi personaggi. Gioca con le loro manie, le loro ossessioni, le loro vite e crea i loro doppi lasciandoli ancora più soli e disperati. Con le loro ossessione, con la loro vita senza senso.
Non ci troviamo di fronte a polizieschi, ma la trama e la narrazione, se in parte ci riporta alla miglior tradizione del noir ci ricorda anche – e non poco – paradossi kafkiani, dove l’inseguitore diventa l’inseguito, il controllato il controllore, le situazioni paradossali sembrano senza vie d’uscita.
In Città di vetro una telefonata nel cuore della notte allo scrittore Quinn, scambiato per un investigatore che si chiama Paul Auster da inizio a una storia paradossale, in cui Quinn – coscientemente – veste i panni dell’investigatore. E questo non è che l’inizio di una storia che porterà Quinn a ragionare sulla propria esistenza e le proprie attività.
In Fantasmi Blue, sempre un investigatore, viene incaricato di seguire passo dopo passo un misterioso signor Black. I ruoli si confondono, fino a non riuscire più a decifrarli, e si invertono.
In La stanza chiusa, romanzo che chiude il cerchio, uno scrittore viene contattato dalla moglie del suo migliore amico che non vede da anni. In un gioco di scambi e sovrapposizioni, una lettera da alla storia connotati inquietanti. Molto più complicati di quanto ci si possa aspettare all’inizio.
E’ uno di quei romanzi in cui accade (materialmente) poco ma che ti tiene inchiodato alla lettura senza soluzione di continuità. Dopo le prime pagine si è presi dalla lettura, sia per la trama che per lo stile eclettico di Paul Auster. Di cui dovrò, per forza di cose, leggere presto qualcos’altro.

Anche Lansdale è un autore che non avevo mai letto prima. E anche questo autore si è rivelato una bella sorpresa. Questo Atto d’amore è davvero un bel romanzo, un ottimo noir. Suspense, stile serrato, trama davvero coinvolgente insieme a crimini davvero efferati sono la miscela esplosiva di quello che, se ben ricordo, è uno dei primi romanzi di Lansdale. Marvin Hanson, il protagonista principale, si trova alle prese con un moderno Jack lo Squartatore. In un susseguirsi di omicidi macabri, l’investigatore non può fare a meno di far emergere un desiderio di vendetta che va al di là della semplice giustizia. Ne rimane talmente coinvolto da far traballare la sfera dei suoi affetti personali e anche qualcosa di più. L’autore ci introduce e ci guida dentro una realtà maledetta con rara maestria, portando il lettore a diventare un vorace divoratore di pagine per arrivare a un epilogo se non del tutto originale sicuramente più che degno di una storia come questa. Un noir classico, dove la psicologia dei personaggi si mescola con le bruttezze e gli orrori della nostra realtà quotidiana.
In certi passaggi mi ha ricordato vagamente il magistrale Il mio nome era Dora Suarez di Derek Raymond.

Per la serie “Le sorprese non finiscono mai” devo mettere anche Saramago, lo scrittore portoghese scomparso da poco e, dopo morto, attaccato dalla Chiesa. Quando si parla di eleganza…
Non si tratta di fortuna e neanche di caso. Avendo parecchi amici che leggono, le dritte non mancano mai. Basta chiederle. E anche Saramago con il suo L’uomo duplicato, si è rivelata una lettura davvero avvincente e piacevole. Un libro che si legge tutto d’un fiato, nonostante la trama non sia così ricca di personaggi e non è che i colpi di scena si susseguano senza soluzione di continuità. Ma Saramago riesce, con molta semplicità, ad affondare la sua scrittura negli angoli più reconditi della psicologia e dell’animo umano con una scrittura lineare quanto profonda. C’è un po’ di Pirandello, forse, ci sono tematiche fantascientifiche, forse, pur non avendo niente di questo genere (almeno direttamente) questo romanzo. Tertuliano Màximo Afonso, un quasi quarantenne insegnate di Storia, con un divorzio alle spalle e in un periodo non troppo brillante scova, in un film di serie b che il suo collega professore di Matematica gli ha consigliato di vedere per alleggerire il peso dei suoi pensieri, un attore identico a lui.
E da qui comincia la ricerca di Tertuliano del suo doppio, ricerca che aprirà tutta una serie di avvenimenti e reazioni che porteranno il lettore a passare dalla commedia dei malintesi per arrivare a tutta una serie di considerazioni che non possono non portare a una riflessioni sui cloni. Cosa che Saramago non nomina mai. Maestro nello infilare dubbi ai protagonisti e ai lettori, non posso far altro che cospargermi il capo di cenere per non averlo letto prima.

E’ difficile che la peQuod sbagli un colpo nel presentare autori esordienti. Così come in precedenza, questa Energia di digestione, di Silvia Colangeli, ne è un esempio lampante. Non sembra di trovarsi di fronte a un primo romanzo. Silvia Colangeli lascia da parte le “richieste” del mercato per mettere per iscritto un testo che davvero sorprende. Pochi punti, assenza di dialoghi, la scrittrice di Cesena mette in scena un romanzo su un argomento abusato rendendolo però uno strumento, e non il soggetto, dell’intreccio della storia, l’anoressia, per parlarci di tante altre cose. Amore, sentimentale e familiare, rapporti interpersonali tra amici e con i genitori, la vita in genere in un racconto senza soluzione di continuità. Si svolge in poche ore questa storia, ma ha la rara capacità di tenerti incollato alla lettura come pochi autori, famosi e professionisti, sanno fare. E lo fa senza indulgere nella pietà e nei luoghi comuni che un argomento come questo facilmente potrebbe richiamare. Più di duecento pagine compatte, senza un attimo di cedimenti stilistici e di ritmo che ne fanno un libro bellissimo e tristissimo. Comunque da leggere.

Roberto Sturm

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