VITA IN LETTERE - Settembre 2009
Data: Venerdì 30 ottobre 2009
Argomento: Saggistica


di Roberto Sturm

Libri acquistati: Il giorno dell’indipendenza (Letizia Muratori); Mason & Dixon (Thomas Pynchon); Storie di ordinaria follia (Charles Bukowsi); Mattatoio n. 5 (Kurt Vonnegut)
Libri letti: Il giorno dell’indipendenza (Letizia Muratori), Mattatoio n. 5 (Kurt Vonnegut), Contro il giorno (Thomas Pynchon);

Stile disincantato, quasi asettico e per questo molto studiato, questo Il giorno dell’indipendenza è una romanzo che si legge tutto d’un fiato. Non per la sua relativa brevità, ma per la semplicità della storia e la linearità della trama che lo rendono un testo prezioso per la letteratura italiana. Come spesso ripeto, è la semplicità l’obiettivo da raggiungere da uno scrittore. Uno stile autonomo, una narrazione lieve, una trama solo apparentemente leggera che nasconde una ricerca narrativa non indifferente. Letizia Muratori ci riesce già in questa sua seconda opera (la prima, La casa madre, purtroppo non l’ho letta), dimostrando una maturità artistica e una consapevolezza dei propri mezzi che sinceramente stupisce.
La storia è, come dicevo, molto semplice, pochi personaggi ma tutti significativi, che parlino più o meno non è importante. Giovanni è un ex tossico sulla via del recupero, recluso volontariamente in un allevamento di suini. Ad un certo punto arriva Mary, un’americana alla ricerca delle sue radici italiane. La storia si dipana da questo episodio, che sarà il fulcro della narrazione. Non è una storia (per fortuna) di redenzione, né una morale sulla droga (lungi da noi).
Il finale è molto bello, e non va rivelato per non togliere piacere al lettore. Una bella lettura che consiglio vivamente.

Passato come uno dei libri più importanti contro la guerra, credo che questo Mattatoio n. 5, di Vonnegut, sia più un inno alla vita. Una vita dura, crudele, spesso molto più complicata di quanto ci si auspichi.
Il protagonista è Billy Pingrim, un americano medio con una vita ordinaria che vive due eventi speciali nella sua vita. Assiste al bombardamento di Dresda da parte delle forze alleate, il più sanguinoso bombardamento della storia (più vittime “dirette” rispetto a Hiroshima) e il rapimento da parte degli extraterrestri.
Questi due eventi straordinari segnano la sua vita, un’esistenza in cui il protagonista ha la capacità di passare da una dimensione temporale a un’altra. Un viaggio nel tempo della sua vita. Perché la vita, come gli insegnano i Tralfamadoriani, non è una serie di eventi che si succedono. Non ha un inizio né una fine. L’uomo muore, è vero, ma rimarrà sempre vivo in un altro punto della sua vita. Ed è da questo assunto che Billy imparerà a vivere con saggezza, con tolleranza e amore verso il prossimo.
Erano anni che non leggevo un libro dove il genere “fantascienza” fosse preponderante, e essermi imbattuto in questo romanzo mi ha fatto veramente piacere. Una scrittura semplice, una trama ben studiata, avvenimenti che si dipanano con estrema linearità. Un ottimo rientro nel genere che ho praticato per anni. Che sia un segnale?

Contro il giorno è il recente romanzo di Pynchon pubblicato in Italia. Monumentale è l’unica parola che racchiude le qualità dell’atteso scritto. Sia per la mole, sia per la trama, sia per lo stile. Per la recensione rimando a quella di Franco Ricciardiello fatta in Vita il lettere di Agosto.
Un paio di riflessioni. Come al solito, nonostante non sia di certo un autore prolifico, Pynchon ci sorprende. Come dice Franco, non è importante cosa si dice ma come.
Lungi dal seguire mode e ammiccamenti per accattivarsi il lettore, l’autore americano continua imperterrito nella sua strada, con una scrittura assolutamente non essenziale ma neanche ridondante, con una storia che parte dal 1893 e arriva alle soglie della Prima guerra mondiale, che potrebbe sembrare un’ucronia ma non lo è fino in fondo. Anzi, forse non lo è affatto.
Realismo immaginifico? Forse. Di certo c’è solo che non esistono etichette letterarie per Thomas Pynchon.






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