Dedichiamo le recensioni di questo numero alle opere
pubblicate in Italia di Rudy Rucker, per dare una panoramica
sulla sua opera.
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LUCE
BIANCA - Che cos'è il problema del continuo di Cantor?
(White
Light, or, What Is Cantor's Continuum Problem?, 1980)
Milano,
Bompiani, 1996
(pagine
230, L. 15.000, traduzione di Giancarlo Carlotti) Non è
possibile rendere con poche parole la carica inventiva e
visionaria contenute in un qualsiasi racconto o romanzo
di Rudy Rucker: questa considerazione vale anche per Luce
bianca, suo romanzo d'esordio.
Il
protagonista è un docente di matematica con una certa
passione per le droghe psichedeliche, che scopre di poter
intraprendere dei viaggi con il suo corpo astrale, che si
separa da quello fisico.
L'esperienza,
del tutto particolare, inizialmente viene vissuta come
una nuova forma di divertimento (alla Rucker: non sapendo
cosa fare, lo spirito del protagonista viaggia per New
York alla ricerca di "donne bellocce a letto o nel
bagno") e di conoscenza; poi, a poco a poco, il
protagonista scopre le regole di un universo molto
particolare: dovendo condurre l'anima di una defunta
all'Assolutamente Infinito (su commissione di Gesù in
persona), si trova a viaggiare nella terra di Cimon, un
universo parallelo al nostro, governato dalle leggi
matematico-fisiche dell'infinito.
Il
romanzo si sviluppa lungo un percorso di ricerca
dell'Assoluto, per raggiungere il quale il protagonista
inizia una peregrinazione di stile dantesco, il cui
Virgilio è uno scarafaggio molto kafkiano (con tanto di
mela conficcata nella schiena). La situazione si snoda in
una serie di paradossi, assurdità e situazioni
incredibili, fino al rocambolesco ritorno alla coscienza
e alla realtà.
Nell'introduzione
al romanzo, Daniele Brolli fa giustamente notare il
richiamo alle "peripezie logico-matematiche di Alice
nel Paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll: in
entrambi i romanzi il susseguirsi di situazioni
pseudo-oniriche apparentemente assurde e di personaggi
strani e divertenti è costruito su una solida (ma non
rigida) struttura matematica e la matematica stessa è la
base della costruzione di un forte simbolismo.
Se nel
romanzo di Carroll questa fa da sfondo simbolico
principalmente in maniera mimetica e nascosta (i
riferimenti matematici sono stati evidenziati nell'opera
The Annotated Alice, 1960, di Martin Gardner, divulgatore
matematico di fama mondiale - la traduzione italiana, di
Masolino D'Amico, è pubblicata per la Longanesi con il
titolo Alice), nel romanzo di Rucker la matematica viene
esaltata e divulgata apertamente. Il protagonista
affronta i problemi del continuo di Cantor (che per primo
eseguì una trattazione matematica dell'infinito), la
difficoltà della comprensione dei diversi infiniti,
alloggia nell'Albergo di Hinton (matematico famoso per i
suoi studi sulla quarta dimensione) e supera una serie di
paradossi in un lungo percorso, che è metafora della
ricerca di comprensione della vita.
Come
già nei suoi saggi (La mente e l'infinito, La quarta
dimensione) l'interpretazione matematica delle strutture
della realtà dà il via ad una riflessione sui sensi,
sulle percezioni, sull'anima umana, sul mondo, sulla
vita, su Dio, il cui irraggiungibile punto d'arrivo è la
conoscenza dell'Assoluto, la Luce bianca del titolo, a
cui né il protagonista, né l'anima a lui affidata
giungeranno.
Marco Mocchi
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SU
E GIU' PER LO SPAZIO-TEMPO
(Master
of Space and Time, 1984)
Milano,
Bompiani, 1996
(pagine
230, L. 15.000, traduzione di Giancarlo Carlotti) Questo
romanzo ha avuto la sua prima edizione italiana come
Urania 1030 (nel 1986), col titolo Signore dello
spazio e del tempo. Viene ripresentato dalla Einaudi
nella traduzione di Antonio Caronia (che in realtà non
si discosta molto dalla precedente di Marco e Dida Paggi)
e con un'interessante postfazione di Daniele Brolli.
Il
romanzo ha per protagonisti due amici, Joe Fletcher e
Harry Gerber, una "coppia classica" della
fantascienza, che si trova però ad affrontare situazioni
fuori dal comune su livelli di realtà non ordinari e
nelle dimensioni superiori, secondo gli assunti della
fisica quantistica.
Harry
ha infatti inventato una macchina in grado di realizzare
quello che lui pensa: in questo modo è in grado di
sconvolgere lo spazio e il tempo per come li percepiamo:
le regole della fisica governate opportunamente
sconvolgono la natura a cui siamo abituati. Come fa
notare Brolli:
[in
questo romanzo] la realtà, attraverso il punto di
vista della fisica, ha la stessa meccanica di un
cartone animato
Il
bello dell'opera narrativa e divulgativa di Rucker è la
sua capacità di divulgare concetti matematici e
scientifici di difficile spiegazione trasponendoli nella
realtà ordinaria in cui viviamo; la lettura della
realtà secondo le regole della fisica in questo romanzo
è supportata da una straordinaria capacità inventiva e
visionarietà.
Marco Mocchi
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SOFTWARE:
i nuovi robot
(Software,
1982)
Bologna, Phoenix, 1995
(pagine 156, L.
18.000, traduzione di Daniele Brolli e Antonio Caronia)
Questo romanzo è
il primo di una tetralogia che comprende Software
(1982), Wetware (1988), Freeware (1997) e Realware
(previsto per il 2000).
I protagonisti del
romanzo sono dei robot, i "Boppers", nati dagli
studi dello scienziato Cobb Anderson, che li ha dotati di
una specie di "selezione artificiale": grazie
ad essa i robot si sono evoluti e non obbediscono piu'
alle leggi asimoviane, ma sono dotati di autocoscienza,
tanto da creare una propria realtà sociale sulla Luna,
ribellarsi contro gli umani e compiere una lotta di
classe contro questi.
Anima (inconsapevole)
e figura mitica della loro guerriglia è proprio il
creatore dei Boppers; questi lo vogliono rendere
immortale per stigmatizzare la fusione tra umani e robot,
unione di carne e software, al fine di creare i meatbop.
Come hanno fatto
notare Mirko Tavosanis e Fabio Gadducci, forse per la
prima volta i temi della "coscienza come costrutto
software" e della "consapevolezza delle
macchine" sono letti in chiave cosi' esplicitamente
politica.
I temi fondamentali
del romanzo, le intelligenze artificiali,
l'autocoscienza, l'evoluzione delle macchine, sono
esposti da Rucker in un romanzo molto coinvolgente, che a
tratti ha i ritmi del romanzo thriller, pur avendo la
piacevolezza che contraddistingue le opere dell'autore.
Marco
Mocchi
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LE
FORMICHE NEL COMPUTER
(The Hacker and the
Ants, 1994)
Bologna, Phoenix, 1996
(pagine 256, L.
18.000, traduzione di Giancarlo Carlotti) I romanzi di Rudy Rucker
sono, per sua stessa ammissione, generalmente influenzati
dalla situazione che vive nel momento in cui scrive e
sono pieni di personaggi "reali", trasposizioni
letterarie di persone esistenti: sono, con le parole
dell'autore, romanzi transrealisti.
Le formiche nel
computer è stato scritto nel periodo in cui Rucker
lavorava presso una software-house nella Silicon Valley:
l'informatica, il cyberspazio, le artificial-life
trasudano da tutti i pori di questa storia.
Jerzy Rugby, alter-ego
di Rucker, è un programmatore di robot domestici e viene
accusato di avere "infettato" il cyberspazio di
esseri viventi, le formiche del titolo, che si
impossessano della TV e sono in grado di riprodursi e
mutare, trasformandosi in entità malvage.
Nel romanzo Rucker
sfrutta la sua abilità di divulgatore per parlare anche
al lettore meno informato delle possibili evoluzioni del
cyberspazio e delle implicazioni che possono avere i
lavori sulle vite artificiali e sulle AI. La tecnologia
del futuro prossimo in cui è ambientato il romanzo è
completamente integrata alle AI: sintesi vocale,
riconoscimento delle voci, evolversi di forme di vita
artificiale intelligenti.
Qui il romanzo di
Rucker ha i suoi punti di forza. In questo romanzo
l'atmosfera è più cupa e triste del solito, l'inventiva
di Rucker risulta povera e poco coinvolgente: la sua
descrizione del cyberspazio risulta invece debole e molto
stereotipata nemmeno paragonabile al suggestivo metaverso
che Neal Stephenson popola di avatar nel suo Snowcrash.
Marco Mocchi
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LA
MENTE E L'INFINITO
(Infinity
and the Mind, 1982)
Milano,
Muzzio, 1994
(pagine
386, L. 30.000, traduzione di Maurizio Negri) Come
chiarisce Rucker nella prefazione, questo libro parla
dell'infinito in tutte le "forme" in cui viene
studiato (matematico, teologico, fisico) e dei paradossi
che da esso nascono: da qui il discorso si volge poi alla
mente umana, alle sue capacità ed ai suoi limiti.
A
partire dalla fragile concezione di infinito dei filosofi
greci, passando attraverso le difficoltà con cui il
concetto di infinito si è imposto nella filosofia della
cienza, il discorso arriva ai due matematici che più di
ogni altro hanno influenzato la visione moderna
dell'infinito: George Cantor (che nel secolo scorso ha
compiuto studi fondamentali sulla teoria degli insiemi e
sui numeri transfiniti) e Kurt Gödel (che Rucker ha
anche conosciuto - un capitolo è dedicato alle
"chiacchierate" tra i due - per i suoi
teoremi importanti per la logica della matematica).
Rucker
spiega la struttura, i costrutti, i paradossi che
derivano dal concetto di infinito e che ha esposto
anche nei suoi romanzi (in particolare in "Luce
bianca") con il suo consueto linguaggio che rende
questo libro godibile anche per i più profani.
Marco Mocchi
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LA
QUARTA DIMENSIONE - Un viaggio guidato negli universi di
ordine superiore
(The
Fourth Dimension. A Guided Tour of the Higher Universes,
1984)
Milano,
Adelphi, 1994
(pagine
287, L. 40.000, traduzione di Giuseppe Longo) Rudy Rucker,
famoso per i suoi romanzi e racconti di fantascienza, è
nel mondo reale docente di Matematica alla San Josè
State University. Questo saggio arriva in Italia con
dieci anni di ritardo: l'edizione originale venne
pubblicata nel 1984, in concomitanza con il centenario
dell'uscita di "Flatlandia", un piccolo
capolavoro di Edwin Abbott. In questo romanzo, ambientato
in un mondo a due dimensioni, il protagonista è un
Quadrato, che viene guidato da una Sfera nella visita del
mondo a tre dimensioni: qui comprende le differenze, le
limitazioni, le interazioni reciproche tra il mondo
bidimensionale e quello a tre dimensioni. Nel saggio di
Rucker lo stesso Quadrato accompagna il lettore alla
scoperta della quarta dimensione. Rucker, infatti,
sviluppa, spiega e motiva una lunga serie di questioni,
alcune delle quali erano state suscitate già da Abbott o
sarebbero potute derivare
dalla
lettura di "Flatlandia".La quarta dimensione
viene spiegata per analogia: quello che possiamo ricavare
dall'osservazione di un mondo a tre dimensioni da parte
di un essere bidimensionale, possiamo logicamente
supporlo valido per un mondo a quattro dimensioni se
osservato da una persona a 3D (nel romanzo di Abbott il
Quadrato ragiona per analogia, sognando un mondo a una
sola dimensione, "Linelandia", e come un mondo
a 2D possa confondere un suo abitante).
Nella
prima parte del saggio Rucker spiega cosa potrebbe essere
la quarta dimensione, una quarta dimensione spaziale (non
temporale), che chiama iperspazio, in cui, come abbiamo
alto-basso, destra-sinistra, davanti-dietro, avremmo due
nuove direzioni, ana-kata; spostandosi attraverso di esse
si potrebbero commettere crimini perfetti, una persona
potrebbe essere "rovesciata" a specchio, con
essa si possono addirittura spiegare fenomeni
sensazionali come fantasmi e fenomeni paranormali.
La
seconda parte è incentrata sulla descrizione del nostro
spazio, una volta presi in considerazione i concetti
della quarta dimensione. Ne risulta una visione
dell'Universo molto simile a quella prospettata da
Einstein nella teoria della relatività (ad esempio che
le masse incurvano lo spazio 3D in uno spazio 4D). In
questa parte del saggio abbiamo una lunga serie di spunti
fantascientifici e di richiami alla fantascienza stessa,
con Heinlein in primo piano. Viene spiegato come
potrebbero essere effettuati il viaggio iperspaziale, il
viaggio FTL (Faster Than Light - più veloce della luce)
ed il viaggio nel tempo.
L'ultima
parte è invece la più "filosofica" ed in essa
vengono discussi, alla luce delle conoscenze scientifiche
della quarta dimensione, alcuni principi, come il libero
arbitrio, la sincronicità... ed anche "cos'è la
realtà", cioè la differenza tra realtà e
percezione, se lo scorrere del tempo sia reale (Rucker
afferma di no) o solo una percezione errata, e si
conclude che il nostro Universo ha infinite dimensioni ed
una di queste è il tempo. Dalla lettura di questo
saggio, risulta chiaro che l'uomo conosce davvero poco
sull'Universo in cui vive e su se stesso; le teorie
esposte da Rucker suscitano uno stupore ed un'impressione
molto profonde, perchè danno una visione globale della
realtà completamente diversa da quella a cui le
percezioni quotidiane ci hanno abituato (una cosa che
stupisce molto è l'enorme quantità di opere che
richiamano i concetti sviluppati da Rucker, come a
dimostrare che con un'attenta osservazione di ciò che ci
circonda si possono trarre certe conclusioni: durante il
saggio vengono fatte decine e decine di citazioni di
testi famosi e non, tra cui gli scienziati Einstein e
Wheeler, i filosofi Kant, Jung, Newton, gli scrittori
Heinlein, Gerrold, Borges, Huxley).
Come
scrive il matematico Martin Gardner nella prefazione,
questo libro "sarà letto con avidità dagli
scrittori e dai lettori di fantascienza": infatti
questo saggio analizza il mondo che ci circonda in un
modo nuovo e critico, e nello stesso tempo comunica quel
"sense of wonder" che solo le letture di
fantascienza sanno dare.
Marco Mocchi
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