CamminandO |
Viandante, il
sentiero non è altro
che le orme
dei tuoi passi.
Viandante, non
c'è sentiero
il sentiero si
apre
camminando
Antonio Machado
Questo IntercoM 2* è un numero "speciale". Speciale nella forma e nella sostanza: nella forma perché abbiamo pensato di distinguerlo dai numeri "ordinari" con colori differenti, nella sostanza perché presentiamo un'antologia di racconti di un solo autore. Troverete comunque le consuete rubriche, con una novità: la rubrica AltriMondi, che si occuperà con recensioni e piccoli commenti dell'altra letteratura (dove "altra", questa volta, sta per "diversa dalla fantascienza").
L'antologia che vi presentiamo è La città assediata e altre storie cattive di Claudio Tinivella: cinque racconti collegati da un tema comune, arricchiti dalla prefazione di Franco Ricciardiello.
Qualcuno si potrà chiedere qual'è la necessità di presentare un'antologia di racconti cattivi in un momento storico in cui la cattiveria ha già abbastanza spazio, la guerra è invocata in nome della pace e la violenza in nome del diritto.
Claudio introduce così questa antologia:
Perché
Storie Cattive?
Breve nota introduttiva
allantologia
I racconti riuniti in questa antologia
sono tutti usciti precedentemente su varie fanzines, in
particolare: "La città assediata" su Baliset,
"Infortunio sul lavoro" su Baliset e su Future
Shock, "Dove buia è la notte" e
"Libernato" su Future Shock, "La
musica è finita" su IntercoM cartaceo.
Si tratta di racconti scritti in un arco di tempo piuttosto
ampio, più di un decennio, e quindi con soluzioni stilistiche e
con tematiche abbastanza diversificate, ma con un carattere di
fondo che li accomuna: quello di uno sguardo spietato, o meglio cattivo,
sulla realtà in cui si trovano immersi i protagonisti delle
storie.
I personaggi e le ambientazioni variano di storia in storia,
così come sono differenti i temi affrontati, ma a me sembra che
in ognuna ci sia questo filo sotterraneo che le lega a
quellelemento comune.
I protagonisti dei racconti lavorano alla costruzione del loro
futuro, vivono la loro vita convinti di poterne indirizzare il
corso, e poi si scontrano con qualcosa di esterno (che può
essere un guasto o un imprevisto o un qualche potere che dirige
le cose dal di fuori) che manda all'aria tutte le loro
convinzioni e i loro progetti.
I racconti narrano queste storie attraverso uno sguardo cattivo:
quello che riesce a scorgere dietro alla facciata
dellapparenza e del destino i fili nascosti che guidano le
vite degli uomini, in questo e in altri mondi, regalando loro
solo unillusione di libertà; cattivo appunto per questo,
che smaschera le illusioni e lascia scoperta una realtà amara,
che può soltanto essere accettata con rassegnazione o combattuta
disperatamente, senza alcuna speranza di sconfiggerla.
Una dose di sana cattiveria, insomma, che può servire come
antidoto alleccesso di illusioni con cui veniamo bombardati
quotidianamente.
E cinque storie da leggere così, anche solo per passare qualche
ora di svago.
Aggiungo una considerazione personale.
Quando abbiamo progettato IntercoM in questa forma, la guerra nella federazione jugoslava non era ancora cominciata. C'erano tensioni, guerriglie, massacri disumani in ripetizione; la diplomazia internazionale era all'opera, ma la guerra (come l'abbiamo vista per più di due mesi) non era ancora iniziata: era nell'aria. E tutti erano in grado di percepirla, di rendersi conto che sarebbe arrivata: eppure non si è stati capaci di evitarla, forse la si è addirittura voluta, forse l'abbiamo giustificata e abbiamo pensato che fosse necessario ricorrere alla violenza per fermare la violenza.
I suoi effetti disumani li abbiamo davanti agli occhi da più di 70 giorni.
Le storie cattive dell'antologia ci raccontano di alcune "guerre nell'aria": situazioni di conflitti, di disagio, di emarginazione che i protagonisti non sono riusciti ad affrontare - pur vivendoci dentro - e che in qualche modo sono degenerate.
La fantascienza, probabilmente, non potrà mai cambiare il mondo.
Ma riflettere sulle "guerre nell'aria" che ci circondano ogni giorno, potrebbe farci capire che possono essere affrontate in modo più intelligente e consapevole.
Marco Mocchi
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