Il quartetto jazz della nano-regina
Danilo Santoni |
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Le fondamenta
La città americana si avvicina molto di più delle città europee al concetto di organismo dinamico e vivente: "Sono tornata a Cincinnati dopo molti anni e mi sono sorpresa nel trovarla sempre uguale" ha detto in una conversazione Anne Kathleen Goonan, e si pensi che effetto farebbe dire: "sono tornato a Firenze ed era mutata radicalmente!" Ci sarebbe di che preoccuparsi. Cincinnati è la città. Anne Kathleen Goonan è la scrittrice. Queen City Jazz è il libro. E c'è anche una colonna sonora: musica jazz. Anne Kathleen Goonan è una scrittrice statunitense apparsa alla ribalta della fantascienza mondiale proprio con questo suo romanzo d'esordio, Queen City Jazz (QCJ), ambientato in un mondo di un futuro, non molto lontano dal nostro presente, profondamente mutato dalla nanotecnologia. Un mondo che si è trovato di fronte possibilità infinite ma che ha dovuto anche affrontare problemi insormontabili. Il tema del romanzo è tale che si
sono fatti subito dei paragoni con Greg Bear e col suo Blood
Music, ma i confronti reggono, forse, solo a livello
scientifico, in quanto l'autrice abbina al discorso
scientifico una interessante ricerca
metodologico-narrativa che fa del romanzo un'opera dai
forti connotati letterari, un fatto, quest'ultimo,
tutt'altro che comune nell'ambito della produzione
fantascientifica in generale e di quella hard SF
in particolare. We all have musical brain In un suo saggio proprio su fantascienza e musica jazz, Science Fiction and All That Jazz, Kathleen Goonan esordisce dicendo di essere cresciuta fin da piccola circondata dalla musica jazz, in quanto il padre era un appassionato di questo genere musicale ad un livello tale da sfociare quasi nella mania.
E la lezione che il mondo musicale jazzistico ha impartito a Kathleen Goonan è stata assimilata ed interiorizzata benissimo: QCJ si può, infatti, definire proprio come un romanzo narrato in forma jazz, con le sue variazioni ripetute in continuazione e col suo tema sotterraneo e invisibile, ma pur sempre forte e cosciente. Ma andiamo con ordine, non facciamoci prendere la mano dalla variazione. QCJ è il primo libro di una serie ambientata in un universo narrativo dove la nanotecnologia si è diffusa indiscriminatamente sulla terra, in modo ora voluto e ora casuale. Quattro volumi in tutto, tre pubblicati e uno ormai quasi in uscita; un quartetto, come lo definirà l'autrice, preferendo, per ovvi motivi, il termine musicale al più sfruttato termine letterario di quadrilogia. I titoli in ordine di pubblicazione sono: Queen City Jazz, Mississippi Blues (MB), Crescent City Rhapsody (CCR) e il progettato Light Music (LM) (titolo provvisorio) e come è facile vedere hanno tutti chiarissime connotazioni musicali. L'ordine cronologico della narrazione è leggermente diverso da quello di pubblicazione, in quanto il terzo volume narra gli avvenimenti iniziali di tutto il quartetto, mentre gli altri tre sono consecutivi l'uno all'altro in maniera piuttosto stretta. Il mondo presentato in questo
quartetto è lo stesso in cui è ambientato il racconto Quando si ruppe
la diga, ma
nel racconto la situazione generale rimane sullo sfondo e
non è facile capire bene come siano andate le cose:
cercheremo di fare una breve presentazione senza rivelare
troppo delle trame dei vari volumi, ma è inevitabile che
molto si dovrà dire e si dovrà rovinare il processo
narrativo di Kathleen Goonan che nei suoi romanzi si basa
proprio sul come vengano narrate le cose piuttosto
che su quali cose siano descritte. Splendori e miserie della nano-società Nel 2012 la Terra viene investita da una serie di violente pulsazioni elettromagnetiche che scatenano il caos in quanto hanno come conseguenza immediata quella di interrompere ogni tipo di comunicazione mettendo fuori uso anche tutto il sistema informatico terrestre. L'origine di queste pulsazioni è incerta, forse anche per la stessa Goonan in quanto nel primo volume se ne parla come conseguenza di una quasar nella nostra galassia mentre nel terzo (che narra l'origine della vicenda) c'è un personaggio che riesce a scoprire che è di provenienza aliena e reca con se il messaggio di una razza intelligente. L'inizio di questo femonemo viene indicato come il periodo del Silenzio. Il ripetersi ad intervalli non prevedibili del Silenzio porta sull'orlo del collasso la civiltà terrestre. Si diffonde nella comunità scientifica l'idea che una speranza per superare il problema possa venire dall'uso della nanotecnologia e dell'ingegneria genetica: una scienziata di fama mondiale, Marie Lavenue, tenta di organizzare un gruppo di scienziati (sul modello della struttura dell'orchestra di Duke Ellington) per creare una città fluttuante nei mari caraibici, una città che possa essere libera da tutte le macchinazioni politiche che si intrecciano attorno allo sviluppo e alla diffusione della nanotecnologia. Il nome sarà Crescent City, da qui il titolo del terzo volume. Ben presto la situazione si fa ingovernabile: prima di tutto i bambini nati dopo il Silenzio iniziano a mostrare, durante la crescita, deviazioni di comportamento tendenti alla violenza e presentano, inoltre, strane caratteristiche fisiche e grosse capacità mentali; in aggiunta, degli eco-terroristi rilasciano nano-epidemie che si diffondono terrorizzando la popolazione mondiale (questo periodo viene indicato col termine di Guerre Informatiche). E questo è il tema del terzo volume, CCR. Successivamente si entra nel periodo che viene chiamato Anni dei Fiori: lentamente gli abitanti delle città accettano che le città stesse vengano "vivificate", trasformate cioè attraverso la nanotecnologia in organismi compatti viventi. La città diventa un organismo complesso e riesce a fornire tutto ciò che serve ai suoi abitanti proprio attraverso la nanotecnologia. Si risolve anche il problema delle comunicazioni distrutte dalle pulsazioni elettromagnetiche con la nascita, in cima alle abitazioni, dei Fiori:
Secondo la Goonan la nano-trasformazione dei palazzi non comporta un mutamento dell'aspetto fisico delle costruzioni, come invece appare nell'illustrazione di copertina. I Fiori, attraverso il polline trasportato dalle Api (insetti geneticamente modificati e dalle dimensioni gigantesche) riescono a realizzare un sistema di comunicazione efficacissimo. Il che, detto così, ha un sapore molto fumettistico, ma usando le parole della Goonan ha un aspetto molto più scientifico:
La prima città ad accettare la vivificazione sarà Hong Kong, la prima in America sarà San Francisco e Cincinnati, la protagonista di QCJ, sarà la quarta a lasciarsi trasformare secondo i progetti di un nano-architetto, Abe Durancy, che la strutturerà secondo una visione tutta sua, nata da un grande desiderio di cultura e da forti sensi di colpa. Il periodo delle città fiore non sarà però quel grande balzo in avanti della società umana che si sognava in quanto la situazione si deteriora subito e si entra nel periodo che viene definito delle Città d'Oro Deviate. Le città fiore, prive di un supporto tecnologico valido da parte di chi le ha create (anche a causa del diffondersi delle nano-epidemie che portano a rivolte contro l'uso della nanotecnologia), decadono e i loro componenti tendono a tornare verso lo stadio originale: i fiori e le api tendono cioè a riappropriarsi di quelle caratteristiche naturali da cui provenivano e tra le conseguenze principali c'è quella di tornare ad essere legati ai cicli stagionali, schiudendosi i primi solo nel periodo caldo e andando in letargo queste ultime nei mesi freddi. Il che porta al blocco totale in certi periodi dell'anno delle funzioni vitali delle città. Le città fiore impazziscono ed entrano in una fase di circoli viziosi ripetitivi che le portano a creare situazioni prefissate e a ripeterle all'infinito imprigionando al proprio interno ciò che resta dei loro abitanti. Le api poi diventano dipendenti dalle emozioni umane e ne ricercano di sempre più forti:
Agli anni delle città
fiore seguiranno le cupole: le città si chiuderanno al
mondo esterno attorno ad una intelligenza artificiale che
le governa e le dirige. Cincinnati, OH QCJ narra di un viaggio alla scoperta dei segreti di Cincinnati, chiamata la Città Regina (Queen City, appunto), una città fiore impazzita e nata dalla mente deviata di uno scienziato carico di complessi di colpa. Il personaggio principale della storia è Verity, una ragazza che da bambina è stata adottata da una comunità shaker della zona di Denver che, come tale, rifiuta ogni tipo di collegamento con la tecnologia. La comunità, in realtà, non è composta da autentici shaker, si tratta invece di fuggitivi da Denver e dei loro discendenti che, in cerca di un luogo sicuro e di un genere di vita capace di mantenerli lontani dai pericoli dello sviluppo nano-tecnologico incontrollato e selvaggio, hanno adottato gli atteggiamenti e i comportamenti delle vecchie dottrine shaker. La tranquillità durerà poco e si scoprirà anche che l'isolamento nei confronti delle nuove tecnologie non è mai stata così completa come si faceva credere. La diffusione di una epidemia di pensiero all'interno del gruppo farà saltare tutti i rapporti e precipitare gli eventi. Verity si ritroverà con il ragazzo che ama e con il proprio cane uccisi e avvolti negli sheet (congegni nano-tecnologi capaci di mantenerli in sospensione) e in fuga verso Cincinnati, alla ricerca di sistemi tecnici capaci di far mettere in moto il processo di rigenerazione di cui gli sheet sono capaci. Una volta in città e messi al sicuro il ragazzo e il cane, Verity andrà alla ricerca degli strumenti per attivare gli sheet e si troverà invece di fronte alla città come ad un essere vivente, dovrà confrontarsi con la mente che è dietro alla sua vivificazione e capirne le ragioni più profonde, interagendo con le Api che la governano e con le persone che sono intrappolate all'interno della zona metropolitana. Verity verrà a contatto con la realtà che sta dietro alla città fiore di Cincinnati, una città originariamente costruita per dare a tutti la possibilità di esprimere le proprie possibilità creative e artistiche. E questo è uno dei grossi paradossi che minano le fondamenta della Cincinnati "vivificata" in quanto le buone intenzioni hanno finito col rivelarsi un reale incubo per le persone che vivevano all'interno della cerchia urbana:
Se la gente non è
artistica, la si rende tale, è questa l'idea del
progettista. E la città è il grande palcoscenico della
grande cultura americana: il romanzo (Dos Passos,
Hemingway, Pynchon), il cinema (soprattutto il
poliziesco), lo sport (il baseball) e la danza e la
musica più prettamente americane, quelle jazz. Verity ha il dono della danza (una
di quelle capacità che la nanotecnologia infonde negli
individui senza che questi ne sappiano nulla), il suo
ragazzo quello della musica, jazz e blues, colui che le
farà da accompagnatore attraverso la città è un
appassionato di musica e musicista a sua volta, sempre
jazz,... dati i presupposti non può sorprendere che il
processo conoscitivo di Verity seguirà i ritmi precisi
che governano le realizzazioni jazzistiche. La realtà
che sta dietro alla città fiore è il tema di fondo,
invisibile e sfuggente, e Verity si troverà più volte
sul punto di giungere alla conoscenza completa per poi
scoprire che altro non era che una delle tante
variazioni, ripetute da angolazioni diverse, differenti e
poi uguali, esatte e poi sbagliate. La struttura narrativa portante del romanzo
è rappresentata proprio da queste continue variazioni
che ne scandiscono il ritmo e il tempo. E ritmo e tempo
sono gli elementi fondamentali della struttura del libro. Il ritmo è il ritmo è il ritmo Dopo la prima guerra mondiale viveva a Parigi una donna ricca e intelligente che veniva dall'America. Il secolo era iniziato da poco ed erano chiari già tutti i problemi di interpretazione di una realtà che andava mutando radicalmente. Lei incontrò Hemingway, un ragazzo che cercava una nuova strada per scrivere le sue idee, e lo aiutò a diventare un rinnovatore del romanzo americano. Incontrò anche dei pittori, gente che si chiamava Picasso e Matisse. E c'era chi faceva quadri strani perché la realtà era strana e si cercava di portarla sulla tela. Lei vide nascere il cubismo e sapeva che era uno dei metodi migliori a disposizione per descrivere la realtà di quei tempi particolari. Cercò di riproporre quelle tecniche pittoriche sulla carta usata per scrivere le storie che si sentiva di narrare. Quella donna era Gertrude Stein. QCJ è un omaggio e una riflessione sulla cultura americana e la Goonan paga il proprio tributo a tutti coloro l'hanno resa grande: ci sono riconoscimenti a Mark Twain, Pynchon, Melville, Hawthorne... giù giù, temporalmente, fino ad Hemingway e poi oltre con musica, arte, fumetto... Tutti i capitoli presentano titoli tratti da una qualche forma espressiva della cultura statunitense. E poi c'è il jazz e c'è la grande architettura delle grandi città americane. La comunicazione e le credenze popolari... Tutti riconosciuti grandi, tutti riconosciuti importanti, ma una citazione nel frontespizio della parte 5, la scelta del nome di uno dei personaggi fondamentali e qualche accenno qua e là nascondono una delle influenze più profonde per questo libro della Goonan, quello di Gertrude Stein. Gertrude Stein, grande personaggio americano, colei che scrisse la famosa frase "A rose is a rose is a rose", fu la scrittrice che tentò l'esperimento più ardito dell'inizio della cultura americana novecentesca: quello di scrivere delle opere che rispondessero alle stesse esigenze di espressione della realtà sentite dai cubisti. Questo tentativo sarà realizzato attraverso due tecniche precise a livello di frase e a livello di parola. Tree Lives è forse il tentativo più riuscito in cui lei usa la frase in modo concentrico, ripetendola e ripetendola, ossessivamente, ma ogni volta con un elemento nuovo. Un po' come un cartone animato fatto di disegni tutti uguali con una piccola differenza dal precedente che, se visti in successione, danno l'idea del movimento. Nella sua scrittura, poi, farà uso di parole familiari per creare percezioni, condizioni e stati della mente e questo grazie ad un uso della parola stessa al di fuori dell'uso comune per arrivare alla sua natura più nascosta. E Kathleen Anne Goonan riprenderà questo procedimento. Il suo libro seguirà un percorso concentrico che conduce la protagonista sempre negli stessi posti, ma ogni volta la scena non sarà totalmente uguale alla precedente e questo fatto, poi, si pone in relazione con la vita dell città fiore di Cincinnati che ad ogni ciclo stagionale ripete il proprio Periodo, anche se non in modo del tutto identico a quello precedente. E il ritmo di queste variazioni e quello del jazz, suonato nei club bui e fumosi o all'ombra dei grattacieli-fiore. Durante l'azione molti useranno
parole legate alla tecnologia e alla cultura, ma quasi
nessuno ne avrà una conoscenza precisa, appropriata. E
questo uso improprio porterà alla luce legami,
connessioni e rapporti inaspettati. Tempo Il tempo in QCJ sembra non avere uno spessore facilmente misurabile. Perché se da una parte la città e i suoi elementi (fiori e api) vivono una vita regolata dai ritmi delle stagioni, i personaggi si trovano a dover superare periodi di vera e propria alterazione temporale dovuta a meccanismi che possono essere paragonati agli sheet. La protagonista ha esperienze di qualche minuto che risultano essere per altri di giorni interi. Il passato che torna per mescolarsi col presente riaffiora ad intervalli imprecisi e con un ordine casuale. La narrazione avviene quasi sempre di notte, e la notte è il momento in cui il tempo si dilata, perde la sua regolarità. E, poi, non sempre è specificato nel racconto degli avvenimenti se si tratti di notti successive o è una notte interminabilmente lunga. Kathleen Goonan riconosce che uno degli autori più influenti per il suo sviluppo letterario è stato l'argentino Julio Cortàzar, l'autore di Rayouela (Il Gioco del mondo) un libro scritto nel 1962 e che ha una caratteristica insolitamente attuale: è diviso in capitoli e i capitoli possono essere letti secondo l'ordine che si preferisce. Una sorta di hypertesto ante litteram ma che indica come il diverso ordine di successione degli eventi abbia influenza sulla vita interiore e sui motivi dei personaggi. E il tempo è il tema dell'opera di Goonan, quel tema di cui si parlava all'inizio e che sta al di sotto della variazione jazzistica, tenendo unita tutta la realizzazione artistica. Verity dovrà trovare un proprio tempo, un tempo libero dai cicli della città e libero dall'immobilismo degli shaker, un tempo che sia accettazione delle possibilità e scelta, all'interno di queste possibilità, di quelle che siano realmente fruibili come essere umano. Un tempo che sappia cos'è il retaggio culturale ma che sappia anche come crearsi una dimensione propria. C'è un racconto di Cortàzar intitolato Las babas del diablo ( Le bave del diavolo, si tratta del racconto da cui Antonioni ha tratto Blow Up) in cui una foto fatta per curiosità da un fotografo ad una situazione strana si anima davanti agli occhi di colui che l'ha scattata mostrando una realtà diversa da quella immaginata. La città di Cincinnati si è animata di fronte a Verity ed ha mostrato una realtà diversa da quella che ci si aspettava. La realtà dei grandi scrittori, la realtà dei grandi musicisti, la realtà della gente comune che vive quella realtà e tutte le altre realtà possibili. Verity dovrà sceglierne una, dovrà scegliere la verità e dovrà farlo rimettendo a posto tutti i frammenti temporali, tutte le influenze fuori tempo, e solo così salverà Cincinnati. Ma il viaggio è lungo e sarà sempre più complesso: QCJ realizza la propria struttura a livello personale, MB si allargherà al livello nazionale statunitense col Territorio di Mark Twain e CCR adotterà una visione internazionale. Una rosa è una rosa è una rosa. |
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