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Il carnevale dell'uomo cervo e altri racconti


"RiLL-Mondi incantati", a cura di Edoardo Cicchinelli, Valeria De Caterini, Alberto Panicucci e Francesco Ruffino, ed. Wild boar, 2012, 9,50 €, 176 pagg.


Ecco dunque la consueta antologia annuale che raccoglie i racconti vincitori del Trofeo RiLL e quelli di "Sfida", il concorso parallelo riservato agli ex partecipanti.

Oltre agli altrettanto consueti racconti dei giurati, quest’anno, che segna il 20° anniversario dell’associazione, vi vede anche i finalisti, che verranno votati al Lucca Comics oltre che dagli associati, di un concorso per racconti flash.

I racconti, come è per fortuna, anche, consuetudine, sono di buona qualità.


I racconti dei vincitori; quest’anno hanno partecipato 226 racconti.

-"Il carnevale dell'uomo cervo", di Luigi Musolino, vincitore (poi anche in "Alia evo 3.0", a cura di Silvia Treves e Massimo Citi, "Alia", ed. CS_libri, 2017; pagg. 11-21)-un figlio viene mandato dal padre a scrivere un articolo su di un carnevale. Ma ciò che incontrerà sarà ben diverso: un essere quasi mitologico, terribile nella sua sete di vendetta per la sua specie estinta dalla violenza dell’Uomo.

E, quando l’uomo che lo aveva cercato per anni per ucciderlo stà quasi per riuscirci... lo salva: "Stiamo uccidendo una divinità… Stiamo ammazzando un mito." (pag. 21).

La cosa che vi spicca, direi, è il contrasto fra questo ragazzotto rozzo (una parolaccia dietro l’altra, bestemmie, disprezzo per il lavoro che gli è stato affidato) è appunto questa sua svolta direi quasi mistica nel finale che gli fa salvare la vita a questo mostro-cervo risorto dall’estinzione.


-"La ragazza che non sapeva contare", di Paola Urbani e Emanuele Viola, 2° classificato (pagg. 22-32)-utopia negativa nella quale ormai qualunque cosa è tassata, perfino i sorrisi. E, coi soldi che si hanno, ci si paga l’aria da respirare.

Se si finiscono… si muore. Semplicemente.

Il racconto segue quello che è un agente di borsa, di questa società futura, che tenta di prevedere se le quotazioni dei sorrisi saliranno o scenderanno. Che si imbatte in una donna che ha perso praticamente tutto per una sua previsione sbagliata, che gli regalerà tutti i soldi che le saranno rimasti.

Lui, alla fine, la salverà, ma a costo di un bacio sulla bocca: "… le diedi quel bacio lungo e senza filtro che aveva già risvegliato la Bella addormentata nel bosco." (pag. 31).

Lo stile oscilla fra l’umoristico e il tragico, creando un buon effetto.


-"La recluta muta", di Antonella Mecenero, 3° classificato (pagg. 33-43)-bel fantasy antimilitarista nel quale un’addestratrice di carne da cannone in una guerra insensata si innamora di uno dei fanti che addestra. Che si è rivelato essere un mago, per quanto, per il momento, solamente in potenza.

Piuttosto poetico, sottolinea ad ogni passaggio il suo essere antimilitarista, dipingendo appunto come insensata quella guerra ("… due nazioni si stavano dissanguando per il possesso di una piana che aveva già il colore del sangue." (pag. 41), e, di più, col far essere, quel fante, un maldestro sognatore, incapace di imparare ad usare una lancia, ma abilissimo a trasformare i fiori di quella terra in quelli della sua, che è poi anche quella dell’addestratrice/innamorata, per donarglieli.

Vi si trovano passaggi di buona poeticità.


-"Unda", di Matteo Doglio, 4° classificato (pagg. 44-54)-favolistico, vede una fata attaccata da degli umani guidati da un prete. Questi entrano in quella che è la sua dimora nei boschi, distruggono, profanano la tomba di sua madre… e lei si arrabbia. Molto.

E li uccide, ad uno ad uno.

"Le antiche credenze muoiono sotto la luce salvatrice di Nostro Signore…" (pagg. 52-3); l’avanzare del cristianesimo che distrugge le credenze pagane, distorcendone i significati, ammantandole di una demonicità ("… che ha smascherato le opere del Diavolo!"), che è solamente nella sua visione, distruggendo così, o forse solamente tentando, di distruggere, qualcosa di un immenso valore.

La prosa che vi si usa è piuttosto buona.


I racconti dei giurati:

-"Kaarg, il guerriero", di Massimo Mongai (pagg. 55-65)-fantascienza, con un’idea… originale (!!).

Un guerriero di un’epoca perduta nella storia antichissima muore in battaglia. Ma è anche uno sciamano, e, mentre stà morendo, ha un satori totale, che fa trasmigrare la sua anima (?)… in un computer dell’Uomo del lontanissimo futuro.

Là sarà, dapprincipio, un enigma per sé e per chi ve lo ritroverà, ma, poi, diventerà qualcosa di totalmente diverso.

Quegli uomini, per motivi ormai perduti nella leggenda, vivono sottoterra. Egli li costringerà ad uscire, perché "Non c’è dignità né onore nel vivere nascosti dalla vista del Sole e della Luna." (pag. 64).

Idea, dunque, incredibilmente originale (o, almeno, non mi pare di ricordare che sia mai stata finora sviluppata), e svolta nel buon stile che sappiamo essere dell’autore.


-"La ballata del fante mai tornato", di Donato Altomare (pagg. 66-68)-una sorta di fiaba moderna, per la quale un fante della ritirata di Russia… non muore. Nel senso che cade, nella neve, ed il suo corpo cessa di respirare ed il suo cuore di battere, ma… prosegue a sognare.

E, così, viene ritrovato da una donna, che… gli racconta delle storie ("…non sarebbe morto del tutto a patto che qualcuno gli parlasse spesso, per permettergli di sognare." (pag. 67 )), e, dopo di lei, sua figlia, addirittura, gli stenderà sopra, nuda, guardandolo negli occhi.

E, questo lo sveglia proprio.

Ma, poi, dovrà fuggire, e ricadere in quella neve che già lo aveva quasi ucciso.

Tornerà in patria, ma solamente per morirvi, poiché più nessuno gli racconterà delle storie, ne, tantomeno….

Della fiaba ha tutto, e soprattutto quell’insistervi sul fatto che, ovviamente, di tutto ciò, chiunque sa tutto: "È infatti risaputo che…", "… come tutti certamente sanno", "… sapeva, come tutti sanno…", "È risaputo che…" (due volte), "… tutti sanno che…".

Davvero buono.


-"La vecchia torre", di Andrea Angiolino (pagg. 70-79)-ghost story che ricalca gli stilemi classici del genere; un fantasma appare nella vecchia torre del titolo, ed il ricco proprietario chiama un esperto.

Questo riesce a capire chi era, e dove sia sepolto il suo corpo. Riesumarlo, e dargli giusta sepoltura risolverà il problema.

Ma, ciò per cui si differenzia, dagli stilemi classici, e lo rende "moderno", è che, il fantasma, era un lavoratore clandestino: "… non aveva permesso di soggiorno, lavorava in nero: costava poco, immagino." (pag. 78).

Scritto in buon stile, senza eccedere in effettacci.


-"Necessarie puntualizzazioni sulla figura di Arthur Evans quale ispettore e precursore del Paracarrismo", di Sergio Valzania (pagg. 81-86)-altro capitolo di questa divertente serie, che come abbiamo visto sono delle prese in giro dello pseudo-intellettuale che spande paroloni per dire nulla.


-"Un carnevale rosso sangue", di Gordiano Lupi (pagg. 87-99)-ottimo horror nel quale un ragazzino che abita col padre in uno squallido quartiere industriale ha forti mal di testa, incubi, dei quali non riesce a capire la ragione.

Ma il carnevale che stà scorrendo nelle strade gli ridesta il ricordo, il ricordo della madre violentata ed uccisa mentre le era fra le braccia; e capisce quei dieci anni di vuoto, di dolore, e… impazzisce. Prende un coltello, "Il coltello è un amico fidato. Non come quei maledetti medici che mi hanno tenuta nascosta la verità. Mi serve soltanto lui…" (pag. 96), e va, per uccidere.

Per vendicarsi, irrazionalmente, furiosamente. Uccide una, due, tre, quattro volte, poi si getta nelle fiamme che stanno divorando il mascherone nella celebrazione pagana per l’inizio della primavera; là, rincontrerà sua madre, e ritroverà la pace che aveva perduto.

Intenso, molto poetico, con delle descrizioni del degrado della vita di quei cantieri ottima.


-"Sorella oscura", di Mariangela Cerrino (anche in "Millemondinverno 1988", "Millemondi" n. 34, ed. Mondadori, ’88, pagg. 98-102; pagg. 101-105)-postapocalittico, e alquanto… oscuro. Criptico. Dei sopravvissuti ad un qualche disastro si aggirano per il deserto che stà avanzando velocemente, a sommergere tutto.

Dicono che i più se ne sono andati, hanno preferito emigrare: "… era più facile vivere in un mondo nuovo, che salvarne uno vecchio e troppo malato" (pag. 104). Andati su di un altro pianeta? Sembrerebbe.

La sorella oscura dei titolo, una ragazzina muta, li porta dove pare esserci un rifugio, nel quale ci sarebbe un’intera città; ma "… di là era vuoto e buio, pieno di sabbia e di pietre crollate." (pag. 103).

Il tutto è reso nell’ottima prosa poetica dell’autrice.


-"La pazzia dell'inquisitore Alfonso Uscariz", di Massimo Pietroselli (pagg. 106-113)-fantastico, nel quale si racconta dell’inquisitore del titolo che, appunto, impazzisce per aver voluto cercare segni del divino dalle labbra di tre eretici da lui fatti mutilare e deprivare di qualunque contatto sensoriale col mondo.

A parte che è un racconto senza una vera e propria narrazione, sotto forma di relazione storica, il fantastico ve lo si trova solamente di straforo, nella possibilità, detta per esteso nel finale, che al di là della plausibile spiegazione psicanalitica, "… un progressivo sviluppo di un senso di colpa per le mutilazioni fatte soffrire ai tre eretici, aggravato dalle ore e ore di studio indefesso rubate al sonno." (pag. 113), la sua pazzia possa avere, invece, della cause "…soprannaturali…" (idem).


-"Il maestro di Salon", di Franco Cuomo (estratto dal romanzo dell’autore "Il signore degli specchi", ed. Newton Compton, ’91; pagg. 114-116)-sulla visione che Nostradamus ebbe dell’esplosione atomica che distrusse Hiroshima, con il profetizzatore stesso a protagonista.

Intenso di immagini poetiche.


I racconti di "Sfida"; quest’anno il personaggio era Ulisse, il luogo "La neve tutto intorno", l’oggetto un kukri (coltello nepalese), la frase "Anche leggere il futuro sarebbe contro le regole" (da "Un indovino mi disse", di Tiziano Terzani) e la parola Tartaruga.

Ricordo che gli autori hanno l’obbligo di usare almeno tre di questi elementi.


-"Nostos", di Angela Di Bartolo (pagg. 120-126)-una sorta di riscrittura dell’Odissea, nella quale Ulisse, avendo avuto una visione, in sogno, della moglie che lo tradiva, seguendo il consiglio di una voce, del sogno, compie un viaggio… mitico oltre le colonne d’Ercole, per approdare ad un’isola dove vedrà "sotto i miei piedi, tutti i regni della terra…" (pag. 123), e Atropo, il tessitore dei destini….

La trama è alquanto complicata ed intricata, ma, comunque, mi pare di poter dire che sia una riscrittura, e c’era il rischio, che non risulta essere sacrilega, ma piacevole, anche se penso che possa risultare inintelligibile a chi non conoscesse i miti di cui parla.


-"Anni luce", di Luigina Sgarro (poi anche in "Scritture aliene" n. 7, nuova serie, ed. Diversa sintonia, 2016; pagg. 127-131)-fantascienza classica, con una figlia che vedrà suo padre, andato a cercare un pianeta sul quale la Terra sovraffollata ed al collasso energetico possa far conto, solamente quando lei sarà ormai ottantenne, lui… molto più giovane di lei.

Certo il tema, l’effetto della teoria della relatività, non è dei più nuovi, ma è svolto decisamente bene, in una buona prosa con buoni momenti poetici: "… era sola con sua madre a guardare la terra riarsa, il cielo velato, le piante asfittiche che crescevano perplesse al limitare della città." (pag. 129).


-"Trasformazione", di Maria Francesca Zini (pagg. 132-142)-fantascienza fantastica, nel quale una donna sogna (?!) di essere in un mondo nel quale è avvenuta una trasformazione, per la degenerazione di un esperimento mirante a riportare l’ecologia in equilibrio, governato da un pugno di uomini dittatorialmente, tenendo il popolo all’oscuro del reale stato delle cose.

Sogna che la portano al Centro, dove stà il governo, e l’esperimento era iniziato. Di avere un tatuaggio che interferisce con tutto ciò, e che fa annullare l’effetto, dell’esperimento.

Un tatuaggio che le era stato regalato dall’uomo che amava, e che aveva lasciato.

Si sveglierà nel letto con lui. Ma era stato tutto un sogno, o, parimenti possibile, tutto vero?

Ciò che lo contraddistingue è un sentimento paranoico molto forte, che lo permea.


-"Il ritorno di Ulisse", di Luigina Sgarro (pagg. 143-148)-Penelope ha di nuovo accanto a sé Ulisse; ma ha la sensazione che non sia lui, che non sia il suo uomo, ma un impostore.

Farà un viaggio in mare, sul dorso di una tartaruga, e parlerà con Ermes, il dio; gli chiederà di poter essere felice per sempre, col suo Ulisse.

E lui la accontenterà; la chiuderà in un tempo circolare, eternamente ripetentesi, nel quale accoglierà il suo Ulisse, sentendolo vero, per poi farvi all’amore, "… con la passione del ritorno, della fame, della paura, con rabbia, con gioia e con speranza." (pag. 148); per sempre.

Scritto, come l’altro suo, con una buona prosa con buoni spunti aulici.


-"Ulisse e la tartaruga", di Antonella Mecenero (pagg. 149-155)-umoristico, racconta di una tartaruga che non riesce a perdere una sola scommessa, maledetta dal paradosso di Zenone che afferma che, se la sfidasse Ulisse, vincerebbe lei.

La gara di cui si racconta è, appunto, fra lei ed Ulisse; ma non a correre, ma… ad indovinelli, detti dalla Sfinge.

Decisamente divertente.


Il concorso per il ventennale dell’associazione si intitola "Un racconto in mostra", ed è stato a partecipazione gratuita.

I vincoli erano una lunghezza di non più di 1800 battute, una cartella, e che il titolo contenesse un acronimo di Lucca.

Vi hanno partecipato 406 racconti.


-"L'unica chiave che apre", di Enrico Di Addario (pagg, 158-159)-incubico, vede un uomo, su di un mondo sul quale una Macchina vomita incessantemente chiavi; di cui una solamente potrà aprire l’unica Porta.

Ma l’uomo, dopo che sono anni, che è là, la trova, apre la Porta… e si ritrova in un mondo in cui ci sono "… Cumuli di porte." (pag. 159).

Mondi paralleli; ben scritto.


-"L'ultima cosa che apparve", di Cristina Donati (pagg. 160-161)-una donna partecipa ad un festival sull’Apocalisse. Ma, quando crede di stare assistendo ad una messa in scena particolarmente ben riuscita, stà vedendo, realmente, gli angeli dell’Apocalisse; quella vera.

Idea decisamente buona, ben svolta.


-"Lorica universalis contra calamitosam apocalypsem", di Francesca Garello (pagg. 162-163)-Dio stà fremendo per poter scatenare l’Apocalisse. Sherazade ha finito, le sue narrazioni, e allora? Ma degli angeli preoccupatissimi, più che altro della Sua reazione, gli riferiscono che hanno legato, come avevano fatto con la narratrice orientale, la fine del mondo alla fine… dei concorsi del RiLL!!

Divertente, e ovviamente quanto più "in tema" fosse possibile!


Abbiamo dunque visto, come ho premesso, che anche quest’anno la qualità dei racconti è veramente buona. Buona prosa, quasi sempre, qualche idea davvero originale, e, spesso, buoni spunti poetici.

Su tutti, direi "Un carnevale rosso sangue", poi "La recluta muta", che, personalmente, avrei fatto vincere, "Unda" (per me, almeno 2°), e "Kaarg, il guerriero".

Come ho già detto l’anno scorso, i racconti del Valzania, per quanto divertenti, sono sempre più scontati (qualche altra idea ?!), "La vecchia torre", per quanto ben scritto, risente di un’idea troppo detta, seppur modernizzata, "Sorella oscura", per quanto buono, è una ristampa, e "La pazzia dell'inquisitore Alfonso Uscariz" è troppo poco fantastico, e senza una vera narrazione, che avrebbe giovato all’idea.

Nel complesso, comunque, ancora un’ottima prova per questa bella realtà della nostra editoria fantastica che, ormai, si può dire essere uscita dal ghetto nella quale era rinchiusa.

Divertente, poi, l’idea dei racconti flash di "Un racconto in mostra" che, però, vista l’esiguità del volume, si sarebbero anche potuti stampare in maggior numero.

Completano il volume "Vent'anni sembran pochi, poi ti volti a guardarli e…", del Comitato Promotore del Trofeo RiLL (pagg. 7-8), "Mai come ora ne sentiamo tutti il bisogno", di Francesco Caredio, presidente di Lucca Comics (pagg. 9-10), "XVIII Trofeo RiLL-comitato di lettura e gioria nazionale" (pagg. 164-169) e "XIX Trofeo RiLL", bando (pagg. 171-173).






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