Giocando col fantastico
di Giovanni Grazzini
La pellicola, ispirata all'omonima serie televisiva, è firmata da Landis, Spielberg, Dante e Miller
Doppio «movie-movie» con prologo notturno. Scritto facendo man bassa degli arzigogoli mentali di Rod Serling che fra il 1959 e il 1965 ispirarono la, serie televisiva americana «Twlight Zone » (andata in onda in Italia col titolo «Ai confini della realtà», e diretto da quattro moschettieri del cinema fantastico, alfieri del Capriccio strampalato.
Dopoché, nel prologo, un viaggiatore d'auto ha accontentato l'amico pilota che gli chiedeva di spaventarlo, si comincia con la storia di Bill.
Non avendo ottenuto, in ufficio, la sperata promozione (gli è stato preferito un collega ebreo), impreca contro giudei, negri e ogni altro uomo di colore, che giudica inferiori ai veri americani. Ne è punito col soffrire le loro pene quando, per i miracoli del cinema, prima i nazisti, poi il Ku KIux Klan, infine i suoi stessi connazionali nella giungla del Vietnam gli sparano addosso e finisce deportato in un lager. Firmato da John Landis, l'episodio, d'un banale moralismo ma ben diretto, ha un retroscena che conferma come spesso la realtà vinca il sogno: l'interprete Vic Morrow morì durante la lavorazione insieme a due bambini Vietnamiti, decapitati da un elicottero precipitato per cui John Landis fu imputato di omicidio.
Terrorizzati dall'idea d'invecchiare, gli americani trovano conforto nel secondo episodio, firmato da Steven Spielberg, dove il negro Scatman Crothers visita ospizi con una sua scatola magica che consente agli anziani di tornare bambini, purché davvero lo vogliano e sappiano conservarsi freschi di cuore e di mente. Slogan in rima: con un po' di buona volontà non avrete più paura dell'età ...
Da bravo scolaro di Roger Corman, l’italo-americano Joe Dante tenta di metterci paura, nel terzo episodio con l'inaudita esperienza della maestrina Kathleen Quinlan, alle prese con un bimbetto che avendo poteri sovrannaturali evoca mostri, spedisce la sorella nel mondo dei «cartoons» e terrorizza la famiglia. Il garbo soave della maestrina lo conquista al bene e lo spettatore si tranquillizza.
L'inquietudine regna invece sovrana nell'epilogo, dell'australiano George Miller, dove John Lithgow, che ha una paura birbona di viaggiare in aereo, durante una tempesta crede di vedere dal finestrino un extraterrestre il quale tenta di far precipitare l'apparecchio, e viene preso per matto, almeno finché non si scopre che qualcosa di strano dev’essere proprio accaduto.
Realizzato con tecnica intelligente, quest’ultimo episodio è il migliore di un film al quale non si possono muovere addebiti sul piano delle regie e dell’interpretazione, perché vi concorrono alcuni dei migliori talenti fra i molti giocherelloni di Hollywood specializzati nel mettere il cinema fantastico al servizio della morale, del sentimentalismo e degli affetti. Il suo successo è tuttavia legato al grado di impressionabilità del pubblico, alla sua virtù di cavalcare la tigre dell’immaginario, alla sua scelta fra il cinema e Poe.
[ Indietro ]
Articoli per film Copyright © di IntercoM Science Fiction Station - (383 letture) |