Com'è bello l'aldilà
di Lietta Tornabuoni
Se il paradiso nei film è quasi sempre un insieme di nuvole bianche ed edifici neoclassici candidi, il limbo o il purgatorio sono una specie di paradiso vegetale: prati verdi sconfinati, soli e tramonti dorati, fiori che sbocciano, alberi che cambiano colore a seconda dell'umore del protagonista. Magari sarebbe stato ragionevole immaginarli più simili alla Terra con qualche variante, ma sono così pure in "Amabili resti" ("The Lovely Bones") di Peter Jackson. Nell'aldilà sta una ragazzina di quattordici anni sequestrata, violentata, uccisa da un vicino di casa: di lì osserva lo strazio della famiglia, il procedere della loro vita; cerca di aiutare gli investigatori a scoprire la verità sul crimine della propria morte; riesce a sottrarre la sorella a un destino simile al proprio.
Le ragazzine preadolescenti sono la passione d'un regista straordinario.
Peter Jackson, neozelandese grassoccio, 48 anni, proprietario di una società di produzione e dell'azienda per gli effetti speciali Veta ("Avatar"), è autore di "King Kong" e dei tre film ricavati con immenso successo internazionale da "Il Signore degli Anelli" di Tolkien.
Il primo bellissimo film di Jackson, "Creature del cielo" (1994), aveva appunto come protagoniste due quindicenni, era un mix ammaliante e sconcertante di eleganza e atrocità. "Amabili resti", tratto dal romanzo di Alice Sebold, lo stesso: alcuni dicono che la scelta dipenda soprattutto dalla sceneggiatrice abituale Fran Walsh, moglie del regista da 25 anni, madre dei due figli Katie (14 anni) e Billy (15 anni); altri sostengono che la predilezione per le ragazzine maltrattate appartenga al lato oscuro di Peter Jackson.
"Amabili resti" non può dirsi del tutto riuscito. Ha qualcosa di dolciastro e di eccessivamente sentimentale, è un andirivieni un poco monotono fra aldiqua e aldilà. Ma Stanley Tucci, l'assassino violentatore, è bravissimo, e il film è intensamente originale: vale cerno la pena di vederlo.
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