La signora Dracula è anche una mafiosa broccolina
di Maurizio Porro
Protetto da effetti speciali al rosso sangue, ecco l'ennesima variazione sul tema dei vampiri.
Dracula, stavolta (e non è la prima), è una signora, affamata di sangue, meglio se di specialità nostrana, broccolina e mafiosa (col pericolo delle cozze all'aglio, la ricetta di mammà): «Stasera - dice - mi va di mangiare italiano», fettuccine alla vampira. Ed ecco allora la solita sceneggiata della Little Italy, con i soliti boss dalla lingua siculo-americana, le solite «famiglie» in lotta, il solito sbirro infiltrato che alla fine l'avrà vinta e si fidanzerà con l'assatanata, finché alba non sorga. Nel mezzo, a intervalli regolari come gli spot, ecco la bella Annie Parillaud, l'ex Nikita, che sgrana gli occhi infiammati, gorgheggia con voce baritonale e penetra coi canini nei colli flosci degli infami rappresentanti dell'onorata società».
Non è il film migliore del bravo John Landis, questo Amore all'ultimo morso («Innocent blood»), anzi probabilmente è il suo peggiore, e il pubblico americano come tale l'ha accolto. La sceneggiatura del letterato Michael Wolk brilla per assenza di humour, l'andamento è piatto, anche se gli effetti sono forti quanto gli improbabili e bei colori. Dicasi anche bambocciata, lontana dallo stile del regista che ci aveva ben abituato con Una poltrona per due, Il principe cerca moglie e Un lupo mannaro americano a Londra, il titolo che, per la matrice horror, più si apparenta a questo.
Le citazioni, come spesso quando non si ha niente da dire, si sprecano: in Tv passano pezzi del vecchio Dracula di Christopher Lee, si vede Hitchcock salire sul treno di Delitto per delitto e si parla di Dan Quayle-Quaglia, il «vice» di Bush. E, come piace a Landis, alcuni colleghi intervengono come ospiti speciali: sono sulla lista Dario Argento, per 5 secondi barelliere, Frank Oz, Forrest J. Ackermann e Sam Raimi. L'unica trovata che potrebbe essere divertente è che anche il capomafia Macelli diventa uno zombie e tira amici e parenti dalla parte dei morti viventi, con facoltà di volare.
Purtroppo lo stereotipo del cinema «mafioso» al livello più banale vince su ogni altra tendenza, il miscuglio rimane tale e non rinuncia nemmeno al solito inseguimento di auto, salvo redimersi per un attimo nel divertente finale, col «cattivo» che va a fuoco imprecando. La Parillaud è stata vista e presa come nel suo bestseller - di cui ora gli americani hanno girato un remake con Bridget Fonda - utilizzata in maniera simile ed eccentrica: la vitalità espressiva si è dimezzata.
Negli eccessi quasi caricaturali sono decisamente meglio i due partner, Anthony La Paglia, un tipo alla Andy Garcia (Perseguitato dalla fortuna) che fa il poliziotto nei guai, e il perfido Robert Loggia, animo mafioso in bocca mafiosa: «Posso sentire scorreggiare gli angeli» è la sua battuta più elegante. Il tutto, spiace per Landis, vale per un pubblico minorenne, mentre resta del tutto marginale il tema maggiorenne del vampiro «contemporaneo» e metropolitano, già trattato dalla Bigelow in Il buio si avvicina. Sarà per la prossima volta.
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