di Giovanni Grazzini

Che cosa fa di bello stavolta il nostro amabile attraente brioso Klaus Kinski? Assunte le smorfie più perfide, fa il verso a Frankenstein.

Siamo nell'anno 2036, su una stazione spaziale abitata soltanto da lui e dal suo servo Max 404, un androide programmato per ubbidir tacendo. Il diabolico professar Daniel sta inventando un robot di sesso femminile, battezzato Cassandra, e Max è un "curioso delle donne" che non si rassegna all'idea di venire svitato quando il suo padrone avrà messo a punto il nuovo robot.

Allorchè sopravvengono tre briganti dell'aria, fra i quali c'è una giovane Maggie che gli scalda le valvole (con inasperattì effetti vivificanti sa Cassandra), Max perciò li difende dalla polizia nella speranza di essere portato da loro sulla terra. Defunti in vario modo i tre banditi Max dovrebbe affrontare la triste prospettiva del proprio smontaggio se non accadesse che Cassandra, come Pinocchio, subito si ribellasse al suo creatore e, alleatasi con Max, non procurasse al professore una bruttissima fine. Atroce e sorprendente giacché si scopre che nemmeno lui era nato da Eva....

Scritto da James Reigle e Don Opper (il commediografo che qui recita nei panni avveniristici di Max), Android è un film di scuola, e lo conferma la notizia che il suo regista Aaron Lipstadt è stato assistente di Roger Corman, ma memore dei classici del genere - c'è anche una citazione da Metropolis di Lang - e diretto con un'abilità narrativa infrequente nelle opere di esordio. Sebbene l’orrore sia a buon mercato, Lipstadt adombra con ironica angoscia un futuro in cui anche i sentimenti saranno capovolti: con l'uomo ormai fornito di cuore meccanico e i robot tentati d'umanizzarsi.

Formalmente assai curato, con buona musica di Don Preston e avveniristiche scenografie degli eleganti Scheibel e Sprinfield, il film dunque giustifica per gli amanti del genere la spesa del biglietto. C'è il trucco, ma anche a qualcuno degli altri potrà far piacere vedere Klaus Kinsky decapitato, con la sua testa satanica nella pattumiera. Sempreché anche noi spettatori non si sia già degli androidi. Verificare con specchio retrovisore, e nel caso sbullonarsi.

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