Un ragno per nemico nella tranquilla provincia Usa
di Tullio Kezich
Non a caso in «Delitto castigo» il turpe Svidrigajlov immagina l'inferno come la stanza dei ragni: molta gente li schifa e paventa, anche quando non hanno la puntura mortale.
Ma è una delle prime volte che a questa psicosi vien dedicato un film, «Aracnofobia», dove si contemplano le criminali imprese di un ragno grosso come una pantegana.
Dal Venezuela, dopo un comodo viaggio in cassa da morto, il mostro finisce nella pacifica Canaima (California) e fa la tela proprio nel granaio di un aracnofobo.
Costui è Jeff Daniels, l'aspirante medico del borgo trasferitosi dalla città in cerca di un po' di pace campestre e subito contrastato dal vecchio medico in carica, gretto e ignorantone. Si direbbe un problema, ma c'è ben altro.
Un'occhiata attenta al cadavere proveniente dal Sudamerica, lo sfortunato fotografo di una spedizione scientifica guidata da Julian Sands, avrebbe dovuto mettere tutti in allarme: il poveretto non ha un bell'aspetto, visibilmente risucchiato e disidratato a opera del vampiresco compagno.
Pur non possedendo organi sessuali, ben presto il ragnaccio fa razza con gli innocui omologhi locali creando un esercito sterminatore pronto alla conquista del pianeta. E comincia a sgranarsi il rosario dei morti ammazzati...
Sarà proprio Daniels che, dopo l'olocausto scientifico di Sands e vincendo l'atavica paura, dovrà affrontare la corrida finale.
Anche se il regista Frank Marshall preferisce vantare un debito con «Gli uccelli» di Hitchcock, «Aracnofobia» si presenta come un tipico film «B» degli anni Cinquanta gonfiato con gli estrogeni della superproduzione (porta il marchio di Steven Spielberg) e promosso in serie «A».
Tema e svolgimento, che riguardano una terrificante spada di Damocle sospesa su una tipica comunità americana, appartengono al classico genere di "Blob" (1958), recentemente rivisto in televisione (su Raitre) a celebrazione della rubrica che da quel fil prende il nome. Anche il finale fa parte del gioco della minaccia e del sollievo.
Avvalendosi di attori più convincenti di quelli d'epoca (c'è anche, in veste di sterminatore di insetti, il godibile John Goodman di "Always"), trattato abilmente, con scene e personaggi in funzione di alleggerimento, finemente minimalista nella descrizione della piccola città e arditamente avventuroso nelle sequenze d'apertura girate a pieni polmoni tra fiumi e foreste dei tropici, "Aracnofobia" è un fumetto rilegato in pelle.
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