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Diabolico ascensore


di Giovanni Grazzini


Gli olandesi di oggi lasciano volentieri ai turisti il privilegio di coltivare il mito dei tulipani, degli zoccoli e dei mulini a vento. Per far quattrini gli uomini d'affari puntano soprattutto sullo sviluppo dell'industria tecnologica, e in particolare su quella dei computers, i nuovi idoli sociali. Si spiega anche così perché un esordiente, il trentaduenne Dick Maas, abbia scelto un computer come protagonista d'un film di fantascienza che continua, aggiornandolo, il filone del cinema sulle macchine pensanti e gli scienziati pazzi.

Nel film che Maas ha scritto, diretto e musicato, il folle di turno esperimenta gli effetti, non proprio gai, ottenibili inserendo nella centralina elettronica di un ascensore una materia vivente che è in grado di autoriprodursi.

Dio vi guardi dal chiederci di più. Contentatevi di sapere, per decidere se lasciar perdere o staccare il biglietto d'ingresso, che prima di scoprire il segreto qui perfidamente anticipatovi un tecnico della ditta di manutenzione, quel brav'uomo di Felix Adelaar, quasi esce pazzo a sua volta. Nello spazio di pochi giorni, l'ascensore di un grattacielo gioca infatti scherzi crudeli: si blocca a metà strada con quattro viaggiatori a bordo, fa precipitare nel pozzo un cieco, decapita un guardino notturno, massacra la bambola di una bimbetta e strazia un addetto alle pulizie.

In certi casi si direbbe che il comportamento dell'ascensore sia dettato da un moralismo sfrenato, perché quasi tutte le sue vittime hanno qualcosa da farsi perdonare, ma è più probabile che tante nefandezze rivelino soltanto il perverso piacere di affermare la supremazia delle macchine affrancatesi, alle solite, dal controllo dei loro inventori. Resta che Felix Adelaar, aiutato da una giornalista bellona per la quale la moglie gelosa sbatte la porta di casa, non accetta la versione della polizia per cui si tratta di "tragici incidenti" né di essere messo in cassa malattie da1 padrone: volendo capire quale gatta ci covi, tutto solo sfida a duello in una notte di tempesta il diabolico ascensore che ha già mandato al manicomio un suo collega, e ha la bella soddisfazione di vedere punito dallo stesso ascensore il cervellone che lo aveva programmato ...

C'entri o no anche la polemica contro le multinazionali, il film ha una "suspence", soprattutto nell'ultima parte, degna d’un "thriller" che voglia essere rispettato. Aggiungendo al mistero un pizzico di humor, lavora d'immaginazione col gusto dell'improvvisata, e mentre rende omaggio all'intrepido operaio che sventa un turpe progetto dei padroni, gli affianca qualche figurina saporita. Il regista Maas fa sapere senza ambagi che, non amando il cinema di Bergman. perché lo trova noioso, preferisce venire incontro al desiderio di tutti di sbirciare, ogni tanto, una cosa raccapricciante. Bisogna prenderne atto, e stare al gioco come accadde giorni fa con Christine. Perché nonostante il suo impianto un po’ primitivo e i suoi interpreti modesti (l'attore che fa Adelaar si chiama Huub Stapel, la giornalista è Willeke Van Ammelrooy) il film ci esorta alle scale, dunque ci tiene in forma. Forse è soltanto per questo che ha vinto ad Avoriaz l’ultimo festival del film fantastico.






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