Ritorno al passato con "humor"
di Giovanni Grazzini
Sempre alla ricerca di eroi da fumetto disposti a traslocare sullo schermo per far contenti i ragazzi, il cinema inglese riscopre il maggiore della Raf James Bigglesworth, un asso dell'aviazione della prima guerra mondiale che il romanziere W.E. Johns, lui stesso pilota, inventò protagonista di infinite avventure, raccontate a partire dagli anni Trenta in un centinaio di volumi.
Furbescamente, il protagonista del film non è però quell'eroe leggendario. Per rinfrescare la materia un po' vecchiotta, è un giovanotto americano di oggi, Jim Ferguson, che opera in un'industria alimentare e che all'improvviso si trova precipitato nel 1917 con l'incarico dì prestare soccorso al maggiore Bigglesworth (detto Biggles dai suoi fans), il quale deve fotografare l'arma segreta con cui i tedeschi minacciano di vincere la guerra. Non è dato sapere grazie a quali marchingegni avvengano questi viaggi nel tempo, prodotti da scariche elettriche, e perché i due uomini siano l'uno la proiezione dell'altro (chi deve essere al corrente di tutto è un vecchio comandante del controspionaggio inglese, il quale però si guarda bene dallo scoprire gli altarini). Fatto è, e qui sta 1'ideluzza, che i ritorni al passato avvengono a rate, alternati con la normale attività professionale di Ferguson; e dunque provocano situazioni burlescamente imbarazzanti perché cambiano i tempi ma non gli abiti di lui e della sua fidanzata, che non volendo separarsi dall'amato lo segue in pelliccia nelle trincee e rischia d'essere fucilata e annichilita con gli altri da un gas micidiale.
Finisce che Biggles e Ferguson, dandosi una mano contro ogni convenzione temporale, scoprono che l’arma segreta dei tedeschi è una sorta di radar, la distruggono volando con l'anacronistico elicottero sui campi di battaglia della Grande guerra e, dopo essersi ritrovati fra gli antropofagi africani, rinviano il seguito delle avventure alla prossima puntata. «Avventura nel tempo» ("Biggles"), scritto da John Grose e Kent Walwin, e diretto da John Hough, un vecchio artigiano del cinema «horror», conta duelli fra aerei d'epoca, acrobazie sotto i ponti di Londra e nella baia di New York, frequenti puntate umoristiche, avventurose incursioni, e allude alla sfida celeberrima fra due assi realmente esistiti (Manfred von Richthofen, il «Barone rosso», e il canadese Roy Brown), portata sullo schermo nei primi anni Settanta da Roger Corman.
Con tutto ciò dilapida il piccolo patrimonio già raccolto dal cinema con i film sui «buchi neri» e sui viaggi a ritroso - basti citare "Peggy Sue si è sposata» - ne fa merce da bancarella di libri usati, e soltanto Peter Cushing vi stende sopra un'ombra di mistero. Perché il racconto è confuso, e ciò che colpisce nella recitazione degli altri attori non è la disinvoltura di Alex Hyde-White, il giovane Ferguson, ma la somiglianza fra il suo supposto gemello, Neil Dickson (reduce dal colosso televisivo «Anno Domini»), e Fanny Ardant. Una parentela insospettata ...
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