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Che razzo d'uomo


di Giovanna Grassi


Arrivano le commedie americane che sembrano, e in alcuni casi sono, ispirate a fumetti. È il caso, a esempio, di «Rocketeer», tratto da un libro di disegni di Dave Stevens (reperibile anche in Italia dalla Comic Art). Non è un fumetto «old fashion» perché è stato pubblicato per la prima volta nel 1981, ma nella sua ambientazione, nel carattere dei diversi personaggi e nei costumi guarda al passato della Hollywood d'oro. E il film, diretto da Joe Johnston e prodotto dalla Touchstone/Walt Disney, ripropone con gusto la Los Angeles del 1938.

Stranamente questo film, confezionato in modo ineccepibile, non ha incontrato un grande successo in Usa dove ormai sembrano funzionare soprattutto e soltanto i gadgets firmati da Steven Spielberg o con le Tartarughe Ninja. Si tratta, invece, di un film divertente e spiritoso e che presenta due attori belli e simpatici, Jennifer Connelly e Bill Campbell. Inoltre è ricco di «citazioni» cinematografiche e per gli appassionati del grande schermo la visione rappresenterà un doppio gioco.

Protagonista della vicenda è un giovane pilota dell'aviazione: per una serie di circostanze, egli trova un misterioso congegno da «uomo razzo», che una volta fissato sulla schiena gli permetterà di scorrazzare nel cielo. Il giovane impara a servirsi, con l'aiuto di un casco che gli consente di orizzontarsi, di questa «tuta miracolosa», una sorta di zainetto ben presto conteso dalle grandi potenze.

Siamo nel cuore di Hollywood dove, a un certo punto, atterreranno con una sequenza super spettacolare anche i nazisti. E, intanto, la bellissima fidanzata di Bill, che sembra ricalcare le dive del passato, da Hedy Lamarr a Susan Hayworth, siccome coltiva ambizioni d'attrice deve fare i conti con la corte spietata e subdolamente interessata della star maschile degli studios. Costui, un incrocio tra Errol Flynn e Clark Gable, è interpretato da Timothy Dalton: la sua identità, in realtà, nasconde il doppio gioco di una spia e, la scena in cui l'indomito Bill smaschera il bellimbusto è molto divertente.

«Rocketeer» è davvero un film adatto a grandi, e piccini e si avvale anche di alcuni interpreti, scritturati per parti di contorno, di grande bravura. Come Alan Arkin, che impersona il meccanico del giovane pilota, una sorta di piccolo genio dell'aeronautica, che alla fine giocherà un tiro birbone alla spia nazista, mandandola a zonzo nello spazio con l'agognato zainetto razzo. I due giovani attori sono assolutamente gradevoli a vedersi ed eleganti nella recitazione un po' caricaturale, volutamente sopra le righe. Ma ciò che conquista nel film è la veste scenografica che ricostruisce la vecchia Los Angeles con i suoi grandi teatri, la campagna intorno, i mitici Sunset e Hollywood Boulevard. La Hollywood degli anni Trenta era davvero un luogo da sogno, con le sue vallate di aranci, le colline coperte da vegetazione, le costruzioni spagnoleggianti intorno ai boulevards e ai canyons.






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