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Questo Batman è d'autore. Sembra firmato da Fellini


di Tullio Kezich


Costato un centinaio di miliardi, «Batman - il ritorno» è il tipico kolossal fatto per abbagliare il grande pubblico; ma nello stesso tempo ha un segno autoriale tanto marcato e snobistico che non si può certo considerarlo un film di genere.

Negli USA qualcuno ha spiritosamente puntualizzato la bizzarria del prodotto definendolo «"La famiglia Addams" girato da Bergman».

Ma per il trentaduenne Tim Burton, ex animatore di Disney, poetico fabulatore di «Edward mani di forbice», bisognerebbe piuttosto richiamarsi a Fellini. L'idea di prendere un testo d'epoca e trasformarlo in una saga postmoderna nasce dalle parti di "Satyricon" e «Casanova», anche se là si trattava di classici e qui di una «comic strip» di Bob Kane, già trasferita sul video (in 120 puntate dell'Abc, che ancora sopravvivono sulle reti minori) e sullo schermo.

A suo tempo, di fronte al primo «Batman» miliardario e pantografato, non riuscii a nascondere la mia preferenza per quei vecchi filmetti girati con quattro soldi e tanta sfrontatezza, che giudicavo più intonati all'accattivante povertà della materia. Fu comunque il sesto maggiore incasso tutta la storia del cinema. Ora il secondo film chiarisce meglio l'ambizione mitografica dei suoi creatori; e definisce il quadro di una Gotham City (è l'antico nome olandese di New York), vista in una dimensione scenografica e fotografica allucinante, come la cupa capitale di un regno degli zombi.

Di nuovo l'attenzione non si concentra tanto sul difensore civico dalla doppia personalità, quanto sui suoi arcinemici: il Pinguino, Cat woman e Shreck. Di quest'ultimo, impersonato dal carismatico Christopher Walken, si è abbondantemente sottolineato che riprende con lieve modifica grafica il cognome dell'interprete di «Nosferatu»: e quindi rappresenta un invito a proseguire la lettura delle avventure di «Batman» nella chiave di un neoespressionismo di matrice germanica.

Ha scritto Antoine de Baecque sui «Cahiers du Cinéma»: «lo credo che l'Europa sia il vero paese da cui "ritornano" questi fantasmi divenuti mostruosi agli occhi degli abitanti di una città americana».

Pur impersonati con estro e autorevolezza nella serie televisiva, dove il Pinguino è Burgess Meredith e tra le Cat woman figura Eartha Kitt, gli avversari di Batman erano buffe figure a sfondo caricaturale: e invece qui, genialmente adattati ai talenti debordanti e ilarotragici di Danny DeVito e Michelle Pfeiffer, i due «freaks» scoprono un doloroso retroscena di ferite esistenziali, un'inconciliabilità con il mondo così com'è e addirittura l'orgoglio della loro diversità belluina.

Sicché il bravo Michael Keaton non può che adattarsi a essere il Virgilio del nostro viaggio fra le ombre infernali, e a farci guardare in faccia i nuovi mostri che, apparendo e scomparendo, accompagneranno l'umanità sin dentro il XXI secolo.






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