di Paola Casella

"È il mio film preferito degli ultimi vent'anni", ha detto Quentin Tarantino dopo aver visto al cinema la storia di un gruppo di adolescenti spediti da un governo totalitario su un'isola deserta, armati e costretti a «giocare» a uccidersi a vicenda. Tarantino non si riferiva ad Hunger Games, il film di Gary Ross campione di incassi tratto dall'omonima saga di Suzanne Collins, ma a Battle Royale, un thriller giapponese del 2000 diretto da Kinji Fukasaku sulla base del romanzo di Koushun Takami del 1999, già trasformato in un manga. E fu così entusiasta da affidare a Chiaki Kuriyama, l'attrice che in Battle Royale interpretava l'adolescente Takako, il ruolo della temibile Gogo in Kill Bill. La premessa delle due storie è quasi identica con qualche importante differenza, ad esempio la presenza dei media (minore in Battìe Royale) e la reazione dei giovani, che in Hunger Games si ribellano alle circostanze recuperando parte della loro umanità, mentre nel film giapponese non vi è traccia di dissenso. Interrogata sulle analogie, la Collins ha dichiarato di non conoscere Battle Royale e di essersi ispirata al mito (esente da diritti d'autore) di Teseo e del Minotauro. Del resto Stephen King aveva fatto notare che certi elementi del romanzo di Takami gli ricordavano il suo L'uomo in fuga, da cui era stato tratto il thriller L'implacabile con Schwarzenegger, nonché Il signore delle mosche di William Golding del lontano 1954, con ben due adattamenti cinematografici. Il gioco dei rimandi sembra dunque infinito, con buona pace della Collins, finora scampata alla causa per plagio.

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