Favola (attuale) che incanta
di Maurizio Porro
Non c'è dubbio che, con le labbra che si ritrova, la domanda giusta per Julia Roberts dovrebbe essere quella di Cappuccetto Rosso: «Nonna, ma che bocca grande che hai ... ». Invece l'ex pretty woman ha scelto la strega cattiva di Biancaneve in una divertente e spiritosa edizione diretta dal genio indiano del video clip Tarsem Singh, di cui era lecito, visto Immortals, non fidarsi gran che. Al contrario la rilettura della favola dei Grimm con cui Disney conquistò il primo Oscar nel '37, passata per versioni apocrife e porno, è piena di talento visivo, di trovate ironiche e scenografiche (bellissimo il luogo lacustre incantato in cui la perfida interroga allo specchio il suo doppio); e i costumi di Eiko Ishioka, scomparsa stilista giapponese, lasciano il segno nel pensiero debole.
Nel castello ispirato alla Sagrada Familia di Antoni Gaudì in mezzo alla foresta (l'autore, lo dice sottovoce, si è ispirato a Bergman e Tarkovskij, altro che Tim Burton) vive la cattiva matrigna che vuole essere la più bella del reame (con trattamento di punture d'api, scorpioni, vermi e sanguisughe) e affama il popolo, mette tasse per le cene eleganti delegando gli affari sporchi al lacchè Nathan Lane che per senso di colpa si trasforma kafkianamente anche in scarafaggio.
Ansiosa di ripianare i debiti, la regina vuole la mano (e non solo) del principe azzurro e a torso nudo alto 1,96 (Armie Hammer che in J. Edgar amava Di Caprio) strappandolo all'idillio con Biancaneve.
Che ha il sostegno dei sette nani, non più saggi prepensionati ma ribaldi malfattori con trampoli alla Busby Berkeley, briganti come pare fossero nella leggenda germanica (so no i fantastici Trampolieri di Tolouse). Che tutto si accomodi e i soldi vengano restituiti agli umili è ovvio, ma dopo aver ribaltato le convenzioni, del bacio e della mela.
Finale Bollywood per un' operazione riuscita in cui la Roberts è bravissima a virgolettare le perfidie che forse le chiede l'Europa, accanto al visino occupato dalle sopracciglia di Lily Collins che vorrebbe essere Audrey Hepbum.
Quel che diverte sono i temi di oggi come la disuguaglianza sociale (il popolo indignato), l'ossessione faustiana della giovinezza, la questione dei sessi e la prevalenza della quota rosa e rosso sangue di fronte a un maschio belloccio e inerme, mentre sui nani devianti quindi esclusi incombe la maledizione dei diversi.
Le cose serie sono sottopelle, non preoccupatevi, il film è un grande divertimento per gli occhi e promette stupori e meraviglie come un sogno in perfetto equilibrio tra Freud e Jung.
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