Arriva Casper, fratellino di ET
di Maurizio Porro
Anche se la firma è quella anonima del 30enne televisivo Brad Silberling, c'è il tocco di Spielberg (e un budget da 50 milioni di dollari) alla base del fascino paranormale di «Casper» il già popolare fantasmino che, dopo il successo americano, scalerà gli incassi natalizi in Italia. Il personaggio ha 50 anni, fu creato dallo scrittore Joe Oriolo, alla Paramount divenne film e serial d'animazione (oggi un successo home video), infine fumetto Harvey Comics.
La trovata è quella del fantasma buono e servizievole di un bambino morto a 12 anni, "vivente" (per dire) con tre zii-fantasmi bislacchi e burloni, perfino rockettari se occorre, in un castello del Maine provvisto di tutte le ragnatele della tradizione horror Universal e di una scenografia gotico kitsch senza angoli retti, alla Gaudì. E poiché la solita perfida bionda (la spiritosa Cathy Moriarty) ha ereditato la proprietà e vuole disinfestarla, colà arriva uno psicoterapeuta di fantasmi - che non vede l'ora di incontrare la moglie defunta - con la figlioletta Kat.
Sarà lei a spingere Casper ai confini della realtà, aizzando la storia verso lo stile cartoon, con i fantasmi dispettosi, il Casper maggiordomo e il Ghostbuster che si trova finalmente a cavallo dell'altro mondo. Di tutto, di più, anche di troppo: la ricerca del tesoro, le invenzioni giocattolo, la riscoperta del passato, l'apparizione di mammà e una magica pozione per la resurrezione che il buon Casper offre al papà dell'amichetta. Si guadagna così la possibilità di tornare per due ore in terra, carino e biondino com'era, proprio quando c'è da fare, complice la notte di Halloween, un po' di petting con Kat, la Christina Ricci della Famiglia Addams.
«Casper» è il classico film per stupire i comuni spettatori mortali, cui offre anche una porzione di melenso finale, rispetto cui Cenerentola sembra scritta da Bresson. Ma il divertimento è indubbio, specie quando l'autore, evidente ammiratore di Tim Burton, si applica all'osservazione umoristica: per esempio nel mimetizzarsi ovunque, tra quadri, orologi e carillon, di Casper, il piccolo diverso come E.T. ed emarginato come Edward mani di forbice, ma che sa volare a scopi romantici come Batman; o negli scherzi all'imbranato dr. Harvey (vedi alla voce coniglio e James Stewart, i cui modi Bill Pullman ricorda), che si ritrova con la faccia di Mel Gibson, Dangerfield ed Eastwood. Protagonisti, naturalmente, gli effetti speciali del computer che incastra umani e spiriti per 40 minuti buoni di proiezione, rendendo veri personaggi digitali i fantasmi traslucidi tridimensionali, con l'esborso di due anni di lavoro e 28.000 miliardi di bytes, come 19 milioni di floppy disc (al conteggio crediamo sulla parola): al confronto «Jurassic Park» era un gioco da ragazzi. In più, se volete, ci si abitua anche a parlare, in termini di intrattenimento sentimentale, di vita e di morte, almeno così come la vede la Industrial Light & Magic.
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