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Incubi e horror a gogò


di Giovanna Grassi


Dopo il primo film diretto da George A. Romero giunge sugli schermi il secondo round, a episodi come il precedente, di un copione che prende il titolo da un popolarissimo giornale a fumetti americano. Ogni pagina, nelle prime sequenze delle novelle cinematografiche, appare sullo schermo con disegni d'animazione ed effetti speciali di ottima fattura, che riproducono lo spirito e lo stile del noto "magazine" americano letto da diverse generazioni di "fans". Gli spezzoni d'animazione collegano tra loro gli episodi e la figura di un orrido vecchio, che con un camion consegna a domicilio e a un ragazzino appassionato della pubblicazione le copie fresche di stampa, funge da tratto d'unione tra le storie molto diverse tra loro.

Gli episodi proposti in questa nuova avventura, realizzata dalla società indipendente New World e basata su soggetti originali di Stephen King, il geniale autore di Carrie, Shining e di Stand by Me, sono tre e tutti si presentano variamente interessanti e ricchi di atmosfere, brividi e sotterranee inquietudini. Il primo episodio è ambientato in una sperduta cittadina di frontiera, dove una anziana coppia gestisce un drugstore sebbene quasi tutti gli abitanti del villaggio siano espatriati in cerca di lavoro verso le megalopoli statunitensi. Di fronte al drugstore veglia da anni la statua in legno di un nobile capo indiano che, per fronteggiare la violenza dell’era moderna, la gratuita ferocia, si animerà e seminerà giustizia armato di un'ascia di guerra.

Il secondo episodio (La zattera), ha come protagonista una strana e vorace macchia d'olio che galleggia su un gelido lago di montagna.

Qui, in cerca di una breve vacanza, giungono quattro studenti che si avventurano a nuoto per raggiungere una chiatta situata al centro del lago. I malcapitati si troveranno a dover fronteggiare "la cosa" che ha istinti carnivori e che dimostra di non amare affatto la loro intrusione nel suo territorio. L’episodio, benissimo diretto, ha momenti di autentica suspence e di terrificante e insinuante angoscia.

Il terzo e lungo episodio è il più riuscito e dimostra, come i precedenti, le qualità narrative, la inesauribile vena di uno tra i più prolifici e mai banali narratori contemporanei di incubi. In «The Hitchhiker» (L'autostoppista è la traduzione italiana del film nel film), una bella donna fa ritorno a casa sulla sua luccicante automobile, dopo un convegno d'amore a pagamento con un inesauribile macho. Nella notte, lungo i tornanti della grande arteria che la riporta al borghese talamo nuziale, la donna travolge un autostoppista di colore e fugge come un pirata della strada.

Ma il rimorso si annida nel suo cervello e la pedina, la bracca, le gioca brutti scherzi assumendo le immortali sembianze dell'autostoppista negro grondante di sangue.

Interpretato con allucinata espressività da Lois Chiles, L'autostoppista è un ottimo esempio delle qualità narrative e, immaginifiche di King. Il film, interpretato da alcune vecchie glorie (a esempio da Dorothy Lamour, la dolce moglie del proprietario del drugstore, si avvale dei trucchi del qualificato Tom Savini (uno dei maghi di effetti speciali più richiesti d'oltreoceano) e dell'abile regia del giovane Michael Gornick, collaboratore di George Romero per altri film ("Knightriders", "The Crazies"), autore di diversi episodi televisivi della popolare serie Tales From the Darkside.

Fotografato con colori molto appropriati da Tom Aurwitz e Dick Hart, Creepshow 2 è un ottimo esempio di cinema horror tradizionale e soddisfa i cultori del genere senza abbondare in scene grand guignol. Dietro le quinte, Stephen King si conferma il più moderno e grande scrittore americano vivente di incubi e imprevedibili brividi in agguato nella natura, nelle ombre delle relazioni umane e tra le pedine delle scacchiere della vita.






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