Tanta musica e computer, meno fantasia
di Maurizio Porro
Dopo 60 anni si è avverato il progetto di Walt Disney, che avrebbe voluto aggiungere ogni anno un nuovo episodio a Fantasia (erano in lista di attesa Debussy, Ciaikovskij, Wagner), film oggi di culto ma che non fu subito un successo, perché l'idea di materializzare la musica fu snobbata dagli esperti ed era incomprensibile ai bambini.
Mentre allora era con Stokowski che Topolino si complimentava, qui il cartoon stringe la mano a James Levine, direttore della Chicago Simphony Orchestra, insieme ad altri testimonial come Bette Midler, Steve Martin, Quincy Jones, la signora in giallo Angela Lansbury, lasciando poi il posto a Paperino. Che, naturalmente in ritardo, cerca Paperina e fa l'assistente di Noè sull'Arca nel pezzo ispirato a «Pomp and circumstances, marce 1,2,3,4» di Elgar (usate da Kubrick in «Arancia meccanica»), il più tradizionale, consolatorio e «carino» dei nuovi 7 episodi musicali del film diretto a 16 mani, di cui le più prodigiose sono quelle di Goldberg e naturalmente di James Alzar di cui si rivede, unico pezzo di antiquariato, l'«Apprendista stregone».
Fantasia 2000, completo di tutte le stravaganze della tecnologia digitale, è un'imitazione non sempre ispirata del primo cartoon, con un'anima al computer e senza l'ingenuità e la simpatia di un tempo, ma con più grancassa e qualche immagine di paura da cartoon giapponese. E c'è acqua dappertutto: il mare, la pioggia, il diluvio, i secchi di Topolino, le cascate e le rocce primordiali dei primi tre minuti della Quinta sinfonia di Beethoven (l'unico compositore insieme a Stravinskij ancora presente), che aprono in modo surreale il concerto, il fluido che riporta la vita con le gocce di rugiada per la suite dell'Uccello di fuoco che chiude nel segno minaccioso di un incubo con happy end dai violenti e bei colori.
Il principio ispiratore sembra quello ecologico, del rispetto per la Natura Incontaminata e le sue mille meraviglie, per restare nel gergo Disney. Ma quando i disegnatori fanno la voce grossa con la computer graphic, ne esce un'overdose di retorica meccanica, come con le balene danzanti nell'Artico per i «Pini di Roma» di Respighi; quando invece Disney torna Disney il tono cambia. Paperino è pur sempre un concentrato di simpatia, il Soldatino di stagno di Shostakovich-Andersen parla al cuore dei bambini, sicuramente divertiti dal fenicottero rosa che esce dal branco con lo yo yo, matto come i celebri ippopotami in tutù, nel finale del «Carnevale degli animali» di Saint-Saens, diretto da Eric Goldberg. È a lui, complice il vecchio maestro di caricature Hai Hirshfeld, che si deve il pezzo migliore, e l'unico metropolitano, la «Sinfonia in blu» di Gershwin (e Woody Allen si sarebbe tentati di aggiungere) in cui la vita quotidiana della Manhattan stilizzata anni '20, tra ricchi e poveri diventa un fascinoso turbinìo di spiritose linee astratte e monocromatiche che viaggia a tempo di jazz.
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