di Paolo Mereghetti

Mentre si riaccendono le polemiche tra i festival italiani per definire delle date che siano compatibili con gli impegni di tutti (l'anno prossimo Roma scivola alla fine di ottobre per fare spazio alla stagione sinfonica di Santa Cecilia ospitata all'Auditorium, e c'è qualcuno che vorrebbe anticipare Torino subito dopo Venezia), il Festival programma oggi, nella sezione fuori concorso «Festa mobile», un delizioso ed eccentrico film d'animazione, Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson.

All'origine c'è il romanzo per ragazzi di Roald Dahl, «Furbo, il signor Volpe» (sempre ammesso che gli scritti di Dahl si possano definire «letteratura infantile») che però il regista dei Tenenbaum è del più recente Un treno per Darjeeling ha riscritto e in parte reinventato con Noah Baumbach (regista di Il calamaro e la balena).

Girato con il sistema stop motion e una serie di simpatici pupazzi antropomorfi, il film racconta la «ricaduta» verso il proprio istinto di cacciatore di polli dell'intraprendente signor Volpe. Dodici anni-volpe prima (un periodo di tempo che gli umani considererebbero decisamente più breve), catturato dopo l'ennesimo furto di pennuti, Volpe aveva promesso alla moglie, anche lei in gabbia, che se fossero riusciti a salvarsi non avrebbe mai più cercato di rubare nei pollai. Ma un trasloco proprio di fronte alle fattorie di tre allevatori gli fa dimenticare i buoni propositi. E soprattutto gli fa sottovalutare la possibile reazione dei tre proprietari, alleatisi nel dichiarare una guerra senza tregua allo svaligiatore dei loro pollai e delle loro cantine.

La favola sull'istinto animale e sulle conseguenze che ricadono su tutti gli animali del bosco (la guerra scatenata dai tre agricoltori mette in moto scavatrici, artificieri, pompieri e fucilieri) diventa però nelle mani di Anderson una personalissima rilettura dei temi già presenti nei suoi film «tradizionali», dalla centralità della famiglia alle ambizioni dei figli (i tormenti di identità del figlio di Mr. Fox sembrano la fotocopia di quelli dei figli «falliti» di Royal Tenenbaum) fino alla cialtroneria e alle nevrosi di una certa America. Che le voci facilmente riconoscibili dell’edizione originale (George Clooney è il signor Volpe, Meryl Streep la moglie, Jason Schwartzman il loro figlio Ash, Bill Murray l'aiutante Badger) aiutano a identificare ancora di più con il mondo reale: un effetto che rischia di sparire nell'edizione italiana e che può far sembrare troppo «per bambini» una favola che invece è lo specchio della nostra «innata» inadeguatezza.

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