I fantastici quattro, eroi da baraccone
di Tullio Kezich
«I film davvero buoni sui supereroi, come Superman, Spiderman 2 e Batman Begins si lasciano I fantastici quattro così indietro che quest'ultimo dovrebbe quasi vergognarsi di venir programmato negli stessi cinema». Si è arrabbiato perfino troppo Roger Ebert di fronte alla pellicola effettata e fracassona di Tim Story, ma va comunque precisato che in Usa le sale di cui parla l'autorevole critico del Chicago Tribune sono state ben 3602 e che a onta delle recensioni catastrofiche in un paio di mesi il film ha già incassato nel mondo oltre 300 milioni di dollari.
Il diabolico miliardario Van Doom (Julian McMahon) accetta di finanziare l'antico compagno d'università Reed Richards (Ioan Gruffudd) nel progetto di una missione spaziale per ficcarsi dentro un'incombente tempesta geomagnetica simile a quella che provocò la nascita della vita sulla Terra. Lo scopo è trarre dall'osservazione ravvicinata del fenomeno utili rilievi riguardanti la struttura del genoma umano, le cause di varie malattie e via elucubrando. Partono con Reed l'amico pilota Ben Grimm (Michael Chiklis), la bella Sue Storm (ex di Richards, ora legata a Van Doom, interpretata da Jessica Alba), e il di lei fratello Johnny (Chris Evans). Investiti dal turbine, i quattro ne escono alterati da impressionanti mutazioni genetiche: Reed scopre che può restringere ed estendere il suo corpo come fosse di gomma, Ben diventa un gigante pietroso dalla forza incommensurabile, Sue acquista la facoltà di sparire e Johnny emette fiamme. Prontamente la stampa li battezza Mister Fantastic, la Cosa, la Donna invisibile e la Torcia umana. Fanno colpo esibendo i loro superpoteri, ma a parte il pirlacchione Johnny, che se ne compiace, gli altri preferirebbero tornare quelli di prima: soprattutto Ben, abbandonato dalla morosa causa l'aspetto orripilante (troverà poi un'altra compagna, provvidenzialmente cieca).
Si scatena il conflitto con il cattivo Van Doom, che intanto sta diventando il fenomeno numero cinque fatto tutto d'acciaio. Finirà che i quattro sceglieranno di restare «fantastici» dedicandosi a opere di bene.
Il film non è il primo ispirato ai leggendari comics tenuti a battesimo nel 1961 dallo scrittore Stan Lee e dal disegnatore Jack Kirby. Da The Fantastic Four sono state ricavate in forma di cartoons, molteplici serie tv negli anni '60, '70 e '90; e un'altra è annunciata fra breve. Dal libro Cinema's Strangest Moments di Quentin Falk si apprende poi che nel 1994 il produttore Roger Corman, al puro scopo di conservare i diritti sul titolo, allestì con la regia di tale Oley Sassone un film a costo zero che non fu mai distribuito, ma circola tramite i canali della pirateria. Il presente I fantastici quattro, per il quale i produttori avrebbero voluto George Clooney, è il primo adattamento a grande spettacolo.
Si comincia e si conclude su una gran statua metallica di Van Doom, con un finale che sembra promettere (o minacciare?) un seguito. La mutazione dei protagonisti avviene dopo venti buoni minuti e la storia procede attraverso incidenti insulsi e situazioni da sitcom. Al centro di un triangolo amoroso inconsistente, Jessica Alba è una pupattola e l'uno per l'altro gli interpreti sembrano presi dall'elenco telefonico. Nonostante i quintali di trucco sotto i quali l'hanno sepolto, il solo a esprimere qualcosa è Chiklis.
Tutti noi, da piccoli e magari da grandi, abbiamo sognato di possedere delle facoltà magiche, ma il problema si presenta in due modi: come acquisirle e come liberarsene. In fin dei conti anche una baracconata come i fantastic four può nascondere un messaggio imprevedibilmente amaro: lungi dal dare la felicità, i superpoteri (trascorrendo dalla fantascienza alla psicologia, pensiamo alle difficoltà esistenziali del bambino superdotato) rappresentano un grattacapo in più.
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