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Burton, il creatore di sogni: "Adoro tornare bambino"


di Giovanna Grassi


«Sono emozionato: da 15 anni vivo a Londra, dove sono nati i miei due figli. Ma non mi era mai accaduto di inaugurare il London Film Festival all'Odeon Leicester Square con una serata di gala e la prima europea di un film che mi è infinitamente caro. Frankenweenie esprime la mia parte migliore e il ragazzino vulnerabile che è ancora dentro di me». Parla così Tim Burton, 54 anni, i capelli arruffati di sempre e gli occhi curiosi, senza età. Gli spettatori di ogni generazione, dopo la festa sul tappeto rosso, ieri sera nell'immenso cinema si sono messi gli occhiali per il 3D del film in bianco e nero realizzato con la tecnica stop motion, animazione con pupazzi. Hanno confessato alla fine di aver pianto nei momenti più dolorosi della vicenda di un ragazzino che non vuole arrenderli alla morte del suo cane.

Il regista è tornato a Londra dopo il lancio americano di Frankenweenie e di una splendida mostra, che farà il giro del mondo, sui disegni e le scenografie del film. Le recensioni, con pochissime dissonanze, sono state eccellenti: tre stellette e mezzo da Rolling Stone, il New York Times entusiasta per la «resurrezione del miglior Burton», «una meraviglia visuale su una fragile, una complessa storia» il Los Angeles Times. Quinto al box office nel weekend, il film è destinato a piacere di più in Europa dove i genitori forse hanno meno paura dei lucciconi negli occhi dei figli. Premette il regista, sempre impenetrabile sul privato, che questa volta ha mescolato il cinema ai suoi gusti, legami affettivi, interessi culturali: «Alla prima europea affido un film che riflette la mia passione per gli animali, la fiducia nelle ricerche della scienza, i sentimenti per la famiglia e l'amicizia, il gusto per l'immaginazione e la realtà, che possono fondersi nelle tecniche dell'animazione».

In «Frankenweenie» non c'è Helena Bonham Carter, con cui sta dal 2001 quando vi incontraste sul set de «Il pianeta delle scimmie» ...

«Al Festival mi accompagna al gala. Ma sarà presente anche a quello di chiusura per un suo film, Great Expectations di Mìke Newell, in cui recita con Ralph Fiennes. Apriamo e chiudiamo in salsa angloamericana: ne sono felice».

Come racconterebbe a un bimbo "Frankenweenie"?

«C'era una volta un cagnolino che faceva feste al suo padroncino, Victor Frankenstein. Quando un incidente lo porta via, il bimbo fa un esperimento imparato a scuola e Sparky rinasce con l'elettricità di un fulmine. È un secondo inizio».

Perché il film per lei è così importante?

«Si svolge nei luoghi dove si è formata la mia creatività. Ricostruisce il distretto di Burbank, un quartiere nella Valley di Los Angeles dove sono nato e cresciuto, dove ho iniziato a lavo-rare come disegnatore negli studios Disney. Ero un bambino timido e solitario, che si rintanava nella sua stanza a disegnare e parlavo pochissimo anche con i miei genitori, così diversi e concreti. Un giorno comunicai che sarei andato a vivere con la nonna. Mi sentivo a disagio sui banchi di scuola mentre la fantasia correva».

Quando scoprì il suo talento di autore e disegnatore?

«Riuscii a trovare identità e sicurezze perché con una borsa di studio fui ammesso al California Institute of the Arts. E proprio nell’‘84, all'inizio della mia carriera, girai un corto che la Disney accantonò e vietò ai minori di 14 anni. Narrava la stessa storia del mio film di oggi. Trent'anni dopo, la Disney ha creduto nei miei sogni e incubi».

Ha voluto a Londra le voci dei suoi personaggi scelte a una a una.

«Winona Ryder è la ragazzina della porta accanto e canta anche un motivo, "Elsa's Song", con musica del grande Danny Elfam. Martin Landau riceverà un riconoscimento dal British Film Institute. Proietteranno il film con lui di Hitchcock, Intrigo internazionale. Landau è stato un disegnatore e fumettista provetto, poi ha recitato diretto da George Stevens, John Sturges, Woody Allen e Coppola e con me ha vinto un Oscar per Ed Wood».

Cosa rappresenta il professore interpretato da Landau?

«Mr. Rzykruski, origini russe, è disegnato sulla figura di Landau e di Vincent Price ed è "pericoloso" secondo il consiglio dei genitori. Aveva insegnato la verità, ossia che la scienza aiuta a ricostruire i geni di molte vite.

L'amore assoluto spinge Victor all'esperimento, gli altri bimbi vogliono resuscitare gli animali per vendette. Diventano mostri cattivi ed ecco il terzo inizio».

Sparky sembra un bizzarro, disastrato randagio.

«Gli animali sono tutti belli. Quando ero un ragazzino asociale mi piacevano i cartoon con le bestiole dei Looney Tunes e uno dei miei film preferiti resta Lilly e il vagabondo. Ho sempre prediletto gli autori della letteratura che hanno utilizzato gli animali per raccontarci forti metafore».

Chi sono i pittori che per lei sono stati fonti di ispirazione creativa?

«Van Gogh, Klimt, Braque. Frankeewenie è un mio viaggio personale, con citazioni di film, pittori, incontri, libri. Ma non dirò come finisce. Libri e film non si guardano saltando pagine, ma si leggono dall'inizio alla fine».






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