Agosto del 2000: medioevo a Los Angeles dopo il terremoto
di Maurizio Porro
Richiamami Jena. Carpenter fa il bis, col senno, gli effetti speciali e il montaggio «virtuale» di 16 anni dopo, del suo 1997 fuga da New York; che ora è una Fuga da Los Angeles, ma segue pedissequamente nella sceneggiatura firmata anche da Debra Hill e dal protagonista Kurt Russell il modello originario. A tutto fumetto muovendosi in una scenografia notturna e allarmante di Lawrence G. Paull, Che deve tener conto del micidiale terremoto che sconvolgerà Los Angeles il 23 agosto del 2000, The Big One, e del fatto che la metropoli, separata dalla California, sarà ridotta a una acquitrinosa rovina, un'isola dell'Apocalisse dove sono raccolti i ribelli del «politically correct». Se nel '97 Jena, con benda nera sull'occhio, salvava la vita al presidente, nel 2013 deve recuperare la figlia del nuovo capo di Stato che, disapprovando papà che ha messo al bando fumo, gioco d'azzardo, carne rossa e sesso non ufficiale, si allea al suo nemico. Ovvero il ribelle Cuervo, mix fra Sentiero Luminoso e Che Guevara, padrone di un sistema che annulla le conquiste dell'uomo. Si ripete il gag dell'iniezione col virus mortale, per cui il nostro Kurt avrebbe, salvo contrordini, 10 ore di vita prima di crepare. Da qui la solita sarabanda di surrealtà fumettare, fasti di luce, parolacce, macchine olografiche.
Sunset Boulevard è diventato rovina, surfisti pazzi lo percorrono, star, replicanti homeless, mostri della chirurgia plastica reduci del lifting obbligatorio.
Un telecomando è pronto per bloccare il mondo, ma prima di ricominciare daccapo si può gustare un'ultima sigaretta. Qualche graffio qua e là (la terribile partita di basket da cui non si esce vivi se non si fanno due canestri in 10 secondi), l'apparizione di Valeria Golino musulmana, l'ondivaga e frastornante colonna sonora tentano di riempire un film vuoto e ripetitivo. Con esibizioni di deltaplano, ma assoluta immobilità inventiva, nonostante l'apparente confusione e pochi minuti che dividono dal collasso del disperato Snake, che deve introdursi a Sodoma, dove si fuma, si fa sesso, si mangia carne, ed eliminare Utopia. Affascinato dalle tenebre, Carpenter, di cui non si disconoscono i meriti di culto, si adagia in un remake dal polemico finale in cui Jena uccide la tecnologia, il Male. Potere che corrompe, mania religiosa, revival del fascismo: a Jena non importa di niente, gli basta vivere 60 secondi in più e schiacciare un bottone: non per morale, per voglia d'azione.
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