Avventura in superspider
di Maurizio Porro
Ai ladri d'auto va meglio che ai ladri di biciclette, almeno al cinema: le statistiche assicurano che, soltanto in California, si rubano 2986 macchine al giorno (forse, mentre scriviamo, saranno arrivati a 3000) di cui 235 a Los Angeles, per un fatturato di 10 miliardi di dollari, alla faccia della banda degli onesti.
Ma Il giorno della Luna Nera (Black moon rising, variazione linguistica su un motivo del Creedence), niente paura, non è un film sociologico, è un'avventurona a chiazze che prende a prestito emozioni da tutti i generi canonici, brevetta un forzuto protagonista che vorrebbe assomigliare a 007 (non a caso, nell'ultima scena, lo vediamo finalmente a letto con la ragazza, come accade a James Bond ma, proprio coma lui, è tutto indolenzito ed ammaccato), mette in scena una scazzottatura come il Dio del cinema comanda e tenta di farci innamorare di una macchina-avveniristica.
È lei che si chiama Luna Nera, fa i 560 chilometri orari, è alimentata a idrogeno, va guidata in posizione orizzontale (prodigi del design del medioevo prossimo venturo), e vedrete che alla fine sa anche saltare da un grattacielo, pardon, da un crepaccio metropolitano all'altro, proprio come si usava tra i cavalli dei western di una volta. Questo gioiellino è tra l'altro la fotocopia futuribile di un modello che fu realmente esposto a Montreal, con copyright francese e motore Porsche.
Ma non è certo la verosimiglianza che si chiede a un film così, che mescola le carte della suspense, dello spionaggio e del thriller, senza neanche barare troppo. E non è certo l'aderenza alla realtà che si richiede a una storia, come dice la pubblicità, «uscita dalla mente di John Carpenter», il più barocco ed eccessivo dei registi visionari americani, che si era già innamorato di un'automobile tre anni fa nel suo Christine, e oggi firma il soggetto e un terzo della sceneggiatura di questa Luna Nera affidata alla professionale regia di Harley Cokliss, americano che ha risciacquato i panni nel Tamigi, si è fatto le ossa alla BBC e ha diretto la seconda unità di un film di "Guerre stellari".
Qui è alle prese con Quint, manesco agente del servizio segreto americano che ruba, per conto del governo, una importante cassetta con importanti segreti, e poi, inseguito dai killer, la nasconde in una super macchina - la Luna Nera, per l'appunto – che i tre inventori stanno giusto portando a Los Angeles sperando di fare fortuna, ma che invece verrà rubata durante il blitz di una banda specializzata. Come recuperarla, lei e la cassetta segreta, prima che sia «spolpata» e riciclata dal boss della gang, il criminale Ryland, che abita con la sua organizzazione malavitosa due grattacieli gemelli? C'è un modo: Quint fa breccia nel cuore di Nina, una ladra pentita, penetra con agguati e inseguimenti tra i nemici, ne fa polpette e poi letteralmente vola via con la sua super spider e con Linda Hamilton, la sopravvissuta di «Terminator».
Il giorno della Luna Nera è un film "macho" e con una debole ombra di ironia, tutto dedito all'azione, e calamita l'attenzione nel rispetto degli effetti speciali, sia con le macchine sia con l'uomo e le sue mille meraviglie di violenza. Anche se la psicologia è un sogno irraggiungibile in un film che ricalca gesta note, e poco cavalleresche, il pugno è sferrato al momento giusto, l'auto fa i suoi salti mortali al chilometraggio giusto, Tommy Lee Jones (cui non si può chiedere che i muscoli più vibranti siano quelli facciali) ghigna sotto i bicipiti, il cattivo Robert Vaughn fa il sornione e tutto torna sotto controllo. Con una dose frenata di divertimento e la solita America che fa le capriole sui suoi vizi congeniti ma è capace di mettere sempre nuovi allori sul capo dei suoi eroi sportivamente avanzati.
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