Quattro teen-ager esperte di magia
di Maurizio Porro
Quattro ragazze mediamente emarginate di una high school di Los Angeles (i soliti traumi di razza: una è negra, una è portoricana), decidono di chiedere aiuto al Maligno e scoprono di essere delle giovani streghe. Non succede tutti i giorni: composti i quattro punti cardinali, secondo riti magici, acquistati libri e candele in un negozio di paccottaglia paranormale, le teen-ager, che hanno giurato fedeltà col sangue, si vendicano della famiglia, della scuola, della compagna viperina e razzista.
Ma il gioco diventa pericoloso quando Chris, un povero ragazzo colpevole di essere stato il boy friend di una delle streghe, viene addirittura «fatto» precipitare dalla finestra: avevano ragione i compagni a chiamarle le «stronze di Eastwick». È chiaro che ci sarà un contraccolpo dall'al di là, ed è chiaro che il regista Andrew Fleming, più portato per l'al di qua, organizzerà nel finale una festa di effetti speciali con vermi e altri orrori: la magia nera ritorna.
Giovani streghe (The craft) è un curioso mélange, nel primo tempo divertente, tra il film giovanilistico all'americana e l'horror che segue la moda diabolica dell'esorcismo, arrivata alla cronaca dei giornali. Curioso è l'utilizzo che le streghette brunette fanno dei loro poteri: aumentare le tette, cancellare le ferite, cambiare il colore dei capelli, sveltire il traffico e vendicare la solitudine americana dei giovani.
Star del racconto, in sintonia coi giovani, quattro attrici piccole ma diaboliche, della covata da telefilm, tutte un po' uguali, un po' carine, un po' brillanti (una porta anche il cognome Campbell, ma si chiama Neve). Il regista Fleming, abile nell'incastrare i desideri (vedi Amici per gioco, amici per sesso), resta, con abilità, ai margini di un soggetto divertente e non del tutto sfruttato proprio nelle sue valenze femminili: per non sbagliare a Massenzio è già stata eletta una Miss Fattucchiera '96.
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