Sarà pure un falso, ma il gladiatore è degno di Ben Hur
di Tullio Kezich
Storici e pedanti hanno un bel trovargli errori e anacronismi: seduto sul suo trono di quarantanove milioni di dollari incassati in Usa nella prima settimana, «Il gladiatore» se la ride di chi gli fa le bucce; e annuncia orgogliosamente il ritorno del "peplum" in auge 40 anni fa. A sostegno dell'operazione c'è la dreamWorks di Steven Spielberg, il più geniale uomo di spettacolo del mondo. C'è il tocco raffinato di un regista come Ridley Scott, che sa come si nobilita un mélo, come si mettono in scena battaglie e tornei, come si esalta un eroe e si demonizza un cattivo. E c'è il lancio definitivo del neozelandese Russell Crowe, atleta completo del divismo che dopo la recente nomination per "Insider" si piazza in prima serie pretendendo per le future prestazioni venti milioni di dollari.
Sul punto della fedeltà storica, tutti sappiamo che il saggio imperatore Marco Aurelio (Richard Harris è all'altezza del personaggio) morì di peste nel 180 mentre combatteva i barbari danubiani e non fu strangolato dal figlio Commodo (Joaquim Phoenix) come avviene sullo schermo. Sfogliando qualche libro ho scoperto invece che il generale Maximus, impersonato da Crowe, rispecchia il fedele Terrutenio Paterno vittima dell'usurpatore.
Anche la sorella di Commodo, Lucilla (Connie Nielsen), risulta nelle cronache uccisa per ordine del fratello crudele. Ovviamente tutti gli elementi veri sono presi a pretesto di un racconto fantastorico liberamente imbastito: anche se è vero che Commodo amava scendere di persona a combattere nell'arena.
Tutto il film, costruito drammaturgicamente sull'implacabile meccanismo della vendetta, punta alla scena finale in cui Crowe e Phoenix si affrontano con la spada in pugno; e si può dire che la punizione del mostro, anche se pagata al prezzo più alto, è spasmodicamente attesa e applaudita, da tutto il pubblico.
Se davvero tornano di moda i film sull'antica Roma possiamo sperare di rivedere i clienti americani come ai tempi di «Ben Hur»? Per il momento il Colosseo di Scott è stato girato nell'isola di Malta: come mai? Ho già rivolto la domanda ai dirigenti di Cinecittà, nessuno ha risposto.
Il punto è che sull'onda del successo si segnalano altri gladiatori english speaking in partenza per nuove avventure: riusciremo a farli passare dalle nostre parti con i loro sesterzi?
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