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Arrivano i fratelli cattivi di "E.t."


di Giovanni Grazzini


Thriller comico, perché i bambini si divertano a spaventarsi, i sociologi leggano dietro le quinte della fiaba i malumori dell'America, gli psicanalisti vi colgano le voci dell’inconscio e i moralisti vedano portati sullo schermo i loro predicozzi sui danni inflitti alla natura dalla civiltà tecnologica.

Con in più una smorfia irriverente alla retorica natalizia, un po' di satira degli xenofobi, e tante, ma tante citazioni da cineteca (c'è chi ne ha contate sessanta). È un'idea portante che ha da valere come richiamo all'ordine: nel piccolo e nel grande, rispettare le regole, obbedire alle leggi. Non è più il tempo in cui era proibito proibire…

È appunto perché Billy, giovanissimo impiegato di banca in una cittadina americana, si è lasciato distrarre e non ha seguito le istruzioni che Gizmo, l'animaletto regalatogli per Natale da papà (un cugino del koala), partorisce a suo modo delle pallottole pelose. Ma niente affatto carucce come Gizmo. In poche ore infatti esse si trasformano in perfidi diavoletti alla Bosch, dotati di aguzzi dentini, orecchi a punta e unghioli feroci. Billy fa appena in tempo a chiedersi cosa succede che già quegli orrendi ranocchi danno l'assalto alla mamma e invadono la città.

Spiritelli maligni ("gremlins" in inglese), saccheggiano i negozi, spargono il terrore, provocano disastri. E volendo spassarsela, si comportano da omacci: quando non ammazzano si ubriacano, giocano a poker (e anche fra loro c'è chi bara), si esibiscono nudi, fumano come turchi, si abbandonano a balli sfrenati e, massima perversione, vanno al cinema a vedere Biancaneve e i sette nani. Sono insomma tutto ciò che l'extraterrestre di E.T. avrebbe potuto essere se anziché venire da un mondo più buono fosse scaturito dalla zona buia del nostro istinto.

Poiché la polizia se l’è data a gambe, tocca a Billy e alla sua amichetta Kate salvare il mondo. Aiutato dal fedelissimo cane Barney, che ha seguito con grande preoccupazione lo svolgersi degli eventi, e dall'ottimo Gizmo, al quale rimorde la coscienza, Billy infatti sconfigge gli infami gaudenti, e in un cruento duello combattuto in un negozio di giocattoli riduce in cenere il loro capo "Ciuffo bianco". Sul finire riappare il cinese al quale Gizmo era stato sottratto. Se lo riprende, fa una succinta ramanzina, e rimanda a tempi migliori il consolidarsi dell'amicizia fra Billy e Gizmo...

Quale sia la morale della favola non è affatto chiaro (sembra di capire che la TV è accusata d'indurre la società a sciupare i doni di madre natura, o forse il film allude ai due universi speculari contenuti nel reale, l'uno confortevole e dolce, l'altro perfido e mostruoso.

Resta che Gremlins, scritto dal giovanissimo Chris Columbus e diretto da Joe Dante sotto l'ala protettrice di Steven Spielberg, è un nuovo astuto «pastiche» di cinema horror, sentimentale, sadico, parodistico e fantasy.

Allievo di Corman, Joe Dante, anni 36, ha imparato bene il mestiere dell'umor nero. Sa tenere col fiato sospeso e ogni poco allenta la corda perché l'ironia prevalga sulla paura.

Gioca col repellente e fa satira di costume. Dice d'aver pensato al Mago di Oz (la vecchia strega ... ) e accumula effetti biechi. Esorcizza il fantasma di Walt Disney e infila una dopo l'altra gag da fumetto.

Come ormai accade sempre più spesso in film del genere, e larga parte del merito va all'inventore delle creature irreali: in tal caso il Chris Walas che ha disegnato e animato i pupazzi con molto più estro di quanto sia occorso scegliendo come attori i giovani Zach Galligan e Phoebe Cates, un Billy e una Kate tra i quali, c'era da dubitarne?, scappa anche un bacetto. Il ridicolo papà di Billy, un inventore di macchinette disastrose è Hoyt Axton. La mamma, che arrostisce un gremlin nel forno, è Frances Lee McCain.

E sapete chi è il vecchio cinese? Quel Keye Luke che proprio quest'anno celebra le nozze d'oro con lo schermo per avere esordito accanto a Greta Garbo, nel Velo dipinto.






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