La caccia all'uomo in diretta Tv
di Giovanni Grazzini
Reboante incrocio fra «Ginger e Fred» di Fellini e «Rollerball» di Jewison, con un pensierino alle lotte dei gladiatori e un omaggio ai più apocalittici seguaci di Orwell. Ossia quanto di più sarcastico e feroce ci sia offerto in questo momento sulla pubblica piazza per distogliere le giovani coppie dall'avere bambini, visto che nel 2017 trionferà la barbarie, cavalcata da un Pippo Baudo così schiavo dell'indice di ascolto da offrire sorridendo alla platea televisiva, assetata di sangue, gli spettacoli più selvaggi.
Siamo a Los Angeles. Dopo il collasso dell'economia mondiale, uno Stato di polizia, fornito dei più aggiornati congegni per i controlli elettronici, soffoca ogni genere di dissidenza, e per distrarre il popolo trasmette nelle strade, su schermi immensi, lo show, con contorno di quiz a premi, durante il quale il conduttore Damon Killian presenta il suo diabolico programma: una vera e propria caccia all'uomo in diretta per le vie notturne della metropoli, dove la preda è di norma un inerme carcerato e i suoi inseguitori sono omaccioni dotati di crudelissime armi.
Per mandare la folla in delirio, oggi Damon porta nell'arena Ben Richards, un ex sbirro evaso dalla galera a cui era stato condannato, come responsabile d'un massacro (in realtà aveva proprio tentato di evitarlo) e riacciuffato dalla polizia su indicazione d'una giovane donna, Amber. Ben Richards è fenomenale. Resiste al vortice delle turboslitte nel tunnel della morte, e uno per uno abbatte gli sterminatori mandati a trucidarlo, vuoi con seghe meccaniche, vuoi con dentate mazze da hockey, con scariche elettriche e lanciafiamme. Ma non soltanto si libera di quegli assassini legalizzati Con l'aiuto di Amber che si è pentita e schierata al suo fianco (a cose fatte avrà in premio un bacio), elimina l'infame Damon e favorisce la resistenza contro i tiranni aprendo gli occhi al popolo. il quale ovviamente ne fa il suo nuovo idolo ...
Tratto dal romanzo «L'uomo in fuga», scritto da Stephen King quando ancora si firmava Richard Bachman ma largamente rielaborato dallo sceneggiatore Steven E. de Souza, "L'implacabile" è sconsigliabile a chi ha lo stomaco debole. Dunque vogliamo suggerirlo a chi già si mette le mani nei capelli pensando al futuro imminente, agli strazi sociali, civili, morali di cui la Tv sarà portavoce e strumento in un universo ossessionato dalla violenza e forse redento soltanto dall’insurrezione dei puri di cuore, guidati da un Cristo culturista.
Il film è condotto quasi sempre a velocità supersonica, è ambientato in scenografie avveniristiche, ha costumi fantasiosi, ed è tutto percorso da un filo di moralismo sarcastico che s'annoda attorno a certe figure di vecchiette partecipanti ai telequiz, al demagogico comportamento di Damon alle tempeste di applausi con cui sono accolte le stragi. Siamo nel regno del Tuono, del Brivido, della Voluttà sanguinaria della folla, con incursioni nel balletto e nell'horror. Siamo nel cinema USA che punta il dito contro l'uomo medio americano, accusandolo di adoperare la Tv e la violenza ma dandogliene una dose massiccia per salvarlo (curiosamente il regista del film, Paul Michael Glaser, in "Fobia" di Houston recitava proprio nella parte d'uno psichiatra che per guarire i pazienti dalle loro paure gli proiettava filmati terrorizzanti).
Opera seconda di Glaser dopo «I 5 della squadra d'assalto», probabilmente «L'implacabile» (The Running man) alzerà la quotazione d'un autore già popolare per i telefilm della serie «Starski e Hutch». Infatti conosce bene il suo mestiere d'uomo di spettacolo, non esita a ricorrere alla musica di Wagner quando gli fa gioco, taglia lo spazio a sciabolate, e sa come utilizzare gli attori: l'atletico raddrizza torti Arnold Schwarzenegger che non ha più i muscoli smaglianti ma, sa ancora farsi valere, Richard Dawson nei panni odiosi del futuro Pippo Baudo, la venezuelana Maria Conchita Alonso, invulnerabile come il suo eroe.
Tenete conto dello slogan su cui si regge quell'ipotesi d'infausto avvenire: «Vedere è credere». Già oggi moltissimi credono soltanto in ciò che vedono alla Tv, credono vero ciò che appare sul teleschermo (ed è per questo che i nostri uomini politici esistono soltanto perché esiste la Tv, la coccolano e la corteggiano lasciando che il cinema vada in malora ...)
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