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Allarme America, riecco i marziani


di Lietta Tornabuoni


Ritorno al passato: riecco i Marziani degli anni Cinquanta cinematografici, simbolo e variante del pericolo rosso, del pericolo giallo, del pericolo nero, d'ogni minaccia aliena della antica perenne fobia degli americani per gli stranieri venuti da chissà dove, e per i diversi dai Pellerossa in poi. Clinton manda robot su Marte (uomini no, costerebbe troppo) alla ricerca di tracce di vita sul pianeta. Tim Burton si rifà a certe figurine del 1962 nel prossimo "Mars Attacks!", racconto di una invasione marziana devastante che riduce in polvere i monumenti a Parigi e a Londra, disintegra i cani, arde le mucche e diventa commedia: con Jack Nicholson presidente degli Stati Uniti, Glenn Close First Lady, Natalie Portman come loro figlia impertinente, Pierce Brosnan scienziato, Rod Steiger bellicoso, il regista Barbet Schroeder presidente della Repubblica francese e Lisa Marie, la compagna di Burton, come unica Marziana di aspetto umano, però con un'enorme parrucca bionda per nascondere il gran cervello contenuto nel ben noto testone dei marziani.

E "Independence Day" di Roland Emmerich, fantasia d'una invasione d'immense astronavi di alieni decisi a impadronirsi delle risorse naturali della Terra e a distruggere gli abitanti, in undici settimane aveva avuto il maggiore incasso sul mercato mondiale, 434 milioni di dollari: e non è finita, la videocassetta del film esce negli Stati Uniti già il 22 novembre, la distributrice Fox prevede di venderne 25 milioni di copie a 25 dollari (anzi: 24,95) ciascuna.

Naturalmente è divertente veder saltare in aria la Casa Bianca, l’Empire State Building, la statua della Libertà; constatare che i tre eroi della storia sono (par condicio) il presidente Wasp, un pilota nero, uno scienziato ebreo, che gli extraterrestri tornano ad essere indiscutibilmente mostruosi, aggressivi e cattivi, che il patriottismo viene riesumato, l'America salva il mondo e non manca il lieto fine. Ma "Independence Day", più che un film alla maniera della bassa fantascienza anni Cinquanta e del catastrofismo anni Settanta, è un fenomeno economico: ed è magari del fenomeno che vale la pena di conoscere percorso e caratteristiche.

Se non il primo, è certo il più vistoso kolossal a basso costo: circa 70 milioni di dollari (100 milioni meno di "Waterworld" di Kevin Reynolds, 40 milioni meno de "L'eliminatore" con Arnold Schwarzenegger), ma con un investimento di 25 milioni di dollari in pubblicità e marketing Ha goduto d'una idea promozionale astuta: far capitare l'invasione aliena il giorno della festa nazionale americana che celebra la liberazione degli Stati Uniti dal dominio dell’Inghilterra, far uscire "Independence Day" appunto nel giorno dell'indipendenza, il 4 luglio, che è pure un'ottima data per il mercato nell'armata cinematografica. Ha come regista, paradossalmente oppure no, un non-americano, un alieno: Roland Emmerich, 40 anni, tedesco nato a Stoccarda in una famiglia di piccoli industriali, cresciuto tra fumetti, fantascienza e cinema hollywoodiano, alleato allo sceneggiatore americano Dean Devlin, 33 anni, ex attore, figlio d'un produttore e di un'attrice interprete pure di "Star Trek".

La coppia è anche produttrice del film (insieme con Ute Emmerich, sorella del regista), quindi molto attenta agli affari propri. È la stessa coppia autrice nel 1994 di "Stargate", film al quale "Independence Day" somiglia nei modi più contemporanei: per il lusso a buon mercato, l'epica avventurosa nutrita di tecnologie digitali, l'accumulazione caotico-barocca, l'assoluta certezza della propria e altrui ignoranza e smemoratezza, la fiducia reverente nell'ingenuità spettacolare.






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