Mangiare i propri simili è spesso inebriante
di Lietta Tornabuoni
All’inizio, nel 1847, un giovane capitano americano reduce dai macelli e massacri bellici siede al pranzo militare d'onore che festeggia gli eroi della guerra tra Stati Uniti e Messico. Lo hanno decorato per un atto di valore, ma lui sa d'essere invece stato un codardo. Si sente colpevole. Non arriva a partecipare all'euforia generale. Osserva gli altri ufficiali tagliare e mangiare avidamente le bistecche, vede la carne lacerata, il sangue addensato nei piatti. Non resiste all'orrore, al disgusto: vomita. Questo è l'annuncio del tema de "L'insaziabile" di Antonia Bird: esseri viventi che mangiano esseri vissuti, la crudeltà del feroce banchetto della vita.
Seguono storia e leggenda. È un episodio storico quanto avvenne nell'inverno 1846-1847 a Donner Pass: un gruppo di immigrati in viaggio per raggiungere la California venne bloccato dalla neve per mesi. Esaurite le provviste, cominciarono a mangiarsi l'un l'altro: prima i vivi mangiarono i morti, poi uccisero i sopravvissuti più deboli e se ne nutrirono. È una leggenda pellerossa, conosciuta col nome Weendigo; quella secondo cui chi mangia la carne di un uomo ne introietta pure la forza, l'anima, il carattere. La sua voglia di cibo umano diventa dunque insaziabile: più mangia più ha fame, più si sente forte; e soltanto la morte può mettere fine alla sua voracità.
Antonia Bird, la regista inglese de "Il prete" e di "Face" mette insieme la storia, la leggenda, tutte le possibili citazioni sul tema «bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare», «noi siamo, letteralmente, quello che mangiamo», eccetera). tutte le infinite metafore relative al cannibalismo, per raccontare una vicenda bizzarra. Il giovane capitano Guy Pearce, destinato a Fort Spencer, un piccolo avamposto militare, un luogo di sosta per i viaggiatori sulle montagne aride e gelide della Sierra Nevada occidentale, una minima comunità di ufficiali e soldati pazzi o balordi, conosce il cannibalismo attraverso lo straniero Robert Carlyle: ne viene tentato, cade in tentazione, vince la bramosia, salva i suoi compagni da quella che va serpeggiando come un'epidemia di mangiatori di cadaveri.
Lasciamo perdere le tante ovvie implicazioni sugli uomini che si divorano a vicenda, sui contagi irresistibili, sulla necessità di sopravvivere che cancella ogni ritegno morale e civile, sul cannibale che si ripresenta con la divisa e l'autorità del comandante del Forte. Lasciamo perdere i dettagli: al Forte la carne umana viene cotta in forma di stufato, con carote e patate, mangiata a cucchiaiate nel suo brodo come una minestra.
Horror in un paesaggio western, "L'insaziabile" appartiene a un trend contemporaneo inteso a visitare le ultime trasgressioni possibili (il prossimo film del genere sarà "Il tredicesimo guerriero" di John McTiernan... (probabilmente incompleto)).
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