Note & notizie
di Enrico Livraghi
Incubo, angoscia, sogno
"L'invasione degli ultracorpi è un film science fiction: è regolato e costruito come un film noir di mistero, incubo, azione.
Infatti il film si muove come se si
trattasse di un noir d'azione angosciante
nello stile classico con elementi e sbocchi nell'horror e nell'incubo, passando
per il mistero del vortice caro a Edgar Allan Poe. L'Invasione in parte
continua la tradizione su l'altro-diverso attuata in The
Thing - La cosa di Hawks e Nyby del 1950 e fa da straordinario contraltare alle
belle opere di Jack Arnold. Don Siegel crea il fantastico mediante l'azione. Un
viaggio nell'incubo e nell'angoscia come un sogno da cui non ci si risveglia più.
Il film è costruito mediante il flash-back del dottor Miles
Bennel (Kevin McCarthy) che racconta gli avvenimenti che lo hanno trascinato
all'ospedale". (Francesco Ballo, in C'era una volta la fantascienza, Movie Club, Torino 1987)
Anticomunismo/antimaccartismo
"Letto, con opposti consensi dell'autore, sia in chiave anticomunista che antimaccartista, in realtà è meno sociopolitico di quanto possa sembrare, concentrato com'è sull'incubo di una folle e inavvertita 'disumanizzazione' che ha carattere marcatamente individuale, sebbene colta all'interno di una comunità. Colpisce per la pressocché assoluta mancanza di effetti speciali (a parte i baccelloni) e s'impone per l'abilità nel creare una forte suspens basandosi esclusivamente sul contrasto tra la paranoia del medico e l'indifferente risposta della sonnacchiosa cittadina di Santa Mira. Una delle prove migliori di Siegel, nonostante le interferenze della produzione (la United Artist) che per rendere più rassicurante la storia fece aggiungere un prologo e un epilogo fuori luogo ed eliminò nella prima parte i dialoghi ironici scritti da Sam Peckimpah (non accreditato come sceneggiatore, compare in un cameo come il lettore di contatori che dice a proposito del protagonista: Lasciatelo fuggire, non gli crederanno mai)". (Dizionario dei film 1996, a cura di Paolo Mereghetti, Baldini & Castoldi)
Visioni terrene, visioni ultraterrene
"Visioni terrene: Esterno giorno a Santa Mira. Non sono poi molte e sono concentrate all'inizio del film. Più tardi, dall'atto dell'osservare di Miles sono gli altri ad agire e la visione è già ultraterrena: Santa Mira sta cambiando, pur rimanendo apparentemente la stessa. Visioni ultraterrene: interno notte. La casa dell'amico Jack col bigliardo; la cantina dell'abitazione di Becky Driscoll. Soprattutto le riprese oblique nella serra di Miles, dove avviene la metamorfosi dei baccelli in corpi, unico effetto speciale del film. Gli interni prevalgono sugli esterni e l'atmosfera notturna buia e inquietante su quella solare e normale. Don Siegel utilizza l'a voce off del protagonista che suggella e coordina le azioni; i tagli del quadro e le angolazioni della macchina da presa sono sovente obliqui dal basso con soffitto in campo oppure dall'alto con pavimenti come profondità di campo ... I baccelli provenienti da un altro mondo generano, esseri Identici agli uomini che devono sostituire. Un trasformarsi interno degli uomini di Santa Mira, che non se ne accorgono, subendolo inconsciamente, La notte è l'elemento spazio temporale in cui avviene il ricambio-risucchio della mente da parte dell'altro. La norma diviene devianza e il vero normale è preda di caccia da parte degli altri, come se fosse lui l'alieno. Ecco prorompere, nella parte finale, la caccia spietata all'uomo - Miles - con tutti che lo inseguono (i nuovi normali) oppure che lo evitano (i veri normali), perché appare ai loro occhi comunque come diverso". (Francesco Ballo, cit.).
Fantastico mentale
"Poteva anche diventare un film noioso, e qui sta la grandezza di Don Siegel nel raggelare subito gli istinti ai facili effetti speciali: vi è soltanto la sequenza nella serra del dottore durante la quale dai quattro baccelli fuoriescono bolle acquose e piccoli corpi che presto si trasformano. Ma Siegel sa come fare a trattare il fantastico, renderlo mentale senza fare a meno delle componenti dell'azione pura". (Francesco Ballo, cit.)
Traslati
"... Il migliore degli anni Cinquanta, quell'Invasione degli ultracorpi di Don Siegel che, sostenuto da una accorta suspense e suscettibile di allarmanti traslati, fa pensare più a un grido di disperazione che a un segnare d'allarme". (Fofi Morandini Volpi, Storia del cinema; Vol. 2, Garzanti)
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