Troppa memoria: e la testa esplode
di Maurizio Porro
Johnny prese il computer. Se c'è il Grande Vecchio delle profezie di Orwell, Johnny Mnemonic è invece il Grande Giovane, il ragazzo «interattivo» del futuro telematico, il corriere cybernetico del 2021. Quando l'informazione sarà l'ultima frontiera del progresso e Johnny, estratti gli inutili ricordi personali memorizza in un microchip cerebrale il vaccino contro il prossimo virus letale dei centri nervosi, il NAS {Nerve attenuation syndrorn), colpa della civiltà elettronica che sfinirà il nostro corpo più che il sesso.
Bella e disperata idea sui vizi dell'uomo che continuerà, nonostante Internet, a dire la parolina con due zeta, a rubare le idee altrui e a far danni multinazionali, per esempio trafugando il segreto medico. Ci sono, in tremendi bassifondi nuovayorkesi, divertenti duelli a distanza, vittima il povero Johnny, cui scoppia la testa, non metaforicamente, per le troppe e troppo segrete informazioni che contiene. Dovrebbe scoprire la chiave d'accesso e curarsi, ma è costretto o a tenersi tutto dentro o farsi operare: intanto tutti lo inseguono.
Troppi dati in una testa sola: come scaricare il chip? Un killer al servizio degli yakuza giapponesi deve consegnare la testa di Johnny in azoto liquido affinché l'industria vinca la gara del plus valore (virus del capitalismo). Ma nel complotto si inseriscono, a favore, il delfino Jones, che fa da memorizzatore-decoder e il capo dei guerriglieri urbani (Ice T, il più violento dei gangster-rap, ma nel cast c'è anche il poeta rock Henry Roillins).
Tratto da un racconto di William Gibson, che ha coniato la parola cyber per significare tutto ciò che starà nello spazio elettronico, Johnny Mnemonic è una fantastica avventura di tecnologia letale sulla cui filosofia tecnologica bisogna sintonizzarsi: la finis mundi sarà un eccesso di informazioni? Il film è allarmante, ma la chiave del regista Robert Longo, video maker e artista multimediale nuovayorkese, è soprattutto nell'incubo interattivo, nel delirio psichedelico dei fantastici effetti, nella claustrofobia della tecnologia. La storia, che fa una gran confusione «virtuale», rende attuali quei nemici di 007 che volevano impossessarsi del mondo, e oggi fanno contrabbando di dati cibernetici: Longo usa la stupefazione come arma, senza far sconti sulla posizione ideologica, anzi compiacendosi di mostrare un profeta killer con crocefisso-coltello.
Poteva essere un film epocale come «2001» e invece siamo molto al di sotto (è assente l'Assoluto), e neppure il paragone con l'inedito «Strang days» della Bigelow lo aiuta; se mai un precedente va cercato in “Operazione diabolica” di Frankenheimer. Ma il tutto è fantasioso e provocatorio. Azzerata, come accade nei fumetti, la psicologia, Keanu Reeves, chiamato banalmente John Smith, ha l'occhio sbarrato di chi tiene nel suo sofisticato impianto cerebrale, con espressiva fissità, l'ultima speranza. Cosa c’è di indelebile nella memoria dell'uomo? Forse il segreto sta nell'immaginazione, urge tornare nella video caverna platonica del mondo delle idee. A futura memoria Johnny, citando i piaceri perduti, elenca nell'ordine: una birra, un sandwich, una camicia pulita e una puttana da 10.000 dollari a notte.
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