King Kong è vivo e presenta la sua signora
di Giovanni Grazzini
Pasqua di Resurrezione, passione e morte di King Kong, e per Baby Kong Natale di fuoco. Giacché il gorilla, dieci anni fa, sopravvisse in un istituto scientifico di Atlanta, e ora il chirurgo Amy Franklin sta per trapiantargli un immenso cuore di plastica. Il sangue per la trasfusione gli sarà fornito da una scimmiona trovata nel Borneo da Hank Mitchell, cacciatore di diamanti. L'operazione riesce, con unanime giubilo, ma viene compiuto l'imperdonabile errore di separare il maschio dalla femmina. Che a distanza si fiutano, si desiderano, e appunto vanno in bestia benché imbottiti di sedativi.
Liberatosi dai ceppi, King Kong viene a salvare la compagna, e fugge con lei fra i monti a godersi le gioie del matrimonio. L'esercito invece li insegue: riacciuffa Lady Kong, la imprigiona in un pozzo d'acciaio (dove la poverina fa lo sciopero della fame), e quando il gorilla, che ha resistito al dolore e alle crisi cardiache, torna a riprendersela, mobilita elicotteri e carri armati. Ora King Kong s'infuria davvero. Maciulla certi cacciatori dei paraggi, e se ne mangia uno vivo (ma cosa gli resta fra i denti?), strazia boschi e città, e raggiunge la sua signora, che si trova in uno stato assai interessante.
Amy e Hank, per ragioni scientifiche e umanitarie, hanno sinora tentato di proteggere le due scimmie dalla furia omicida dei militari, guidati da un odioso colonnello, ma non sanno evitare che King Kong, dopo aver compiuto le sue vendette, crolli sotto i colpi dell'esercito. Fa tuttavia in tempo a veder nascere il suo bebè e a carezzarlo. Secondo i voti di Amy e Hank, il piccolo crescerà in una riserva del Borneo, e c'è da giurare che tornerà sullo schermo. Il mito continua….
A dieci anni dal «remake», e ad oltre mezzo secolo dal prototipo, la leggenda seguita infatti a divertire grandi e piccini, ad alimentare fantasie, e a provocare le più varie chiacchiere dei sociologi.
Messo da parte il sospetto di un'inquietante «love story» fra la Bella e la Bestia, gli sceneggiatori Ronald Shusett (che ebbe mano in Alien) e Steven Pressfleld puntano ora sulla moda dell'ecologico e dell'unità familiare: i due valori insidiati dai signori della guerra, incapaci di rispettare la logica della natura e la privacy dei diversi.
L'anima nera è qui il colonnello Nevitt, che disubbidisce agli ordini di Washington di catturare ma non uccidere il gorilla. I suoi intrepidi avversari sono Amy e Hank, la cui storia d’amore è parallela a quella delle scimmie. Presi tra i due fuochi del prurito erotico e delle truppe d'assalto, King Kong e Lady Kong implorano la nostra pietà come gli amanti separati d'un romanzo d'appendice, e commuovono le anime semplici quando nelle notti di luna alzano i loro lamenti e finalmente si fanno le coccole…
Prendendo il pubblico per il verso del pelo, King Kong 2 ha d'altronde nel recidivo John Guillerman il regista che si meritava: abile nel contrappunto fra i progressi della tecnologia chirurgica e la perenne dolcezza degli affetti domestici, sveglio nel dirigere le scene di guerra, e professionista ineccepibile nello sfruttare i trucchi di Carlo Rambaldi, che dà di volta in volta tenera e orrenda espressività nelle sue creature. Brian Kerwin e Linda Hamilton si adeguano alla fiaba, e in sala luccica qualche lacrima.
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