recensione di Barbara Frigerio a "Kirikù e la strega Karabà"
Il film d'animazione che ha trionfato in Francia. Un inno alla tolleranza ispirato alla letteratura africana
Non solo Walt Disney o Dream Works, il recente cinema d'animazione arriva, oltre che dall'Italia (Enzo d'Alò: La freccia azzurra, La gabbianella e il gatto), anche dalla Francia magari infarcita di influenze africane.
Infatti Kirikù e la Strega Karabà (regia di Michel Ocelot e musiche di Youssou N'Dour) è tratto da un racconto dell'Africa Occidentale.
Kirikù è un bambino molto dotato e felice, ma è preoccupato perché da anni, sul suo villaggio, vige la maledizione della strega Karabà. Tuttavia Kirikù sistemerà tutto e libererà persino la strega da un cattivo sortilegio.
Un film che insegna la tolleranza, il rispetto, la comprensione, l'altruismo, il perdono, l'astuzia a scapito della violenza, e l'amore, negando addirittura il maschilismo in un paese dove uomo è sinonimo di fallocrazia.
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