Cartolina colorata ecolocigo-turistica
di Giovanni Grazzini
I naturalisti che recentemente hanno aperto una campagna per la salvaguardia del falco, minacciato di estinzione per la cupidigia dei cacciatori, hanno ora un film da mettere nel loro stemma. Questo Ladyhawke, ispirato a una leggenda medievale, compie infatti un'ardita operazione: tramuta in fanciulla quel maestoso rapace, e in lupo il suo innamorato. Cose da secoli bui, che s'immagina possano essere accadute in terra di Francia, dove un'Isabeau d'Anjou e un Etienne Navarra non meglio identificati sono costretti per i sortilegi d'un lussurioso vescovo-tiranno, a vivere senza gioia perché, pur stando vicini, assumono, l'uno di notte l'altra di giorno, fattezze di animali.
C'è un attimo, all'alba e al tramonto, in cui i due spasimanti possono intravedersi sotto forma umana, ma è appunto un attimo, e non basta a renderli felici: anzi, ne aumenta la disperazione. Perché la diavoleria venga a cessare bisogna che un vecchio monaco ubriacone inventi un astronomico machiavello e che Navarra sfidi il capo delle guardie e strabuzzi il vescovo. Allora si sciolgono le campane, e i due amanti si abbracciano giulivi. Un sensibile contributo al lieto fine ha dato comunque Philippe, il giovanissimo borsaiolo che ha fatto da scudiero a Navarra, gli ha salvato la vita, e ne è stato messaggero d'amore ...
Scritto da Edward Khmara, che lo ha sceneggiata con Michael Thomas e Tom Mankiewicz, Ladyhawke può andare a genio ai ragazzi che s'infervorano per le fiabe di balestra e di magia e ai turisti che amano i grandi paesaggi e i vecchi castelli. Siccome la sua magniloquenza è soltanto formale, però si dubita che possa esaltare lo fantasia, e avvincere come un amore impossibile sullo sfondo del Mille trobadorico.
Reduce da Il presagio, Superman, Giocattolo a ore, il regista Richard Donner fa scialo di bellurie figurative, ottiene da Vittorio Storaro suggestive fotografie controluce ed effetti squisiti, degni talvolta dei caroselli, da Nanà Cecchi costumi eleganti ed estrosi, da Andrew Powell musica roboante e dallo scenografo Wolf Kroeger sfondi imponenti, ma il racconto resta un rimbombo senza capo né coda, di quel tipo d'onirico ed ecologico che possono offrire le agenzie di viaggio.
“Voglio rigenerare l'immaginazione” diceva Donner mentre girava il film a Cinecittà. A cose fatte non ci sembra che sia riuscito a lasciare un segno nel genere fantastico tornato di gran moda da quando i telegiornali ci impartiscono la nostra tragedia quotidiana. Si direbbe che ha diretto con poca convinzione, soddisfatto di riprendere molti pittoreschi luoghi italiani (il castello di Soncino, la roccaforte di Torrevecchia, Castell'Arquato, Rocca Calascio sul Gran Sasso, Cortina, Campo Imperatore ... ), e di sposare incantesimi liricizzanti con figure realistiche. Ma quanto bastasse per non disturbare nessuno, e tanto meno la verità storica e gli amici degli animali. Sicché Ladyhawke è un film pieno di situazioni, alcune anche atroci e sontuose, che dietro le belle immagini hanno il vuoto pneumatico.
Vi recitano attori di passaggio, fra i quali il ragazzo Matthew Broderick e il vescovo John Wood (li vedemmo entrambi in Wargames), la graziosetta Michelle Pfeiffer, e il colorito Leo McKern. La parte di Navarra è affidata a quel biondo Rutger Hauer che già in Blade Runner ululava come un lupo, al quale riconosciamo come massimo merito quello d’assomigliare a Virna Lisi.
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