La pretty woman dell'altro mondo
di Maurizio Porro
Dopo i figli in vitro e le gravidanze a prestito, grazie all'affascinante «Linea mortale» («Flatliners») c'è anche la «morte in provetta», il suicidio indotto.
Perché il "flatliners" è il paziente a encefalogramma piatto e, nel caso, si tratta di cinque studenti di medicina che, fra vecchi manifesti sessantottini e la «Lezione di anatomia» di Rembrandt, decidono neoromanticamente di curiosa e dietro l'angolo della vita.
Convinti che religione e filosofia abbiano fallito, invocano la scienza per risolvere l'antico quesito, cosa ci attende dopo la morte.
Il primo che si sottopone all’omicidio clinico, temporaneamente «ucciso» da una scarica elettrica, resta un minuto nel regno dei più, finché gli amici sudando col fibrillatore, lo riportano nell'aldiqua. Dove, mentre si avvicina la notte di Halloween, inizia la gara: chi muore per due o tre minuti, la «pretty woman» Julia Roberts addirittura per cinque.
Qual è la risposta al mistero? Panorami aerei di montagna come lo spot della grappa; poi la memoria ripropone a ciascuno i suoi misfatti. Uno viene perseguitato, non metaforicamente, da un ragazzino morto durante i giochi d'infanzia; un altro vive l'incubo di una «bovera negra» derisa a scuola; la ragazza prova in replay lo shock del padre drogato e suicida, e Joe, il dongiovanni che registra su nastro le sue conquiste, pagherà il soldo del contrappasso. Hanno turbato l'ordine del dare e avere dell'universo, e sono tormentati dai ricordi.
Non si può pretendere che il regista Joel Schumacher e lo sceneggiatore Peter Filardi ("Miami Vice") svelino l'impenetrabile: dopo un esperimento che si prolunga per oltre dieci minuti, i morituri in visita nell'altro mondo troveranno pace e perdono, brindando all'esistenza dì un Giustiziere universale.
Sommario e semplicistico nella morale un po' kantiana che lo sorregge (l'apriori che sta dentro di noi...), "Linea mortale" è comunque fior dì tenebroso spettacolo a suspense, e si inserisce nel tema di moda nel cinema americano che ha scoperto (è in arrivo anche «Risvegli», tratto da "Coma profondo" del dott. Oliver Sacks) qualcosa oltre al consumismo di massa, il rambismo acuto e le guerre stellari.
Dotato di una grazia scenofotografica per cui l’immagine diventa surreale a vista, "Flatliners» ha un ottimo avvio, ma abbassa un po’ la guardia quando deve fare i conti con Chi ne sa di più. L'importante è che mantiene una forte resa espressiva, ha la tensione elettrica e morale di una parabola di Lazzaro moltiplicata, aiutata dai miracoli della tecnologia ed eseguita con grande partecipazione da giovani che mettono in primo piano la loro ansia.
Il cast, capitanato dal sempre florido dottor Freud (il thrìller viene infatti risolto ancora con le sue ricette), vede in campo, oltre al bravo Sutherland jr, provvisto di sguardo d'incubo, una Julia Roberts qui abilitata a sezionare cadaveri con chioma libera e bella, il nevrotico Kevin Bacon, che tiene alta la bandiera dell'Ateo, l'impenitente William Baldwin con sesso, bugie e videotape, e il saggio Oliver Platt che si tiene (in disparte) il ruolo di chi racconterà ai posteri questa follia che sembra pensata da un Frankenstein andato a lezione di catechismo.
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