VOGLINO Alex
Nato a Milano nel '55, laureato in Giurisprudenza con un tesi di Diritto Aeronautico, lavora nelle assicurazioni. Traduttore, ha curato rubriche radiofoniche di critica e informazione in radio private. È stato membro della giuria del Premio "Tolkien", e direttore della vecchia serie di "Dimensione cosmica".
Collaboratore editoriale degli edd. Nord e Fanucci, ha collaborato, in qualità di saggista, alle riviste "Robot" e "Aliens", ed. Armenia, "S&F", ed. Italy Press, "Dimensione cosmica" (anche ed. Tabula fati), "L'altro regno", ed. Solfanelli, "Wow", ed. La borsa del fumetto, "Minas Tirith", ed. Società Tolkieniana Italiana, "I quaderni di Avallon", ed. Il cerchio ("Alle radici del Fantastico letterario", n. 28, '92), "L'eternauta", ed. Comic art ("Visitors. A proposito di Hobbiville", n. 105, gennaio '92), e "La cosa vista" ("Medioevo fantastico", n. 10/'89), a iniziative editoriali delle edd. Mondadori, Akropolis e Ibiskos, e alle fanzine "City interventi", "City-fanzine", "La spada spezzata", "Diesel extra", "Alternativa", "Rune" e "Fantasticon 4" ("La tipologia dell'eroe nei romanzi di Robert E.Howard"); finalista (2°), premi "Italia" '88, '89, '90, '94, (3°), '87, '92, '97. Ha collaborato a "Julius Evola. Mito, azione, civiltà", ed. Il cerchio.
Racconti: "Il sole di mezzanotte", "City" n. 1, '81
"Le quattro città", '79, in "Le spade di Ausonia", "Mondi alternativi" n. 2, ed.
Akropolis, '82
"Messia per caso", "Dimensione cosmica" n. 10, vecchia serie, ed. Solfanelli, '82-finalista (2°), premio "Italia" ’83-veramente ottimo, vede utilizzati due temi classici del genere, ovvero quello della quest e quello dei mondi paralleli, più o meno fatati. Un uomo, Reginald Thompson (Vecchiobavoso) si trova, non si sa come, in uno di questi mondi alternativi, e, altrettanto misteriosamente, nelle vesti di un messia predicante "…del solo Dio e di Jeronimus suo arcangelo". Il mondo alternativo è descritto come incubico e infernale, e abitato da esseri che "…sono come animali innocui e senza mente, oppure onirofolli e smarriti nei meandri dei loro sogni inconosciuti...". Il motivo del viaggio di quest è una questione religiosa, ovvero lo scontro-incontro con una religione, diciamo così, di stato, col suo capo spirituale, Laidosonno. Per dimostrare la verità del suo vero Dio, Vecchiobavoso parte alla ricerca dell'uovo filosofale; se lo troverà e lo porterà a Laidosonno "...allora io stesso (Laidosonno) mi prostrerò nella polvere ai tuoi piedi e tutto il mio feudo canterà le lodi del tuo dio e del suo unico profeta!". Due sono le avventure in cui il protagonista incorre durante il suo viaggio; il ritrovamento con conseguente liberazione di una ragazza umana (unica altra umana, oltre a lui) prigioniera di una sfera cristallina, racchiusa là da un "…osceno sovrano…" di un oscuro regno del sud, e la cattura di un Demone delle Sabbie da parte di un gruppo di semi-nomadi, a cui i protagonisti assistono. Interessante notare, a riguardo di quest'ultimo episodio, l'utilizzazione che Voglino fa di uno dei topoi di questo genere letterario, ovvero quello secondo il quale se si conosce il vero nome di un essere si acquista potere sullo stesso; divertente, qui, andarsi a vedere il racconto "La legge dei nomi" della Le Guin, in "I dodici punti cardinali", ed. Nord, oltre alla trilogia di Earthsea. Alfine Vecchiobavoso giunge alla Città Perduta, e, dopo aver oltrepassato la Soglia con Maribarbara, l'umana, e Arione, il capo dei semi-nomadi, oltrepassa un fiume sotterraneo, e ottiene un simulacro dell'uovo filosofale, che tanto va bene lo stesso. Comunque, al di là della trama, questi i punti interessanti, sui quali ci soffermiamo. Quando Vecchiobavoso libera Maribarbara, ecco ciò che gli accade, di favoloso: "Senza riuscire a meravigliarsi Reginald si rese conto di conoscere il suo nome anche se lei non aveva ancora parlato.", che, se messo in correlazione alla faccenda della legge dei nomi, risulta rivelatore, secondo me, di questo: con l'averla liberata, il protagonista è divenuto, in un certo senso, il suo padrone, o, per meglio dire, ha acquistato un certo qual potere carismatico su di lei, una sorta di potere spirituale, a livello di sentimenti, su di lei. E mi sembra che il significato sia ben chiaro. Quando poi i tre sono appena entrati nella Città Perduta: "...Maribarbara sembrava improvvisamente presa da un nervosismo innaturale, da un'angoscia che la spingeva a guardarsi costantemente intorno, come presaga di chi sa quale pericolo... ho come la sensazione di essere spiata. Come se qualcuno ci stesse osservando da quando abbiamo messo piede fra queste rovine.". Ecco dunque che la sensibilità tutta femminile della donna risulta, in un certo senso, messa al servizio di Vecchiobavoso, denominato, qui, il Viaggiatore. Bello, infine, il sopraggiungere di un Martin pescatore, uccello del mondo di Reginald, il nostro, a consigliarlo, oltre che l'affetto di Maribarbara per lui, che si rivela nella disubbidienza al consiglio dell'uccello e nella morte per annegamento nel fiume, evitata in extremis da Ariane. La scena finale, come avete avuto modo di notare, l'ho praticamente trascurata, e a ragione veduta, ma c'è un elemento interessante, anche se presa al di fuori del contesto in cui si trova. Leggiamo: "...la Pietra dei Saggi è solo per i Due volte Nati, e per rinascere bisogna ben morire.". Secondo me qui, più che altro, si vuole significare la morte in senso psicologico, ovvero il mutamento, la fine di un periodo, lo svanire di una determinata costellazione di interessi per il sopravvenire di un'altra; per nascere a nuova vita bisogna sapere prima disfarsi di ciò che apparteneva alla vecchia, e quindi, in un certo senso, morire. (pagg. 20-30)
"Il trono e la pietra", "S&F" n. 2, anno 2°, ed. Italy Press, '84
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