La prigione diventa metafora della vita
di Franco Cordelli
Frank Darabont esordì nella regia nel 1994 con un film carcerario, Le ali della libertà, protagonisti Tim Robbins e Morgan Freeman. Con Il miglio verde tornò sullo stesso genere e replicò il successo, Ma Le ali della libertà e Il miglio verde hanno in comune un'altra caratteristica. Sono entrambi tratti da un racconto (nel primo caso) e da un romanzo (nel secondo) di Stephen King: che per il cinema americano è un'autentica miniera d'oro e, per Darabont, si direbbe, qualcosa di più.
Stephen King per Darabont costituisce una specie di poetica: non solo un modo di costruire storie; ma anche un modo di concepire la vita.
Nel Miglio verde tutto ciò è più evidente. Qui non è più questione di solidarietà tra gli uomini; o di malvagità che si manifestano in modo gratuito. Non è più una mera questione di coazioni a ripetere (il male) e di tentativi di uscire, volar via, dai propri condizionamenti, dalla propria prigione, che è prima di tutto morale. Attraverso una galleria di personaggi, tutti ben disegnati, sebbene in modo rapido, si delineano temi tipici della narrativa di Stephen. King.
Prima di tutto il tema della prigione: che ha però un chiaro valore metaforico.
La prigione per King-Darabont è una specie di teatro, A sua volta il teatro ha una doppia valenza: è teatro di illusioni celesti (tutti coloro che si avviano alla sedia elettrica cercano disperatamente un'illusione estrema) e teatro d'illusioni terrestri (si spera fino all'ultimo che giustizia sia fatta).
Il secondo tema è quello della tragedia e del capro espiatorio. Tra i detenuti, tra i criminali, c'è sempre un non-criminale.
Costui, che è l'altro protagonista del film, un nero alto più di due metri, è stato colto in flagrante. Eppure non era l'assassino. Al contrario, il colosso nero è un uomo buono. Egli non solo sarà giustiziato, nonostante l'errore degli uomini. Ma pagherà, prima di morire, per una specie di volontà divina.
Infine il terzo tema: che si deduce dal secondo. Tutti gli uomini, ci dice Il miglio verde, che è in realtà una parabola, sono uniti tra di loro. A unirli è il male, si passano il male l'un l'altro, si contagiano. Ma la prigione è invero il mondo, tutti noi vi siamo finiti dentro. Il "miglio verde", quello che debbono percorrere dalla cella alla sedia elettrica tutti i condannati, è in realtà il tempo, o il tratto di cammino, della nostra vita.
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