La vendetta del mostro-fantasma
di Giovanni Grazzini
Wes Craven, regista americane, 44 anni, e da un paio di lustri oggetto di culto. Andando in cerca di nuovi maestri, quella parte della critica giovane che venera il genere fantastico lo ha posto su un piedistallo tenebroso e non manca occasione per incensarlo. A parer nostro con poco senno, perché è appena un gradino al di sopra dei tanti artigiani del terrore che alimentano il cinema americano di serie B. La sua modesta statura è confermata da Nightmare, dal profondo della notte (A nightmare on Elm Street), che appunto la critica ha premiato all'ultimo festival di Avoriaz ma al quale non potremmo riconoscere altri meriti se non il buon mestiere, la cura di certe scenografie, e qualche effetto speciale. Virtù ormai diffuse, insufficienti a commuoverci.
Così come non bastano a turbarci i casi dell'adolescente Nancy Thompson, che posseduta da incubi notturni, e in grado di prevedere il futuro, soffre le pene dell'inferno. Da quel poco che lascia intendere la sceneggiatura scritta dallo stesso Wes Craven, la ragazzina e certi suoi compagni di scuola, benché sessualmente disinibiti, sono perseguitati dal fantasma di Fred Krüger, un maniaco che anni fa fece strage di bambini e che la madre di Nancy arse vivo col concorso degli altri genitori inorriditi. Per vendicarsi, quel mostro ora abita i sogni degli adolescenti sopravvissuti al massacro, e con mezzi soprannaturali ne programma l'orribile morte. Accade che prima sbatta contro le pareti una giovane Tina e ne lasci i miseri resti in un lago di sangue, poi che impicchi Rod, ingiustamente imprigionato per la morte di Tina, infine che faccia inghiottire dal letto il ragazzo Glen e si avventi sulla signora Thompson.
L'unica a tenergli testa è appunto Nancy, che nonostante sia terrorizzata dagli artigli dello spettro e dall'apparizione dei defunti, aiutandosi con le debite giaculatorie e trappole varie riesce a cacciarlo dalla propria mente, e a ritrovare gli amici scomparsi Ma chissà se è bastata la sua forza di volontà a far ripiombare nell'abisso Fred Krüger; ora tocca alla mamma di Nancy cadergli fra le grinfie… E se quel mostro non fosse mai esistito?
Sedotto dall’idea di "sfondare la frontiera tra realtà e fantasia" Wes Craven ha fatto centro ai botteghini americani, e c'è da capire perché; la platea popolare d'Oltreoceano è sempre molto sensibile ai film che esplorano il mondo dei sogni, inafferrabile e minaccioso, e ai trucchi ottici con cui il cinema tenta di esprimerlo. C’è da sperare che il pubblico europeo, un po’ più adulto, invece prenda Nightmare per quello che è, lasciando da parte i temerari riferimenti a Buñuel: un inquietante viaggio nel sottosuolo (ben simboleggiato dalla cantina di casa Thompson), che funziona fin quando non irrompe nel truculento, memore di annosi effetti speciali. Il vecchio motivo dell'Uomo nero che attrae e devasta la fantasia dei ragazzi, e il tema perenne del marcio annidato dentro di noi, impenetrabile mistero da portare a galla, allora producono allucinazioni da repertorio.
Protagonista ne è l'attrice Heather Lanzenkamp, anch'essa addirittura premiata ad Avoriaz, che si sbraccia e dimena per trasmetterei i suoi incubi e convincerci della necessità di non dormire. Le si affiancano Ronee Blakley, (la madre beona), John Saxon (il padre tenente di polizia) e Robert Englund nei panni repellenti del mostro che al posto delle dita ha lame di rasoio.
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