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Dietro la maschera, Nosferatu
di Tullio Kezich
Se De Sica prese un vero operaio per interpretare «Ladri di biciclette» perché Friedrich Walter Murnau non avrebbe dovuto utilizzare un vero mostro per «Nosferatu» (1922)? La strampalata ipotesi che è alla base del film «L'ombra del vampiro» risale al troppo celebrato volume «Le surrealisme au cinèma», dove Ado Kyrou ipotizzò un mistero dietro il nome secondo lui fittizio dell'attore Max Schreck.
«Chi si nasconde dietro il personaggio di Nosfetatu? Forse Nosferatu in persona?» in realtà Schreck (1879-1936) fu un apprezzato membro della compagnia teatrale di Max Reinhardt e recitò in vari film; mentre il produttore Albin Grau e l'operatore Fritz Arno Wagner, che sullo schermo vediamo morire massacrati dal vampiro, in realtà vissero e lavorarono a lungo dopo aver finito «Nosferatu».
Chi morì precocemente fu invece il regista Murnau, vittima nel '31 di un incidente di macchina in California. Asso dell'aviazione durante la Prima guerra, legato con le avanguardie intellettuali, omosessuale, l'autore di Tabu ha recentemente ispirato una biografia romanzata, «Nosferatu in Love» di Jim Shepard; e nella geniale immedesimazione di John Malkovich è anche al centro drammatico de «L'ombra del vampiro».
Autore finora di videoclip musicali e di un film dimenticato, E. Elia Merhige si è applicato con perfetta conoscenza della materia e lodevole puntiglio a ricostruire l'ambiente del cinema espressionista in cui nacque il film di Murnau. Al di là del travestimento da horror, portato avanti nell'illusione di trasformare un'impresa intellettualistica in un prodotto commerciale, all'autore preme definire il ritratto di Murnau, un dittatore del set che impone il proprio volere a tutti ed è capace di vendersi l'anima (non a caso fece un film dal Faust) per arrivare in fondo al lavoro. John Malkovich, che di tipi del genere deve averne conosciuti più d'uno, si vendica delle loro artistiche prepotenze facendone un ritratto satirico e godibilissimo che scavalca il banale accademismo del film.
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