di Remo Binosi

Con ritardo rispetto all'uscita europea che fu, giusto un anno fa al Festival di Berlino, arriva Il pasto nudo che David Cronenberg ha tratto dai romanzi e dalla vita di Burroughs, lo scandaloso poeta della bear-generation. Il film del regista canadese ha infatti l titolo (The Naked Lunch) del primo romanzo dello scrittore, ma per entrare fino in fondo alle sue complesse tematiche, intreccia e fonde allusioni biografiche e fantasie letterarie estratte anche dai successivi romanzi di Burroughs, alla ricerca di quel flusso libero di vita vera e pensiero creativo che furono le caratteristiche più dense dell'autore, abituale consumatore di Lsd e omosessuale.

Tra allucinazioni da acido e da delirio letterario, nelle zone oscure dove tutto è privo di identità e in via di trasformazione, Cronenberg porta alle estreme conseguenze la sua attrazione per l'ambiguo come categoria della carne e dello spirito che già aveva sviluppato nei suoi precedenti film (La mosca e soprattutto Inseparabili), e ci fa vedere l'impossibile: macchine per scrivere che diventano scarafaggi, mostri sessuali, corpi polimorfi. La gomma degli effetti speciali si vede e crea contrasti volutamente spiacevoli con la realtà carnale degli attori, Peter Weller, Judy Davis, Ian Holm, che sono bravissimi a trattare come vero ciò che appare laidamente falso. Il free-jazz di Ornette Coleman incarta nel freddo una fotografia che invece ha i colori del più bollente inferno. Da non perdere.

Articoli per film

Copyright © di IntercoM Science Fiction Station - (340 letture)