Un nuovo E.T. in fuga
di Maurizio Porro
Due nerd fumettari inglesi, Graeme e Clive, così intimi da apparire quasi una coppia di fatto, partono in camper per un pellegrinaggio fantasy nel nuovo mondo, Area 51, segreta base militare del Nevada dove, secondo mitologia ufologica, il governo Usa fa i suoi esperimenti sugli extraterrestri che forse sono già tra noi. E trovano subito il loro jolly, un novello E.T., di nome Paul, in fuga da una base militare dov'era consigliere, dopo aver dato anche saggi pareri al regista Spielberg.
Certo nel nuovo film di Greg Mottola, scritto dagli stessi spiritosi attori Nick Frost e Simon Pegg, i riferimenti alla produzione fantasy del maestro Steven, da E.T. a Incontri ravvicinati, non sono casuali. Del resto l'alieno è da sempre il tema della fantascienza anche politica del cinema da Siegel in poi; qui è trattato nella forma di una commedia on the road nel New Mexico, qualche volta dotata di fulminanti battute rock, altre invece cavalcando solo l'azione. Con una piccola miniera di caratteristi tra cui cacciatori di taglie interplanetari, un arrogante boss, il patriarca di stretta osservanza integralista, un cane guest star, una ragazza che rischia di incrinare l'amicizia dei due turisti non per caso, e perfino una Sigourney Weaver nel finale del ritorno a casa «spielberghiano» che si riannoda all'inizio.
Mottola, il regista di L'amante in città, indipendente sui sentimenti in stile Sundance, fa un passo verso il largo pubblico giovane del fantasy con una storia satirica multiuso, lungo le strade desertiche americane con classici panorami da Hopper e un buffo protagonista pronto ad essere il beniamino di un pubblico trasversale di gusti e d'età. La star aliena, proprio come l'essere umano, è deludente e rassicurante insieme, resa credibile dal solito computer miracolo, l'animatronic, capace di dare un senso alla virtualità dell'immagine, doppiata in Italia con vaga intonazione milanese da Elio delle storie tese, mentre in originale la voce era di Seth Rogen.
Al di là della querelle antica tra vecchio e nuovo mondo (lo spirito, secondo gli autori, mescola due humour e due tradizioni) e di alcune frecciate ai miti della cultura cine letteraria fantascientifica, il viaggio, dopo una partenza faticosa, diventa un simpatico, curioso mix di generi molto Usa.
Animato da due attori sceneggiatori che sfruttano al massimo la loro ispirazione e le qualità interpretative opponendosi per verve e stazza, alleandosi a una serie di caratteri (Jason Bateman) e sfociando infine nel buonismo del the end proprio come ha insegnato il maestro Spielberg.
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