Eva contro Eva-robot
di Maurizio Porro
Un pasticciaccio brutto. Duncan Gibbins, che fra le sue referenze ha quella di aver diretto molti videoclip tra cui «Who's that girl?» con Madonna, ha messo insieme nel suo secondo film «Priorità assoluta» («Eve of destructions») i sintomi del thriller tecnologico con un po’ di fantagenetica alla «Terminator», prevedendo con qualche anticipo la moda della donna forzuta: Thelma, Louise ed Eva.
Ma la mancanza di ritmo, la banalità del racconto, la convenzionalità delle parole (sempre di Gibbins) rendono il film anch'esso un robot, replicante di un genere che avrebbe bisogno di largo budget e larga inventiva.
Si raccontano le imprese nefande di una donna androide, Eva VIII, che si ribella al suo inventore.
Ma il film è inesorabilmente lento (peccato mortale per un videoclipman), continuamente al buio e poco interessante.
Al centro del complotto biogenetico una dottoressa tutta sola che, dopo aver creato a sua immagine e somiglianza una «replicante», la vede, per un incidente, ribellarsi e sorgere a vita propria, ma tenendo in mente i suoi traumi e il suo passato, oltre che il suo urlante ragazzino. Che fare? C'è Gregory Hines, ballerino provetto in altri film («Cotton Club», «Il sole a mezzanotte»), qui poliziotto reazionario e antiterrorista, di quelli che hanno sempre una missione da compiere, preferibilmente antisovietica.
Una lunga fuga all'americana, con molti morti accidentali lungo il percorso del robot impazzito, dai motel al metrò di New York, e infine il colpo che la fa secca, il bambino che sorride, musica dell'happy end.
Ma tutto è sopra le righe, sembra un'operazione di riporto da altri film. E l'olandese Renée Soutendijk, ammirata nel «Quarto uomo» di Verhoeven, ci fa la figura doppia della bella statuina, e il congegno meccanico che ha al posto del cuore giustifica la sua simpatica e bionda inespressività.
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