Tony Tormenta
di Rosanna Rubino, "Chrono" n. 7, ed. Fanucci, 2013, 12,90 €, 240 pagg.
Ottimo, racconta una storia semplice, e, al contempo, complessa.
Un ragazzino di sedici anni, che abita in un paesino sperduto degli States, ha il potere della telecinesi; sposta gli oggetti con la forza della mente.
Lo ha perché è figlio di un dottore che studia, appunto, ed esperimenta, questi fenomeni; come si possano ottenere artificialmente, per mezzo di medicinali.
Di quel dottore e di una madre che lo è perché era una sua servetta, e dovette cedere alla sua lussuria.
Il ragazzino è introverso, non ha amici, se non un cane randagio che a un certo punto comincia a seguirlo, e una ragazzina diversa come lo è lui, albina e malinconica.
Ma nemici si; tre teppistelli che lo punzecchiano sempre.
Tutti ne hanno un po’ paura, non sanno neppure loro perché; ma poi, quando vince un concorso, e dovrebbe ritirare il premio, vede la sua Marla, la ragazzina albina, fuggire dalla sala; e, per seguirla, uccide, forse non intenzionalmente, il sindaco che vorrebbe consegnarglielo. Col suo potere.
Il dottore/padre lo protegge, ma quando poi quei teppistelli gli uccidono il cane, lui uccide loro. In una maniera tremenda, dolorosissima, ancora col suo potere.
A questo punto il romanzo, nella terza parte, "Nove anni dopo", cambia completamente registro.
E vediamo quel ragazzino ormai appunto uomo in un paesino dell’Alaska, che fa il medico della malavita.
Là arrivano, abbastanza incredibilmente, il commissario di polizia che aveva subodorato che ci fosse lui, dietro quegli omicidi, e la sua Marla, che la ritrova a fare la squillo nel bordello la cui tenutaria è sua amica.
Ma quando, alla fine, Marla gli rivela che la madre, quando ha saputo di quegli omicidi, gli ha sparato, quel mondo… si disintegra.
Era solamente un suo sogno da coma, ambientato nel desiderio che la sua Marla aveva espresso: andarsene in una cittadina dell’Alaska, dove poi si sarebbero riincontrati per caso; lui medico e lei squillo, appunto.
Alla fine userà quel suo potere un’ultima volta, per fermare il suo, di cuore.
La tematica del diverso vi è detta, dunque, inserita in una quotidianità che ne rimane registro per tutta l’opera, anche quando, in realtà, dice di un sogno.
Questo ragazzino è molto vero, il suo potere non è mai realmente al centro della narrazione; lo è il suo animo, quando impara come fare per controllarlo, quando si sente realmente bene solamente a guardare la sua Marla che balla alla musica muta del suo walk-man.
Forse si potrebbe dire che è un po’ metafora dell’adolescenziale tentativo di capire come fare a controllare i poteri da adulto che si cominciano a capire di avere.
Scritto davvero molto bene, in una prosa che è sempre su di un livello di poeticità intenso, che tocca i tasti dell’anima, è un esordio che ci dice che dovremo tenerla d’occhio, questa Rosanna Rubino!!
Altri contributi critici: "Mantra assassino", di Maria Simonetti, "L'espresso", 30/5/2013
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