Tokio colonizza Detroit, ma Robocop non ci stà
di Tullio Kezich
Se i giapponesi hanno protestato contro «Rising Sun», il film dal romanzo di Michael Crichton che li accusa di star comperandosi l'America, dovrebbe mandarli su tutte le furie anche «Robocop 3».
Alla terza puntata delle popolari avventure del poliziotto-robot, che conserva sotto la nera carrozzeria tecnologica qualche delicato residuo di umana sensibilità, siamo in una Detroit postmoderna, imbarbarita peggio della Bosnia e sul punto di diventare una provincia del Sol Levante.
Gli spot televisivi reclamizzano l'erigendo quartiere moderno di Delta City, ma per realizzarlo, i nipponici padroni del vapore hanno trasformato le colline Cadillac in zona di guerra: un esercito di sfrattisti con le armi in pugno eseguono l'operazione definita di «riqualificazione urbana», che consiste nello svuotare le case per subito demolirle mentre la gente è avvita alla deportazione con metodi nazisti.
Sorpresa! Pur appartenendo al corpo di polizia, Robocop, commosso dalle disavventure della piccola Nikko strappata ai genitori (è la nota sindrome paternalistica del «mostro di Frankenstein ... ») si schiera dalla parte dei ribelli senzatetto.
Nel suo cervello semiatrofizzato i lampeggiamenti visivi di certi ricordi infantili, che noi seguiamo sul monitor come fossero filmetti di famiglia, lo inducono a una vera e propria svolta a sinistra.
Intanto il film, diretto con brio e pittoresco gusto degli effetti speciali da Fred Dekker, ironizza ampiamente sulla protervia giapponese e sulla debolezza degli americani collaborazionisti, tratteggiati in chiave caricaturale. Non tutti sono disposti a piegare la testa: in un crescendo resistenziale, i poliziotti gettano il distintivo ai piedi degli occupanti e se ne vanno sulla collina a battersi coi ribelli.
E perfino una giornalista Tv interrompe sdegnata la lettura del notiziario: e potrebbe essere un bell'esempio per certe sue colleghe nostrane della Rai e della Fininvest.
Va a finire in capo a un paio d'ore che questo Robocop, nella sapiente raffigurazione del suo nuovo interprete Robert Burke, ne ha combinate più di Superman, sgominando fra l’altro un anti-robot maestro di arti marziali speditogli contro direttamente da Tokvo.
Sicché alla fine il signor Kanemitsu, capo supremo della multinazionale, non può che congedarsi cavallerescamente dall'imbattibile eroe con un inchino dei samurai.
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