Mal di sequel
di Lietta Tornabuoni
Donnie Darko secondo (nel titolo "S. Darko" la S. è la sorella Samantha). Batman, sette puntate della saga, Harry Potter, settimo e ottavo film per arrivare alla fine della storia. Come alla tv ("Don Matteo", settima serie; "Un medico in famiglia", sesta volta), i sequel costituiscono il punto di forza della programmazione della prossima stagione, e da un punto di vista commerciale sono un'idea comoda.
Esistono già i luoghi, gli interpreti, l'ossatura della vicenda, tutte cose che quindi costano meno; esiste già il pubblico, eventualmente sedotto dal film precedente e ansioso di conoscerne il seguito; esiste già la notorietà dei personaggi, si può spendere meno in pubblicità. Cinema standardizzato? Certo. Non sempre va bene. Anzi. "Donnie Darko" di Richard Kelly nel 2001 lasciò semifreddi gli spettatori europei, ma entusiasmò i ragazzi americani più sensibili al sovrannaturale (catastrofi, fine del mondo a breve scadenza, visioni, coniglio gigante, critica alla mediocrità sociale, apparizioni, visioni, ineluttabilità biblica) sino a diventare oggetto di culto cinematografico. Scritto, diretto, prodotto da altri, benché basato sugli stessi personaggi, "S. Darko" è venuto male: sette anni dopo gli avvenimenti narrati in "Donnie Darko", le profezie nere, gli aventi misteriosi, lo spazio-tempo, il ritorno del coniglio gigante, un meteorite cadente che apre un cratere nel terreno, le visioni, fanno assai meno paura.
Quando Samantha Darko e una sua amica si mettono in auto per viaggiare dalla Virginia alla California e debbono fermarsi in una piccola città per la rottura della pompa dell’acqua, immaginiamo già che vada a finire male. Quando Samantha girella e attacca discorso incontrando solo fanatici religiosi e ossesse adoratrici di Cristo, è già quasi fritta, anche se continua a vagare con aria attonita. Il film è elementare e insieme estremista, denutrito: il Ricevente Vivente, l'Universo Tangente, il Manufatto, i Morti Manipolati e i Poteri della Quarta Dimensione non mettono spavento. La data della fine del mondo è cambiata: tra 4 giorni, 17 ore, 26 minuti, 31 secondi.
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