San Valentino, sangue e follia in 3D
di Valerio Cappelli
Siete avvertiti: quel piccone maledetto sembra che vi arrivi addosso per davvero, mentre siete inchiodati alla sedia. Lo spettatore è dentro quella catena di omicidi, come un testimone oculare. La ciliegina sulla torta è che il film si svolge in un ambiente claustrofobico, l'aria è irrespirabile, siamo in miniera.
Aiuto, c'è un serial killer in sala. Al cinema, il giorno di San Valentino, o ci si bacia o ci si massacra. Il nostro caso rientra nella seconda opzione.
Immersi nel rosso della passione e del sangue. In San Valentino di sangue 3D (nell'originale My Bloody Valentine 3D) che Medusa distribuisce dall'8 maggio in 200 copie, c'è un picconatore pazzo. Svegliatosi dal coma, uccide brutalmente 22 persone col suo arnese. È il remake di Il giorno di San Valentino, cult movie del 1981 per gli amanti dell'horror. Quentin Tarantino lo ha definito «il miglior splatter di tutti i tempi».
Qui l'incubo torna tra noi in modo molto più realistico, essendo il primo horror in 3D.
Muniti di appositi occhialoni, vedrete schizzi di sangue frammisti a materia cerebrale e cuori strappati negli omicidi dell'uomo nero, il picconatore in tuta, elmetto e autorespiratore che lo rendono irriconoscibile. Il regista Patrick Lussier non s'è fatto mancare niente e ha utilizzato ogni progresso tecnologico a disposizione, è come se l'uomo nero che brandisce il piccone ti sfiorasse: «Lo spettatore partecipa all'orrore».
In una pacifica comunità americana che vive della miniera, nel giorno di San Valentino, torna dopo dieci anni un giovanotto (Jensen Ackles) ossessionato dal rimorso d'aver causato per insipienza un incidente mortale in una galleria sotterranea. Nel frattempo la sua ex (Jaime King) s'è sposata con il suo migliore amico, oggi sceriffo della città (Kerr Smith). Dal triangolo sentimentale fra i tre vecchi compagni di liceo alla catena di omicidi il passo è breve. La polizia vorrebbe minimizzare, il pazzo di dieci anni prima è morto e sepolto, questa sarà la follia omicida di ladri di biciclette, per dirla con i cinefili. Niente è scontato, solo all'ultimo si chiarirà l'identikit del killer.
Al classico terrore vecchio stampo - dice il regista -, abbiamo aggiunto un tocco nuovo, c'è molto di più: perché è un film in 3D, e perché ricorre a uno stile sconosciuto agli horror. Che in genere si limitano a essere una serie di trucchi ed effetti speciali per sorprendere il pubblico, la narrazione è totalmente assente. Invece nel nostro film la storia è fondamentale».
Quanto alla location, è il terrore nel terrore: «La miniera - racconta Lussier - è un luogo ristretto, limitato. E terribilmente umido. Inoltre ha i suoi suoni, la senti respirare, gocciolare, gridare, Ti senti intrappolato e immagini il terrore provato dai minatori nel momento in cui le pareti cominciano a crollare. Abbiamo girato in compagnia di piccoli pipistrelli che ci impaurivano, e dovevamo stare attenti a non sbattere la testa al soffitto». Manco fosse la scientifica, Lussier fornisce dettagli tecnici sul piccone dello squilibrato: «La punta è a scalpello ed è perfetta per strappare via frammenti di ossa. Inoltre ha una punta così affilata che gli permette di staccare anche le mandibole».
Il cinema horror ha sempre attinto alle tecnologie più innovative. «Con delle macchine da presa digitali all'avanguardia, abbiamo usato il nuovo formato HD 4K in grado di registrare 4000 pixel in 30 fotogrammi al secondo contro i 2000 pixel della tecnica standard». E poi l'orizzonte tridimensionale. Quest'anno i film in 3D si sono riaffacciati nelle due estremità cinematografiche, dagli splatter ai film d'animazione per bambini, con i nuovi episodi di Shrek, Cars, Kung Fu Panda e Toy Story».
La dimensione 3D era caduta nell'oblio alla metà degli Anni '80 a causa degli ingenti costi.
Che la «nuttata» della crisi economica al cinema sia già passata?
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